A Roma perché.

  Perché andare a Roma?
 
 All’appello mancheranno i No Tav, i No Dal Molin, i centri sociali. Molti precari resteranno a casa, traditi da un governo che si è appena macchiato di un vero e proprio omicidio sociale, stabilendo che si può vivere nell’incertezza del proprio domani. Di fronte alle politiche quotidiane del “governo amico”, ci si potrebbe chiedere che senso abbia la manifestazione di domani, promossa (fra gli altri) da Liberazione, organo di un partito di governo; un “carro” sul quale, oltretutto, non hanno esitato a saltare Rifondazione e Comunisti italiani, in cerca di consensi. Se lo scopo di questa manifestazione non è far cadere il governo, perché dovremmo crederci, noi che non riteniamo possibile un dialogo vero con il presente esecutivo?
 Eppure, la manifestazione di domani costituisce un’opportunità: quella di parlare chiaro, di dire al governo (e a chi, sennò?) che cosa ci aspettiamo, di richiamare Prodi al rispetto del programma. L’appello cadrà nel vuoto, ma avremo la possibilità di contarci e di mostrarci, di far vedere che la sinistra e le sue istanze esistono ancora, nei cuori e nel voto di tantissime persone.
 La manifestazione di domani parlerà al governo, ma si rivolge ai partiti, a quei partiti che – per la sensibilità di molti – hanno tradito, immolando i propri amministrati alla poltrona o sull’altare del sacrificio necessario a impedire il ritorno di Berlusconi a Palazzo Chigi.
 Su di loro, in primo luogo, dobbiamo concentrarci. Affinché abbiano il coraggio di pensare una politica altra, a partire dai valori e dalle lotte delle comunità, e costituiscano una sponda politica capace di appoggiare nel Palazzo le battaglie di chi non accetta un inceneritore o una base militare vicino a casa. Affinché ripensino l’accordo sul welfare, lo prendano di petto in Parlamento, non esitino a contraddire Confindustria, cerchino di superare la legge 30. A questo proposito, le sette proposte dei promotori della manifestazione costituiscono un buon punto di partenza.
 
Se non saremo in grado di mostrare la strada ai partiti che maggiormente, negli ultimi anni, hanno incarnato i valori e gli ideali progressisti, dovremo semplicemente rassegnarci al liberismo, trovarci tutti un secondo lavoro, correre a fare la pensione integrativa e magari anche l’assicurazione sanitaria. Iscrivere i nostri figli alla scuola privata (ma finanziata coi soldi delle tasse), sposarci tutti per fare legittimamente la spesa in coppia al supermercato, abbonarci al digitale terrestre.
 In fondo, così è stato stabilito, da qualche parte, fra Washington e Bruxelles.
 
 Informazioni sulla manifestazione di Roma, sui parcheggi, l’itinerario: www.20ottobre.org

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