Esco a fare due passi

 Praga, Il muro di John Lennon
 Esco a fare due passi era il titolo di un libro di Fabio Volo che a un certo punto mi è capitato sotto mano. Ho anche provato a leggerlo, ma non c’è stato verso di arrivare in fondo. Un paio di giorni fa anch’io sono uscito a fare due passi, parte meditando, parte scattando foto durante il cammino. A dir la verità, sono andato in cerca di scritte sui muri, chissà perché. Ai tempi del liceo, all’epoca in cui divoravo le biografie dei cantanti famosi, ero affascinato dai graffiti metropolitani.
 

 
“Metropolitani”, a dire il vero, fa un po’ ridere, visto che abito ad Aosta, una cittadina di quarantamila abitanti, che della metropoli non ha proprio nulla.
 
 
Ma questo, a ben pensarci, non c’entra.
 
 Ai segni tracciati sui muri da mani misteriose attribuivo un valore che andava oltre l’aspetto decorativo e che non riuscivo a spiegare. Avrei voluto raccogliere le frasi dentro un libro, come si annotano sul diario gli aforismi.
All’epoca scrivevo sempre. Scrivevo sui fogli, scrivevo al computer. Volevo fare lo scrittore. Non ho mai scritto sopra un muro, invece. L’atto (sospettavo) avrebbe richiesto una padronanza che non avevo, tanto del mezzo, quanto dello spirito. Però ero attratto dai tazebao sgargianti, pagine d’intonaco vergate da mani misteriose ed esposte agli occhi di tutti.

 
 Chi erano gli autori? Non ne avevo mai visto uno all’opera: agivano la notte, nell’ombra, come fantasmi. O forse le scritte nascevano da sole.
 
 Qualcuno faceva politica, in una competizione truccata con la televisione. Qualcuno chiedeva libertà per i compagni. Ricordo bene un «MARCO LIBERO», ma non saprei dire perché l’avessero arrestato.

A Torino, un muro di via Bogino strizzava l’occhio a Proudhon e sosteneva che «LA PROPRIETÀ È UN FURBO».
 

 Qualcuno lasciava messaggi esistenziali. Qualcosa come tredici anni fa, sopra un muro di Roma, in via Costantino, ho letto la frase «USCIAMO PIÙ SPESSO A GUARDARE LA LUNA», firmata da un anarchico. Oggi come oggi, uscire in strada e guardare la luna (inquinamento luminoso permettendo) è davvero uno degli atti più anarchici che si possa concepire.

 
 Oggi
sono uscito a fare due passi, dicevo. A caccia di scritte. Quale fosse il valore che assegnavo ai graffiti, nella mia ricerca adolescenziale di un senso, l’ho scoperto verso la metà degli anni ’90, attraverso un verso dei Litfiba («risposte sui muri a nessuna domanda») che ancora oggi mi pare illuminante.

Sono uscito di casa, sono andato in banca a pagare il condominio e ho superato la ferrovia al passaggio a livello. Ho camminato verso il viadotto della tangenziale, otrepassato il quale c’è solo il ponte sulla Dora e poi Aosta è finita.
 

 Le scritte sui muri si dividono in varie specie. Alcune sono indecifrabili, paiono macchie di colore, dalle quali spunta qualche lettera appena intelligibile. Come la seguente, catturata su un muro della zona industriale.

  

 Altre sono umili, discrete, una semplice firma.

 Certo, può capitare che il «discreto» tappezzi la città con la sua firma e allora la discrezione va un poco a farsi benedire. Altre volte primeggiano frasi fatte, che mi rifiuto di fotografare, come i famosi «TRE METRI SOPRA IL CIELO», presenti su qualunque cavalcavia compreso tra Aosta e Brindisi (talvolta nella forma contratta «TMSC»).
 

 Sono passato sotto la tangenziale. I piloni, tutti in fila come i pilastri di una cattedrale postmoderna, recavano ognuno la sua brava macchia di colore.

 

 Ho proceduto oltre, varcato la Dora, girato a destra, dove comincia un percorso ciclabile che procede lungo il fiume per tre chilometri.

