20 ottobre: le foto del corteo e una riflessione.

 Roma, piazza EsedraLa cronaca. Partenza col pullman all’una di notte. Due pause pipì, una semplice, a Ovada; con colazione inclusa la seconda, ad Arezzo. Finalmente rivedo il cielo dell’Italia centrale, così grande, bello. La Toscana cede il posto all’Umbria. Oggi il manifesto ha la prima pagina a colori, il titolo è: «Avanti pop». Non abbiamo ancora incontrato nessun pullman di manifestanti, ma siamo decisamente in anticipo. Abbiamo sorpassato tre barche, invece, trasportate su rimorchio. Intorno, nei campi, balle di fieno arrotolate. Dicono che oggi farà freddo, ma fortunatamente è uscito il sole.
 A Roma ci disperdiamo appena scesi dal pullman, dandoci appuntamento in piazza Esedra alle due e mezza. Silvia e io vagabondiamo un po’ per il centro. Davanti a Montecitorio stanno girando una fiction, con Massimo Boldi nei panni di un onorevole.
 Poi la manifestazione. Questa volta finisco dietro lo striscione La sinistra della Valle d’Aosta. Ogni tanto riesco a staccarmi per fare qualche foto. La gente si avvicina incuriosita, come se la mia regione fosse qualcosa di strano, di esotico… Qualcuno, tra il serio e il faceto, ci chiede se siamo la sinistra dell’Union Valdôtaine, il partito che governa ininterrottamente la Valle dalla fine della seconda guerra mondiale. Qualcuno ci chiede se parliamo italiano o francese. Chissà se il referendum del 18 novembre contribuirà a liberarci dall’isolamento. Ricordo una pubblicità di qualche anno fa, in cui la Valle d’Aosta era rappresentata proprio come un’isola…
La sinistra della Valle d'Aosta
 A seconda che il sole penetri dai varchi tra i palazzi, agli incroci, o se ne stia nascosto dietro gli edifici, c’è freddo o c’è luce. Tutt’intorno, migliaia di persone, striscioni e bandiere rosse. A sera qualcuno dirà che siamo un milione. Io penso almeno la metà. Ringrazio la mia buona idea di portarmi dietro i guanti: tenere continuamente lo striscione mi ha quasi congelato le mani.
 Alla fine del corteo, piazza San Giovanni è affollata. Arrivo in tempo per sentire Giuliana Sgrena che parla d’informazione e guerra in Iraq, che ci ricorda che oggi in Mesopotamia non c’è nessun servizio che funziona e che di questo qui da noi non si parla mai. Tante bandiere rosse nella piazza ma, lamenta Sgrena, molto poche quelle della pace. È un invito a riscoprirci popolo della pace, a riappendere i nostri simboli ai balconi delle case. Dopo l’esibizione di Enzo Avitabile e i Bottari di Portico è il turno dei Têtes de Bois, reduci da una tournée che si è appena svolta nelle fabbriche d’Italia. Uno striscione, toccante, viene srotolato dai comitati No Coke Alto Lazio, in ricordo di Michele Cozzolino, vittima del lavoro.
 Dopodiché è ora di ripartire: il pullman aspetta. C’incamminiamo verso piazza Re di Roma per infilarci nella metropolitana gremita di manifestanti.
 Una valutazione. Penso che questa giornata fosse rivolta in primo luogo ai partiti della sinistra; che avesse come obiettivo indicare la strada, alla riscoperta dell’identità. Ho trovato molto interessante un volantino di socialismo rivoluzionario, intitolato Contro l’arroganza di destre e padronato ma anche contro la politica del governo Si può cercare una strada alternativa? Il foglio esordisce dicendo che spesso «non c’è piena coincidenza tra gli appelli delle manifestazioni e i sentimenti che motivano la scelta di stare in piazza». «Succede che la voglia di farsi sentire e di essere protagonisti prevalga sulla chiarezza di contenuti e di finalità di una manifestazione». Sono le perplessità dei molti che, da più parti, hanno titubato se venire o meno a Roma; perplessità che nascono in gran parte dall’essere chiamati a spronare un governo eletto in base a un programma, ma che quel programma ha troppe volte ignorato. E da un governo caratterizzato  da una politica «padronale, bellicista, repressiva e antipopolare» (cito dal volantino) è lecito attendersi qualcosa? Vale la pena il confronto? socialismo rivoluzionario conclude affermando che una manifestazione come quella del 20 ottobre alimenta il caos: «è un corteo a sostegno del governo Prodi e al servizio dei vertici e dei partiti della sinistra di governo che stanno tentando affannosamente di coprire e sminuire le proprie responsabilità, giocando sull’ambiguità».
 
