Campagna elettorale


 
 
Un manifesto elettorale francesePremetto che se dipendesse da me tirerei una scarpa in testa a tutti e, invece di votare, veramente questa volta me ne andrei al mare, ai monti e in ogni luogo (ultimamente la “valangademocristiana mi sta facendo assumere un tono neotestamentario). Però uno non fa campagna contro l’astensione al referendum per poi restare a casa alle politiche. Sembrerà strano, ma tutti i discorsi sul segnale da lanciare non votando cadono improvvisamente quando l’alternativa è attenersi alle decisioni di chi alle urne c’è andato. E alle urne i clienti e i convinti di entrambi gli schieramenti (due categorie che non mancano mai, la prima la capisco, la seconda no) ci andranno di sicuro, per permettere ai Veltrusconi di turno di proclamarsi portavoce della maggioranza del Paese (cosa che avverrà puntualmente, anche se una parte consistente degli elettori sarà rimasta a casa).
 
 Così voterò, non perché ci creda, non perché ci speri, ma – ad esempio – perché lo chiede la Costituzione (l’art. 48 indica nel voto un «dovere civico»), che voglio vedere applicata, non cambiata. Voterò perché un non voto non serve a nessuno: alle politiche non è previsto il quorum! Voterò perché tale azione impegna dieci minuti di una giornata che dopo, a essere rapidi e recandosi presto al seggio, potrà lo stesso essere spesa al mare, ai monti e in ogni (altro) luogo, certo non davanti al televisore come facevo da bambino a Mondovì (Cuneo),
a casa dei nonni, a guardare gli exit poll, per sapere se avrebbe vinto la diccì o se invece saremmo morti tutti comunisti.
 
 
 E comunista
non so se lo sono mai diventato, almeno nel senso classico della parola. Non ho mai avuto una tessera di partito, non ho mai avuto il culto della personalità,
soprattutto quella di certe persone. Molte oggi le trovi nei ranghi del PD. Però il caso vuole che gli ideali nei quali mi riconosco (sempre più disattesi, ma non per questo meno validi) per tradizione siano ascritti alla sinistra, dallo Stato sociale, al pacifismo, al rispetto degli altri, della donna, dei diritti, dell’ambiente. Così sono di sinistra e mi dispiacerebbe vederla scomparire. Chi è causa del suo mal pianga se stesso non è un motivo convincente per lasciar morire decenni di lotte, sociali ed economiche, dalla parte dei lavoratori e dei più deboli.
 
 
Marco Ferrando, del PCdLCerto, avrei gradito le dimissioni in tronco dei segretari di quella sinistra “collaborazionista”, collusa con l’Afghanistan, con il protocollo sul welfare, con le finanziarie regalate a Confindustria e approvate con i voti determinanti di quella parte politica che i giornali definivano, a modo di sfottò, la "sinistra radicale". Mi toccherà vedere il sempiterno Bertinotti che cerca di spiegarci perché, ancora una volta, dovremmo fidarci di lui. O scegliere i Turigliatto o i Ferrando, persone di sicuro più coerenti, ma alla guida di movimenti che difficilmente potranno condizionare le scelte del prossimo governo. Una cosa che non farò sarà ascoltare i proclami, credere ai programmi presentati (il che non m’impedirà di reclamare, dati alla mano, il rispetto dei punti più qualificanti in caso di vittoria – e questo valga anche per Veltrusconi).
 
 Tra l’ex sindaco di Roma e il Cavaliere, ovviamente, non posso che preferire il primo, però la differenza è talmente minima (più ancora che ai tempi del passato confronto Produsconi) che con il cuore mi auguro che la Sinistra arcobaleno (è questo il nome che si sono dati) e le altre realtà a sinistra del PD sottraggano al nuovo contenitore il numero più grande possibile di voti. E spero che Bertinotti e compagnia (non dico “e compagni” per un minimo di decenza) abbiano finalmente compreso (almeno per interesse) che solo distinguendosi, nei fatti, dai banditori dell’ideologia liberista unica, solo rifiutando il governo dell’esistente e puntando a costruire un nuovo modello sociale ed economico, equo e sostenibile, potranno evitare di scomparire.
 
 Ma non dico queste cose perché nutra illusioni. Voterò perché, l’ho detto, è inutile non votare. Ma poi, fatta la mia brava croce sopra un simbolo, tornerò a scrivere su questo blog,
Caro Presidente...a fare il mio lavoro, a scuola, a impegnarmi nei movimenti, nelle lotte popolari, nelle manifestazioni, nelle lettere ai giornali, in tutte quelle cose che – alcune utili, altre forse stupide, ma tutte necessarie – mi danno ancora un briciolo di speranza di poter costruire una società migliore. Nei prossimi giorni parteciperò a modo mio alla campagna elettorale, presentando programmi e posizioni di vari movimenti. Cercherò di evidenziare i punti interessanti, anche in quelle proposte che non condivido per intero. Proverò a fornire qualche spunto utile a chi, navigando, facesse naufragio da queste parti. Ma vorrei che queste pagine potessero aprirsi al dialogo, al dibattito e prego chiunque lo volesse di intervenire con un suo contributo, o di commentare le cose che scriverò. A parte i commenti a fondo pagina, è possibile inviare lettere, articoli e foto a info.blog@libero.it.
 
 Facciamo due chiacchiere, facciamoci sentire.
 

 
 


 
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