 

 Verso la fine del percorso, ho incontrato un bel gatto.

 

 Ho riattraversato la Dora e ho scattato un’altra foto, prima di rientrare in città.

 

 All’altezza della piscina comunale, il parcheggio era pieno di roulotte. Dev’essere arrivato il luna park. Sopra un muro del palazzo del ghiaccio campeggiava emblematica la scritta «ARANCINO GARANTITO»,


 che mi ha fatto pensare al panem et circenses degli antichi. La nostra epoca abbonda di circenses. Il panem, invece, è sempre poco e non è mai per tutti. «ARANCINO GARANTITO» ha il sapore della lotta politica, della rivendicazione sindacale. Mi ha fatto pensare alla sollevazione popolare in Messico di qualche mese fa, contro il caro tortilla. È una scritta geniale.

 

Quando ho iniziato la mia passeggiata, sapevo già dove l’avrei conclusa. Davanti a un muro nei pressi della chiesa di Santo Stefano, dove si legge ancora, mezzo cancellata dal tempo (e dall’uomo?), la frase «Il popolo italiano a [sic] creato col suo sangue la repubblica, la fecondera [sic] col suo lavoro e la difendera [sic] contro chiunque con la sua costituzione». Da che mi ricordi, è sempre stata lì. E forse, di questi tempi, è bene che vi rimanga, a fare bella mostra di sé. Perché non vada perduta, l’ho trascritta qui.


 La prima foto pubblicata in questo articolo non è – a differenza delle altre – di ambientazione aostana, ma rappresenta il praghese Muro di Lennon.

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4 risposte a Esco a fare due passi

  1. Josette scrive:

    Devo dire che ogni volta che entro nel tuo blog scopro cos esorprendenti su di te. Ho apprezzato moltissimo questa pagina eciò che hai scritto, anche se riesci sempre ad inserire le tue idee politiche, sebbene velatamente! D’altra parte trovò ciò del tutto naturale, visto che le tue convinzioni sono una parte di te..
    Volevo anche ribadirti la mia intenzione di contribuire, se lo vorrai, alla biblioteca di Babele, ti chiedo solo di pazientare, vista la mia scarsa disponibilità di tempo al momento!
    Bene, tornerò, promesso!!

    Baci, Josette

  2. Mario scrive:

    Ti ringrazio, perché ogni volta che decidi di mandare un commento me ne invii due o tre. Forse vuoi darmi l’impressione che il blog sia frequentatissimo e questo è ammirevole… Ciao!

  3. ilmatto scrive:

    ciao, anche io sono di Aosta e i graffiti mi incuriosiscono, attirano la mia attenzione, ed infatti anche io avevo notato e fotografato quello al Palaghiaccio 🙂
    credo di sapere la storia del “Marco Libero” ossia dovrebbe essere un Anarchico “ingabbiato” ai tempi dell’Okkupazione del Cinema Splendor o del Macello Civico … roba di parecchi anni fa … quando il Movimento Anarchico ad Aosta era molto attivo e organizzato.
    Ricordo un altro graffito nelle vicinanze della Biblioteca Regionale che solleticava il mio intelletto e recitava
    “L’Anarchia è un cuore che brucia”, un messaggio molto ad effetto, comunicativo, scenico e passionale allo stesso tempo, quasi poesia e qui voglio specificare che non sono assolutamente anarchico, anzi la politica mi appassiona e credo di essere abbastanza vicino alle tue posizioni, infatti anche io domenica andrò a votare ai referendum 🙂
    ciao e buona continuazione 😉

  4. Mario scrive:

    Ricordo anch’io “L’anarchia è un cuore che brucia” e condivido quello che hai detto tu. Marco doveva effettivamente essere un anarchico, anche se mi sono un po’ dimenticato la storia. Erano i tempi di “Piloto io”… A proposito, su un cartellone in autostrada (dalle parti di Donnas, se ricordo bene) campeggia ancora, solitaria, la scritta “PILOTO IO”, forse l’ultima rimasta in Valle d’Aosta. Buon voto per domenica! 😉

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