1. Le impronte
Dice un vecchio adagio: «Male non fare, paura non avere». E se davvero vivessimo nel migliore dei mondi possibili certo sarebbe così. Se vivessimo nel migliore dei mondi possibili tutt* daremmo felici allo Stato la nostra impronta digitale: sarebbe una misura molto pratica per individuare i malfattori, nulla più. Ma come fai a fidarti, quando al governo ci sono le stesse persone che gestivano l’ordine pubblico a Genova durante il G8? Persone per le quali le discariche son siti militari e i soldati servono a pattugliare le strade contro la micro-criminalità (mica contro la mafia)? Gente per cui al Dal Molin la base si farà COMUNQUE e la Tav è un impegno preso con l’Europa (Rete 4 evidentemente no)?
2. I rom
Un conto, comunque, è chiedere le impronte a tutti i cittadini, un altro è scegliere la categoria cui domandarle. Il criterio individuato dal Ministero degli Interni è quello etnico: nasci in una certa etnia e perciò vieni censito. La tua ascendenza ti fa potenzialmente pericoloso. A 70 anni esatti dall’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia a opera del fascismo, torniamo a giudicare i cittadini non in base a ciò che «fanno», ma in base a ciò che «sono».
DICHIARAZIONE: «Prenderemo le impronte digitali».
DOMANDA: «A chi, ai pregiudicati?»
«No».
Sarebbe opinabile, ma avrebbe una logica.
«A tutti gli stranieri, allora?»
Di nuovo: «No».
Sarebbe xenofobo, schifoso, ma capiremmo il gioco.
Le impronte saranno prese agli appartenenti a una certa etnia, i rom, a loro e solo a loro, in barba al terzo articolo della Costituzione, che ci vuole «eguali», tutti, «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Giovedì scorso il Parlamento europeo ha approvato, con 336 voti favorevoli, 220 contrari e 77 astenuti, una risoluzione che condanna l’Italia per la decisione di prendere le impronte ai rom. Il Ministro Maroni si è detto «indignato». Intanto, però, parte della società civile reagisce, esprimendo la propria solidarietà nei confronti dei rom con azioni simboliche quali il “dono” della propria impronta.
Pubblico di seguito l’appello per la manifestazione «di solidarietà con i Rom, i clandestini e i migranti, contro le misure razziste e discriminatorie del Governo» organizzata da Acli, Arci, Legambiente, Emergency VdA e Arci Gay, che si terrà lunedì pomeriggio alle 17.30 in piazza Chanoux ad Aosta (sarà, tra l’altro, il 14 luglio: la data potrebbe ricordare qualcosa, come ad esempio i concetti di liberté, égalité, fraternité espressi dalla Rivoluzione francese). Invito tutte e tutti a partecipare.
Campagna contro il razzismo: Prendiamoci le mani, non le impronte!
Lunedì 14 luglio 2008, ore 17.30 piazza Chanoux, Aosta
Raccolta pubblica volontaria di impronte
Lunedì 14 luglio, Acli, Arci, Legambiente, Emergency VdA, ARCI Gay promuovono un’iniziativa di solidarietà con i Rom, i clandestini e i migranti, contro le misure razziste e discriminatorie del Governo.
È già iniziata la schedatura e la rilevazione delle impronte digitali dei rom, minori compresi, nei campi con lo scopo di "censire" quanti vi risiedono. Una misura fortemente voluta dal ministro Maroni, nonostante l’indignazione con cui è stata accolta da gran parte dell’opinione pubblica. Nel foglio di identificazione diffuso dal Ministero degli Interni, dopo le generalità solite (nome, cognome, data di nascita, istruzione, attività lavorativa, documento in possesso della persona), compaiono addirittura le diciture “religione” e “etnia”.
Forti perplessità sulla legittimità di un simile provvedimento ha espresso anche il Commissario europeo ai diritti umani. Associazioni laiche e cattoliche, italiane e internazionali, intellettuali, artisti, giornalisti, politici hanno denunciato il razzismo di questa misura, giudicata un grave vulnus alla democrazia e alla Convenzione per la tutela dei diritti del fanciullo. Un atto discriminatorio e persecutorio: oggi, in Italia, si stanno perseguitando persone e bambini non per quello che fanno, ma per quello che sono.
Il Parlamento europeo ha appena approvato, a larga maggioranza, una risoluzione che esorta le autorità italiane ad astenersi dal raccogliere le impronte digitali dei rom e chiede alla Commissione di verificare la compatibilità delle misure adottate in Italia con il diritto Ue.