Riscrivere la CostituzioneQuello esposto qui sopra è il rischio, effettivamente. L’intento, però, è altro: rinvigorire i partiti della sinistra istituzionale, mostrando loro la strada che la base desidera percorrere, nel tentativo, forse velleitario, d’impedire la scomparsa – per estinzione o per omologazione – di una sinistra di alternativa dal panorama politico italiano. A questo fine sono state formulate le sette proposte degli organizzatori. Per quanto io nutra maggiore simpatia e ammirazione per le realtà di movimento, in particolare per le comunità che lottano per i propri territori (e, così facendo, per i diritti di tutti), non credo che i gruppi, da soli, abbiano molte possibilità di riuscita contro i poteri forti, senza una sponda che li possa appoggiare in Parlamento. «Le tantissime persone scese in piazza ieri a Roma», ha scritto Gabriele Polo sul manifesto all’indomani della manifestazione, «lanciano una richiesta di partecipazione che l’attuale sinistra non potrà eludere, pena la sua scomparsa». «Non è una generica richiesta di “unità” delegata a ristretti gruppi dirigenti, è la promessa di un impegno diretto che ha bisogno di luoghi e modalità precise di partecipazione».
 A Roma il popolo di sinistra ha manifestato festosamente  e calorosamente la sua speranza per un nuovo corso dell’azione politica di quei partiti che ancora ne vogliano rappresentare le istanze. Che gl’interessati non confondano quest’esortazione con una forma di legittimazione del loro operato recente, perché in tal caso ci troveremmo a sciupare definitivamente la ricchezza di una tradizione di lotta più che centenaria, ma evidentemente incapace di confrontarsi con l’oggi. E di cambiare la società.
 

 


 La seconda foto di questo articolo è opera di Silvia Rinaldi.

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51 risposte a 20 ottobre: le foto del corteo e una riflessione.

  1. licenzafissa scrive:

    questa è l’immagine che hanno gli altri italiani di noi valdostani…la valle d’aosta è un'”isola”, come hai ben ricordato nell’articolo, ed è un’immagine sicuramente rafforzata da quell’indimenticato spot televisivo. Ma nell’immaginario italico è anche “felice”,se la ricchezza significa felicità. Basta andare nel vicino Piemonte per avere la conferma che noi “valdostrani” siamo visti come una specie strana e molto fortunata. Almeno è ciò che si pensa, sia nei comuni del canavese che da anni chiedono l’annessione , sia probabilmente a Roma, dove siamo meno conosciuti ma sicuramente considerati animali strani e molto fortunati.
    E’ pur vero che il nostro reddito pro-capite è fra i più alti -…ed io infatti non faccio testo perchè lavoro in Piemunt:-)!!-, ma chi lo va a spiegare che la nostra ricchezza è soprattutto detenuta da enti pubblici spreconi (e non dei cittadini), incapaci di fare oculate politiche del welfare, energetiche ambientali ,e che questa ricchezza soprattutto è mal distribuita da un sistema clientelare capillare insediatosi a livello regionale? è veramente difficile spiegarlo a questi italiani!

  2. Mario scrive:

    Per questo penso sia importante l’appuntamento del 18 novembre. In quale altra regione d’Italia lo stesso partito governa ininterrottamente da 60 anni? Poi le clientele sono cosa naturale, gli sprechi pure. Non c’è nessuno sprone a far meglio. In queste condizioni, devo dire che la nostra classe politica è persino brava: tutto sommato, potrebbero permettersi anche di peggio. Forse una partecipazione reale al referendum di novembre smuoverà le acque…

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