Dividere, svendere, promettere – L’Italia senza ali

 
 
 
 Non un salvataggio
per Alitalia, «ma uno sfacciato gioco delle tre carte», quello annunciato dal governo. «Dopo aver ostacolato un accordo con Air France con luci e ombre, ma che avrebbe contenuto gli esuberi entro una cifra tollerabile e salvato una parte del nostro patrimonio, oggi Palazzo Chigi costruisce un marchingegno ambiguo e contraddittorio che moltiplica per tre i licenziamenti».
 
 Fase uno di questo progetto: dividere in due l’azienda, ottenendo una compagnia sana e una malata.
 
 Fase due: svendere l’azienda «pulita» a una cordata di imprenditori italiani (più la solita Air France che, con il 25% diventerà l’azionista di riferimento), «dopo aver fatto confluire debiti e problemi dentro un’altra società, i cui costi ricadranno sui lavoratori, gli azionisti e tutti i cittadini italiani».
 
 Fase tre: promettere «di ricollocare i lavoratori eccedenti nella Pubblica amministrazione e alle Poste» (per bocca del ministro Tremonti, «smentito dal suo collega Brunetta, impegnato a desertificare ogni luogo e ogni bene pubblici»).
 «Per mettere in un’azienda che si vuole privata un commissario che però risponda al governo», inoltre, «Berlusconi ha cambiato una legge per farne una ad hoc» e, come se non bastasse, «ha brillantemente risolto il conflitto tra l’hub di Fiumicino e quello di Malpensa: via tutti e due». Ciliegina sulla torta, «tornano i capitani coraggiosi, guidati da Colaninno, il capitalista caro a Massimo D’Alema che si è beccato la Telecom senza mettere capitali. Ve l’immaginate con che energia farà opposizione il Partito Democratico, che come ministro ombra ha incoronato il figlio di Colaninno?».
 
 Per concludere, il «piano Alitalia non risponde alla logica delle privatizzazioni, non rispetta i principi basilari del capitalismo e ben poco ha a che fare con una politica di intervento pubblico sull’economia. Insomma, costi allo stato e utili ai privati, in un clima da inciucio».
 
 L’analisi è semplice, corretta, spietata.
 
 È di Loris Campetti, sul manifesto del 29 agosto. Chissà perché questo governo ha deciso di togliere i finanizamenti pubblici alla stampa, "rischiando” di far chiudere le poche testate ancora indipendenti. «Se dall’opposizione parlamentare non c’è molto da aspettarsi», conclude Campetti, «siamo in attesa di una risposta adeguata dai sindacati». Aggiungo il piccolo auspicio (anche l’ingenuità è una virtù, a volte) che la dilaniata sinistra extraparlamentare trovi il coraggio di battere un colpo. Su Alitalia come sull’editoria.
 

Questa voce è stata pubblicata in Politica. Contrassegna il permalink.