Ancora violenza, ancora Vicenza

Vicenza, 14-15-16 dicembre
 
 Mi sono spesso chiesto che cosa succederebbe se un Presidente del Consiglio dicesse no agli americani. Tutto sommato, non credo che il giorno dopo saremmo bombardati. L’opinione pubblica internazionale non conta più molto, certo, però neppure gli Usa possono ancora permettersi certe cose. Non in Europa, almeno. Perciò se Berlusconi promette una base contro il volere della cittadinanza forse è normale: fare un favore a Bush è nella politica (o nella natura) del Cavaliere. Mi sembra più strano che Prodi confermi, nonostante nulla e nessuno gl’imponga di farlo, gli accordi verbali di Berlusconi, ma questi sono ragionamenti che andavano bene mesi fa, al tempo della prima grande manifestazione nazionale a Vicenza. Nel frattempo, il governo Prodi ha mostrato in più occasioni il suo volto, un volto non esattamente pacifista (con buona pace della Costituzione), con scelte che vanno dalla conferma della cooperazione militare con Israele, alla decisione di partecipare al progetto americano dello Scudo spaziale, fino all’aumento continuo delle spese militari. E poi, naturalmente, c’è la base di Vicenza. Mesi di lotte della popolazione (generosamente attiva per difendere il proprio territorio, trasversalmente alle appartenenze ideologiche tradizionali e alle differenze generazionali) non hanno modificato l’atteggiamento dell’esecutivo che, giorno dopo giorno, ha ripetuto il suo ritornello: la base si farà. Perché, però, non lo ha voluto dire. Si è limitato a tirare in ballo la serietà (la parolina magica del Presidente del Consiglio) che un Paese deve dimostrare rispettando gli accordi presi con le altre potenze. Perché di una politica di potenza si tratta, senz’alcun riguardo per le esigenze reali dei propri amministrati.
 Vicenza, in questo senso, è emblematica. Racchiude la cifra di un’esperienza di governo fallimentare, perché lontana dalla realtà del Paese, dalla vita delle persone. Mi riferisco, senza paura di mettere tutto in un calderone solo, a quelle scelte che vanno tanto bene ad alcuni, ma che minano la possibilità di vivere in una società solidale. Ad esempio, quelle riforme che precarizzano sempre di più il mondo del lavoro, producendo vittime innocenti in un bollettino senza fine di vite bruciate (come ci ricorda l’episodio recente di Torino). Ad esempio le concessioni continue a Confindustria, a Bruxelles e alle "ragioni" del capitale, ma mai alla busta paga dei lavoratori (la meno consistente d’Europa). Ad esempio (e per tornare… a bomba!) il bilancio sempre più ingente del Ministero della Difesa. Il 20 ottobre ho partecipato con la forza della disperazione alla manifestazione di Roma, per incitare il governo a cambiare strada. Nei giorni successivi ho scritto ai segretari di quella "Cosa Rossa" che va (?) concretizzandosi nell’Arcobaleno, per spronarli a fare presto e bene. Però, dopo il voto che aumenta le spese militari, dopo la conferma del protocollo di luglio e il decreto sicurezza, non me la sento più e posso solo sperare nei movimenti. Per questo chiedo a tutte e a tutti di essere presenti sabato 15 a Vicenza. Io ci sarò, per dire che la base al Dal Molin è una follia e un sopruso. Per dire che la logica della guerra è criminale.
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