Apartheid e altri fascismi

 Dal blog Femminismo a Sud
 

 Approfitto di
questo articolo per linkare un piccolo dialogo tratto dal blog Femminismo a Sud, che rende molto bene il clima d’involuzione democratica che oggi caratterizza l’Italia. Negli ultimi giorni si sono susseguiti gli assalti agli stranieri, compreso un pogrom in piena regola (Napoli), un omicidio di matrice fascista (Verona, ai danni, in questo caso, di un ragazzo italiano), un episodio grave di squadrismo (Roma), un blitz leghista, con relativo presidio, nell’area che dovrà ospitare una comunità sinta, a Favaro Veneto. Le immagini dei roghi di Ponticelli, le accuse dell’eurodeputata ungherese Viktoria Mohacsi, che ha denunciato le pessime condizioni di vita della comunità rom in Italia, le condanne del Vaticano e dell’Onu dipingono una situazione ben diversa da quella che traspare dalle dichiarazioni dell’esecutivo, nella persona di Giovanni Caracciolo di Vietri, rappresentante italiano presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, che ha invece ribadito l’impegno della Penisola nella lotta al razzismo. Mentre accadevano gli episodi (che non so se chiamare di cronaca) citati qui sopra, il governo prevedeva con un apposito disegno di legge un «giro di vite» sull’immigrazione clandestina e, addirittura, l’introduzione di un reato ad hoc, quello di «clandestinità», incompatibile peraltro con l’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani, secondo il quale «ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato».
 
 Le critiche sopraggiunte, difficilmente ignorabili (anche il Quirinale aveva lasciato trapelare la propria preoccupazione), hanno convinto al dietro-front il capo del governo. Che ieri, nel corso della conferenza stampa congiunta con il Presidente francese Sarkozy, ha ammesso che «non si può perseguire nessuno per la permanenza non regolare nel nostro Paese condannandolo con una pena», salvo poi precisare che «la clandestinità può essere un’aggravante per chi commette un reato».
La Bossi-Fini rende la clandestinità permanenteCome dire che se io rubo una mela e uno straniero irregolare ne ruba un’altra il suo furto, rispetto al mio, merita un aggravio della pena, benché il reato sia lo stesso. L’idea del governo («un’aggravante di un terzo di pena», secondo una dichiarazione di Ignazio La Russa) è pericolosissima perché mette in discussione il principio dell’eguaglianza di tutte e di tutti di fronte alla legge (art. 3 della Costituzione italiana) e il concetto stesso dell’unicità del diritto. L’impressione, del resto, è proprio quella di uno slittamento continuo verso una consacrazione ufficiale delle disuguaglianze in atto nella società. La lotta (peraltro negata, nel nuovo clima di convergenza nazionale) è quella di sempre, fra ricchi e poveri, ma oggi i poveri, gli oppressi, sono gli stranieri sprovvisti di documenti, per i quali non valgono i diritti e le garanzie tutelati da quanto ancora sopravvive dello Stato sociale.
 
 Per garantire le attuali possibilità di sfruttamento, la clandestinità è lo strumento ideale. Così, una legge che nella sostanza impedisce la messa in regola dei clandestini, è naturalmente il caso della Bossi-Fini, raggiunge puntualmente lo scopo che le è stato assegnato: la costruzione di una società all’interno della quale le regole e i diritti non sono gli stessi per tutti.
 
 Se poi si soffia sul fuoco dell’emergenza sicurezza…

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2 risposte a Apartheid e altri fascismi

  1. Lorella Vezza scrive:

    La questione della sicurezza e l’alzata di scudi verso gli immigrati è un ottima via per distogliere l’attenzione da altri problemi: economia bloccata, contratti da rinnovare, leggi sull’abolizione delle intercettazioni e via discorredo.
    Con questo non voglio dire che il problema non esista ma non è sicuramente così esasperato. E’ chiaro che i delinquenti siano estracomunitari siano italiani vanno presi, processati e possibilmente se colpevoli condannati con la certezza di espiazione della pena. Non servono leggi speciali o quanto altro, la nostra legislazione ha tutti i mezzi idonei per contrastare la delinquenza in modo sano e coretto. Le ronde, le manifestazioni di sfondo razzista sono delle scenggiate per quelli che lo “hanno duro” per portare avanti delle battaglie cotro chi non ha difese. Il coraggio questi “machi” dovrebbero dimostrarlo verso i loro compagni di maggioranza, ma lì ho la sensazione che, il duro attributo si strasformerà in molle ricotta.
    Con questo non possiamo pensare di fare entrare in Italia tutti indistintamente, la nostra economia non reggerebbe, per cui sarebbe utile e di buon senso, promuovere progetti di sostegno e aiuto ai paesi di origine,per evitare l’emoragia di persone da quei luoghi.
    Nessuno lascia il proprio paese per il gusto di farlo o per diventare scientemente un deliquente in un altro dopo aver rischiato la vita per raggiungero.

  2. Mario scrive:

    Ecco, soprattutto questo:

    «nessuno lascia il proprio paese per il gusto di farlo o per diventare scientemente un delinquente in un altro dopo aver rischiato la vita per raggiungerlo».

    Ed è esattamente questo, invece, che si legge in certe interpretazioni del fenomeno dell’immigrazione. Partendo da questa premessa, non penso che si possa negare una forte base di razzismo nei tanti discorsi che ascoltiamo, al bar come al tg1: immaginare esseri delinquenti per natura significa immaginare una differenza razziale (e naturalmente una gerarchia).

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