L’Italia di B. – Uno spazio di resistenza


 Il Paese nel sacco
 
 
 

 

 Quella che segue è una “raccolta” dei cambiamenti che l’attuale governo ha imposto all’Italia, finendo col modificare la stessa struttura del Paese, trasformando (in peggio) la qualità della nostra democrazia.
 
 Non sono un giurista, un economista o un politico, perciò non sarà un elenco completo. Mi ripropongo di aggiornarlo continuamente e chiedo l’aiuto di chi vorrà collaborare: inviate testi, spunti, correzioni a info.blog@libero.it, oppure lasciate un commento qui sotto.
 
 Leggi la presentazione completa di questo spazio.
 
 La militarizzazione delle discariche
 
 Il decreto legge 23 maggio 2008, n. 90, titolato «Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile» stabilisce, al comma 4, che i «siti, le aree e gli impianti comunque connessi all’attività di gestione dei rifiuti costituiscono aree di interesse strategico nazionale». Ne consegue (comma 5) che, «fatta salva l’ipotesi di più grave reato, chiunque si introduce abusivamente nelle aree di interesse strategico nazionale ovvero impedisce o rende più difficoltoso l’accesso autorizzato alle aree medesime e’ punito a norma dell’articolo 682 del codice penale» [cioè con «l’arresto da tre mesi a un anno, ovvero con l’ammenda da euro 51 a euro 309», ndr]. Tutto è stato pensato per impedire qualsiasi libertà d’azione ai cittadini che lottano per difendere i loro territori, a partire dall’uso delle forze armate per presidiare i siti. «Al fine di assicurare piena effettività agli interventi ed alle iniziative occorrenti per fronteggiare l’emergenza in atto nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è assistito dalla forza pubblica […] Il Sottosegretario di Stato richiede altresì l’impiego delle Forze armate per l’approntamento dei cantieri e dei siti, per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti, nonché il concorso delle Forze armate stesse unitamente alle Forze di polizia, per la vigilanza e la protezione dei suddetti cantieri e siti» (comma 7). «Fatta salva l’ipotesi di più grave reato» (comma 9), chiunque impedisce, ostacoli o rende più difficoltosa la complessiva azione di gestione dei rifiuti è punito a norma dell’articolo 340 del codice penale» [«reclusione fino a un anno» “per tutti”, da uno a cinque anni per «i capi promotori od organizzatori», ndr]. E non è finita: «Chiunque distrugge, deteriora o rende inservibili, in tutto o in parte, componenti impiantistiche e beni strumentali connessi con la gestione dei rifiuti», recita il comma 10, «è punito ai sensi dell’articolo 635, secondo comma, del codice penale», che prevede la «reclusione da sei mesi a tre anni». Infine, e ce n’è abbastanza, «in ragione del fondato pericolo di interruzione, di ostacolo o di alterazione della regolare attività di gestione dei rifiuti», il comma 11 consente al Sottosegretario di Stato «la precettazione dei lavoratori a qualsiasi titolo impiegati nell’attività di gestione medesima».
 

 L’aggravante di clandestinità

 
 A parità di reato, la pena comminata a un immigrato clandestino potrà essere di un terzo più severa di quella stabilita per un cittadino italiano o per un immigrato «regolare». Lo stabilisce il decreto legge 23 maggio 2008, n. 92, che introduce il comma 11 bis nell’articolo 61 del codice penale, che stabilisce le «circostanze aggravanti comuni» di un reato. Assieme, tanto per fare un esempio, all’«aver agito per motivi abietti o futili» o all’«avere adoperato sevizie, o l’aver agito con crudeltà verso le persone» (commi 1 e 4), sussiste ora aggravante «se il fatto è commesso da soggetto che si trovi illegalmente sul territorio nazionale». Stesso reato, insomma, ma pene diverse a seconda di chi le commette, come se il danno arrecato alla comunità non fosse il medesimo, indipendentemente dalla nazionalità dell’autore.
 
 Il Lodo Alfano
 
 Il ddl n. 903/2008, approvato in via definitiva dal Senato il 22 luglio 2008 (chiamato Lodo Alfano dal cognome del ministro della Giustizia, Angelino Alfano) garantisce alle quattro cariche principali dello Stato (il Presidente della Repubblica, quelli di Camera e Senato, quello del Consiglio dei Ministri) l’immunità per qualsiasi tipo di reato penale, anche se commesso prima dell’inizio del proprio mandato. Il Lodo prevede la sospensione dei processi penali, anche per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione, per tutta la durata del mandato e si applica anche ai processi penali già in corso. La sospensione opera per l’intera durata della carica o della funzione e non è reiterabile, salvo il caso di nuova nomina nel corso della stessa legislatura e non si applica in caso di successiva investitura in altra delle cariche o funzioni. L’imputato o il suo difensore, munito di procura speciale, possono rinunciare in ogni momento alla sospensione.
 

 Il decurtamento dei fondi pubblici per l’editoria

 
 Togliere i finanziamenti all’editoria significa costringere alla chiusura quelle testate che non hanno un padrone danaroso, ossia le poche voci libere della stampa italiana. Si tratta di un passo avanti verso l’affermarsi del pensiero unico. La legge 112 riduce drasticamente le risorse previste per l’editoria: a fronte di un fabbisogno stimato di 580 milioni di euro per il biennio 2009-2010 e a uno stanziamento iniziale di 387 milioni, vengono tagliati 83 milioni per il 2009 e 100 milioni per l’anno successivo. I contributi superstiti, inoltre, non saranno più intesi come «diritto soggettivo» degli editori che hanno i requisiti per ottenerli (sulla base di parametri quali la tiratura, la diffusione, i costi di produzione, il peso della pubblicità sul fatturato), ma verranno condizionati alla capienza dei fondi. Il taglio, per di più, riguarda solo i «contributi diretti», non quelli «indiretti» (le spedizioni postali) di cui beneficiano i grandi gruppi editoriali. Nel 2005 (ultimo anno per cui sono disponibili dati ufficiali) Mondadori, la casa editrice del premier, era il più grande percettore di contributi pubblici con 18,877 milioni, seguita da Il Sole-24 Ore (Confindustria) con 17,822 milioni e Rcs (13,763). La legittimità di questi fondi, prelevati dalle imposte dei contribuenti, non è in alcun modo messa in discussione.
  

 
Di prossimo aggiornamento:

 
 Le impronte ai rom
 I soldati in città
 I tagli ai servizi

 



 
L’illustrazione di questa pagina è di Lara Cavagnino.

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Una risposta a L’Italia di B. – Uno spazio di resistenza

  1. alessandra scrive:

    prometto che non appena avro’ un attimo di respiro argomentero’ questo mio commento…per ora accontentati di sapere che mi piace molto di piu’ questo stile piu’ moderno e arioso. in bocca al lupo

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