È necessario dare visibilità, anche con azioni simboliche, alla nostra indignazione.
Nella giornata di lunedì alcune delegazioni si divideranno per consegnare un appello contro il razzismo alle autorità civili e morali di Aosta, che saranno invitate a partecipare al presidio in piazza Chanoux alle ore 17.30, dove sarà organizzata una “schedatura” pubblica e volontaria, raccogliendo le impronte digitali di tutte le persone che condividono la nostra protesta.
Quest’iniziativa, come quella promossa da Arci a Roma, in cui sono state raccolte le impronte digitali di 3000 persone, vuole essere un messaggio chiaro alle istituzioni: è inaccettabile la schedatura di un’etnia, è odioso che si sottopongano anche i bambini a una pratica mortificante e razzista che lede il diritto dei minori a essere comunque accolti e tutelati nella loro dignità. La schedatura di massa è una campagna propagandistica di criminalizzazione che avrà l’effetto di additare un intero popolo come potenzialmente pericoloso, alimentando ulteriormente il pregiudizio e i germi di un nuovo razzismo.
Io parto domani, domenica 13, per Istambul e tornerò solo l’8 agosto, quindi non sarò fisicamente con Voi, ma con il cuore e con la mente si. Sono contenta che vi sia questa mobilitazione contro questa norma assurda quanto inutile e dannosa. Il nostro governo si stupisce che il Parlamento Europeo abbia approvato una risoluzione contro questa iniziativa! Mi pare sisolo buon senso, sono solo persone normali con idee normali e che sanno individuare dove si trova realmente il nucleo della delinquenza. Non all’orfanotrofio infantile, non in quella fascia di età. Forse però qui da noi circoscrivere il fulcro della delinquenza diventerebbe quantomeno imbarazzante. Quindi meglio sviare l’attenzione su altri soggetti e cosa di meglio dei bambini rom? Prima di bambini sono rom, quindi! L’indifferenza della popolazione permette al goveno di proliferare con queste azioni al limite della xenofobia, da qui alle leggi razziali il passo è breve. Quindi onore a tutti voi che avete avuto il coraggio di prendere una iniziztivo così forte! Mi dispiace molto, lo ripeto, non essere ad Aosta il 14 luglio.
Se è vero che «circoscrivere il fulcro della delinquenza diventerebbe quantomeno imbarazzante» per quegli allegri signori che ci governano (e i rom sono quindi il solito capro espiatorio), devo dire, a posteriori, che l’inizativa ha avuto un buon successo di partecipazione: 150 persone hanno lasciato la loro impronta e, ad Aosta, questo non è un numero piccolo. Dici che la norma è «assurda quanto inutile e dannosa». Hai ragione, se lo scopo è il censimento. Ma temo che lo scopo sia incutere timore, mostrarsi, «fare vedere che lo Stato c’è», come ebbe a dire l’ineffabile La Russa, proponendo di usare i soldati per gestire l’ordine pubblico.
Viene fatta perché forse non sono censiti, e se le leggi sono uguali per tutti come voi citate l art. 3 loro hanno il mio stesso dovere di dare le generalità qualora richieste, o forse loro valgono di più di me??? I razzisti siete voi nei confronti di tutti gli italiani che rispettano le regole
Tutti i cittadini presenti sul suolo italiano hanno il dovere di avere dei documenti e di esibirli su richiesta delle forze dell’ordine. E’ già così per legge, non c’è alcun vuoto legislativo. Prendere le impronte a un gruppo etnico e non a un altro è invece razzismo. Il razzismo «nei confronti di tutti gli italiani che rispettano le regole» di cui parli è ovviamente un non-senso: il razzismo si esercita nei confronti di chi è ritenuto diverso, mentre, abbi pazienza, anch’io sono italiano e anch’io rispetto le regole. Le leggi ingiuste, però, è doveroso rigettarle, viceversa, si è complici. Che una persona che si colloca ai margini della società possa creare dei problemi è poi naturale, ma l’unico modo sensato di intervenire passa attraverso la conoscenza, il confronto, l’integrazione. Prendere le impronte a un certo gruppo (peraltro a scopo preventivo,cioè in assenza di reato) equivale a marchiare il bestiame. Se questi devono essere i rapporti tra gli esseri umani, le nostre società hanno fallito.