Uno.
Tra qualche tempo, come le navigatrici e i navigatori più assidui immaginano già, incomincerò a parlare della Marcia Granparadiso estate, quest’anno alla sua V edizione, che si terrà a Cogne, in Valle d’Aosta, domenica 13 luglio p.v.
Si tratta di un’iniziativa alla quale do molta importanza, non solo perché è bella e consente di passare ore piacevoli in compagnia, lungo un itinerario fatto di prati, di boschi e sentieri di montagna, ma anche per il suo spirito, completamente acommerciale e anticompetitivo.
Ne parlerò ancora, per il momento basterà dire che è vietato correre (si cammina e basta, meglio se in gruppo ma pure da soli va bene); che non ci sono spese d’iscrizione, basta trovarsi nel luogo e all’ora dell’appuntamento e partire; che il vincitore ha l’obbligo di comprarsi la coppa.
Due.
Recentemente, come insegnante, ho accompagnato la squadra maschile di pallavolo della mia regione (ragazzi di scuola media) alle finali nazionali dei Giochi sportivi studenteschi Lazio 2008. Noi alloggiavamo a Minturno, sul mare, in provincia di Latina. È stato molto bello veder nascere amori e amicizie tra ragazze e ragazzi di città e regioni diverse; assistere a gesti sportivi, impensabili nelle serie maggiori delle discipline trasmesse in tivù. Allo stesso modo, ho visto – a 13, 14 anni – quella competitività che in tanti predicano come virtù, ma che secondo me ha qualche responsabilità nel minare il tessuto sociale del nostro stressato occidente. Così, i ragazzi della squadra maschile di una regione che non nomino sembravano robot, con l’insegnante-allenatore (fisicamente molto simile a Capello) sempre in piedi a gridare la mossa da fare e la posizione giusta. Così, da tifosi, i giocatori della squadra di un’altra regione che non nomino hanno seguito una nostra partita, dal riscaldamento alla fine dell’ultimo set, prendendo in giro il nostro capitano, impedendogli di concentrarsi. Ma, lo ripeto, ho visto nascere tante amicizie, qualche amore, scambi di numeri telefonici; alla fine i pallavolisti della Valle d’Aosta parlavano toscano (ci provavano, quanto meno). Mi hanno raccontato che la squadra femminile di calcio a 5 del Friuli è dovuta partire senza una giocatrice, che si era ammalata. Le ragazze hanno giocato e vinto lo stesso tutte le partite ma, siccome il regolamento imponeva che ogni rappresentativa portasse un numero fisso di atlete, si sono ritrovate a zero punti. Al momento della premiazione, la squadra vincitrice ha raggiunto la le ragazze friulane, cedendo loro la propria medaglia.
Tre.
In conclusione di questo articolo, vengo al motivo vero per cui l’ho scritto. Trovo che in questi tempi difficili (per me, almeno), nei quali si respira aria di oscurantismo e restaurazione, la vera battaglia di chi intenda resistere al liberismo e al berlusconismo imperanti sia una battaglia di tipo culturale, che andrà combattuta sul lungo periodo, per sottrarre al sistema l’ormai acquisita supremazia ideologica. Dobbiamo, l’ho già detto, far circolare nuove idee, mostrare nella pratica che una società diversa è possibile, che i soldi e la competitività non sono il centro di tutto. In questo senso, non possiamo dimenticare, snobisticamente, lo sport e la bellezza di un corpo che funziona, si muove, libero, si realizza nel gioco e nella natura. Non possiamo subordinare l’attività fisica («mens sana in corpore sano») all’esistenza di uno sponsor, di un patron, di un’emittente televisiva che venda i diritti delle immagini. Dobbiamo lavorare per tornare a fare le cose (mica solo lo sport, oltretutto) in prima persona. Oltre lo stereotipo per cui sportivo è chi legge la Gazzetta ai tavolini del bar, con la tuta da ginnastica e la prima sigaretta della giornata, pronto a salire in macchina per tuffarsi nel lavoro di scrivania, ma con la mente e il cuore nel calciomercato. Dobbiamo riappropriarci dei campetti da gioco, dei palazzetti dello sport, riproporre le partitelle fra amici, le imprese strampalate, accettare di metterci… in gioco!
Quattro.
È in quest’ottica che mi sono proposto di aderire all’associazione Roche et Glace, nata a Cogne, qualche mese fa; da oggi ne trovate il banner nella colonna di destra del blog. Si tratta di un gruppo di persone che ha un’idea dello sport molto simile alla mia, il più possibile acommerciale e non competitiva, e si propone di «promuovere l’attività sportiva dilettantistica». Di Roche et Glace parlerò ancora e darò notizia delle varie iniziative. Per il momento, voglio rimandare il navigante alla giornata prevista, a Cogne, il prossimo sabato 21 giugno, a base di corsa, tarzaning, bike e bouldering.
Tutte e tutti possono partecipare, c’è una sola categoria e la classifica sarà stilata «sulla base dell’orologio del campanile».
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa, rimando al sito dell’associazione Roche et Glace.
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Ciao Mario, ho letto il pezzo e visto l’assetto promozionale che hai imbastito per noi…
Te ne ringrazio.
Una sola piccola osservazione;
La Roche et Glace è un’associazione apolitica che cercherà di organizzare quanto più possibile, manifestazioni non competitive ma, che dovrà adeguarsi al sistema che le regola, per potere accedere ai fondi che lo consentono. Dobbiamo sostenere spese di:
* progettazione e collaudo della struttura
* installazioni varie
* domande a Comune e Regione in marca da bollo per le questioni di sicurezza
* Assicurazioni della struttura e delle manifestazioni
e quant’altro serve per poter fare divertire la gente in piena sicurezza e tutela. Ora…diventa difficile vedere tutto questo in un contesto che parla di: resistere al liberismo e al berlusconismo . Personalmente, sono assolutamente d’accordo con te su quello che esprimi ma, l’associazione e la resistenza, le metterei su due piani separati e distinti perché è così che sono nella realtà.
Cordialmente
Mimmo
Ciao, Mimmo. Sono d’accordo con la tua osservazione. “Resistenza e sport” è il titolo di tutto l’articolo e non intendevo dire che La Roche et Glace è uno strumento di resistenza al liberismo. Capisco che questa possa diventare l’impressione del lettore, ma quel che volevo dire è semplicemente che una certa visione del mondo e delle cose in cui si cerchi, per quanto possibilie, di promuovere la non competitività e la partecipazione di tutti, costituisce di per sé un antidoto al berlusconismo e quant’altro. Di conseguenza, sono IO, non l’associazione, a interpretare un certo genere di iniziative in questo modo. L’associazione (lo ribadisco per il navigante) non ha in alcun modo finalità politiche. In ogni caso, quando parlo di resistenza intendo dire, in senso lato, “resistenza umana”. Ci vediamo per l’iniziativa del 21!