Due passi sopra la città

 Pubblicavo queste righe un anno fa, nel mio vecchio blog cui, per decenza, non rimando.
 Le ripropongo qui come revival. Per vanità.

 

 

 
 Nel cuore del poeta e nella penna nasce la gioia nel contemplare il mondo e i suoi abitanti. La natura è poesia e la poesia veglia la natura. Il sussulto dell’animo che osserva la bellezza produce un moto spontaneo di stupore, da cui nasce l’impegno, civile e morale, alla difesa. Scegliamo di vivere la bellezza come atto concreto di gioia e d’amore, contro la tentazione di un arido estetismo. Spetta al poeta difendere la natura, cioè proteggere la vita, che ha bisogno di paesaggi come di aria pura. Se faccio attenzione, dal sentiero sul quale mi trovo odo i rumori del fondovalle. Quello che pare lo scrosciare continuo di un torrente è il flusso senza fine del traffico.
 
Siamo talmente assuefatti al rumore che, nel chiuso delle nostre case, pensiamo di essere nel silenzio. È sufficiente parlare piano perché la nostra voce confermi l’impressione, coprendo tutto il resto. Come se le parole fossero articolate nell’ovatta. Ma basterà tacere e tendere l’orecchio per percepire – sommessi, lontani; qualche volta un poco più vicini – i mille rumori del traffico. Ci sono sempre, anche la notte, salvo rare eccezioni, quando l’ora tarda e il privilegio di una posizione decentrata elargiscono il dono di un istante di quiete assoluta. Allora, se non stiamo dormendo, ci accorgiamo della differenza. Qualcuno esclama: «Guarda che silenzio» (si sa, la vista soccorre meglio dell’udito); qualcuno forse ha un po’ paura.
 Di notte l’uomo affronta i suoi fantasmi, che abitano le tenebre e il silenzio. Come il silenzio del bosco, dove però c’è sempre qualcosa – un animale o un ramo o il vento – che, cadendo, scompigliando le fronde dei castagni, correndo lungo il tronco o alzandosi in volo da un cespuglio, rompe l’incanto del silenzio, della selva dimora del nume, eterna e trapuntata di mille raggi d’oro che filtrano dall’alto delle fronde per conficcarsi in terra. Ma sono rumori vicini, innocui, sani. Se sali abbastanza in alto, oltre la civiltà stradale e ferroviaria, fatta di fabbriche e clacson; se riesci a conseguire la distanza necessaria, ti lascerai alle spalle il flusso senza sosta, il rumore di mille autoveicoli.

Questa voce è stata pubblicata in Camminante. Contrassegna il permalink.

3 risposte a Due passi sopra la città

  1. Pingback: shupitoriko blog

  2. Pingback: shupitoriko blog

  3. Pingback: shupitoriko blog

I commenti sono chiusi.