Note per la resistenza (1)

 I. Continuare a scandalizzarsi
 
Note per la resistenza
 Se c’è il sole.
 Se fissi sempre lo stesso scorcio.
 Se alzi gli occhi al monte, alle grondaie, agli alberi.
 Se il mare muove le sue onde.
 Se la passante ha avuto una giornata bella e sorride.
 Allora t’illudi che è sempre tutto uguale:
 che niente è cambiato.
 La sbarra, lo dimostra, che s’alza e si abbassa
 al passaggio delle auto nel cortile,
 indifferente.
 
 Ieri sera ho infranto la mia buona abitudine di non guardare mai il telegiornale (un ottimo sistema per evitare bugie e sangue cattivo) e ho visto in studio, ospite del Tg1, il Ministro degli Interni. Ha detto che la responsabilità per il pogrom di Napoli (non che si sia espresso così, il Ministro) non può essere addebitata al governo attuale, in carica da una settimana appena. Ha detto una mezza verità sulle colpe di Prodi. Ha dimenticato di dire che prima del Berlusconi IV ci sono stati il Berlusconi I, il Berlusconi II e il Berlusconi III.
 
 Continuano le voci dei bambini.
 Il bosco è sorridente.
 Il bianco & nero non passa per decreto.
 Tutto resta uguale: «Come pensate
 che per cambiar l’Italia
 possa bastare una settimana?».
 Continuano i pogrom, naturalmente:
 in strada e negli schermi azzurri.
 Oltre la patina del video
 non è cambiato niente.
 
 
 

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