BIS, tarantelle impopolari

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Info e prenotazioni
al 347 616 9824; lo dico subito perché i posti sono limitati.

Giovedì sera (7 aprile) alle ore 21, presso l’associazione La Manovella, in piazza Criscuolo 18 a Mesagne (Brindisi) Andrea Bitonto e Ivan Dell’Edera presentano il loro spettacolo BIS, tarantelle impopolari.

Sempre più mi convinco – la predica la devo fare comunque – che la via di salvezza, nell’odierna società della plastica e della crisi perenne, sia mettersi in gioco, riscoprire la voglia di fare cultura divertendo e divertendosi, proporre modelli altri rispetto all’intrattenimento televisivo o all’evento da centro commerciale.

È questo il caso di BIS, spettacolo che coniuga la musica popolare della tradizione con l’invenzione poetica, anche estemporanea, in una sorta di “contrario scenico”, presentato a partire dal bis, che mira a confondere il pubblico e a coinvolgerlo in maniera attiva.

La performance si colloca a metà strada tra il concerto e lo spettacolo teatrale, e propone tarantelle e stornelli popolari editi e inediti, un repertorio frutto di investigazioni familiari, ricerche sul campo e dal vivo, ma anche creazioni poetiche e sonore estemporanee e ludiche, letture e inediti poetici, ora cantati, ora recitati, fino a fondere insieme parole, teatro, poesia e musica.

Contributo minimo 3 euro.
Prenotazione obbligatoria al 3476169824 (Giuseppe).
Piazza Criscuolo,18 Mesagne, centro storico.

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troppo troppo poco niente

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Sempre più schifato, sempre meno capace di indagare, riflettere, passo le sere ipnotizzato dalle “notizie” riportate da Facebook, senza neppure la forza di passare a siti più significativi.

Ce ne sono troppe, davvero. Chi sfascia ha solo quello da fare, può dedicarvisi interamente. E ha uffici grandi, stipendi grandi, un gran numero di dipendenti.

Chi si affanna per portare avanti un po’ di resistenza al mondo del mercato dopo un po’ non ha tempo, e basta un attimo di disattenzione che si ritrova consumatore esperto, per quanto infastidito dai supermercati, veri e virtuali, che continua a frequentare.

La violenza dilaga: esiste qualcuno che può davvero stupirsi?

53 uomini e 9 donnesecondo l’ultimo rapporto Oxfamposseggono la metà della ricchezza del pianeta. In 62 hanno quanto 3 miliardi e 600 milioni di persone, vale a dire 1.760 miliardi di dollari, con un bel + 542 dal 2010 a oggi. Possiamo stupirci se la violenza dilaga?

Gli autori di questo saccheggio hanno/avranno un minimo di cura, o di pietà, per le vittime delle guerre da cui traggono profitto?

Per l’ambiente, per le capacità di rigenerazione del pianeta?

Per i mostri che continuamente creano?

Possiamo solo costruire, dal basso, circuiti paralleli a quelli ufficiali. Circuiti di aiuto reciproco, economie ausiliarie, circuiti di istruzione e cultura autogestiti.

Lottare per il singolo territorio e mettere le lotte in rete fra loro.

Praticare l’arte.

Scrivere, denunciare, documentare. Non perdere l’occasione per smascherare meccanismi e obiettivi di chi comanda.

Irridere il potere.

Servirsi delle strade istituzionali, quando è possibile ricavare un vantaggio, ricordando però che nel profondo il sistema è irriformabile.

Votare NO al referendum costituzionale di ottobre.

Scendere in piazza contro la guerra.

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Signor Renzi, preferirei non venisse in Val d’Aosta

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Gentile signor Renzi,

noi due abbiamo in comune due cose: l’età, innanzitutto (io a dire il vero sono nato un giorno prima), e poi il fatto che passeremo la fine dell’anno in Valle d’Aosta.

Io ora vivo in Puglia, a Mesagne, ma in Valle d’Aosta sono cresciuto, ho frequentato le scuole, dalla materna (l’asilo, si diceva allora) fino alla quinta liceo, ho incominciato a munirmi di quegli strumenti intellettuali e culturali con cui oggi osservo e “giudico” il mondo.

Ho incominciato a credere in quei valori, democratici, occidentali, nei quali anche il suo governo afferma di credere, i valori espressi dalla Costituzione italiana, per intenderci, quella Carta che alcuni vorrebbero straccia, o quantomeno sottoposta a pesanti revisioni.

Ho incominciato a credere nello Stato sociale, nelle conquiste dei lavoratori, a pensare che certi traguardi, una volta raggiunti, erano ormai assodati, erano punti di partenza per ottenere altre conquiste, altri diritti.

L’ho anche espresso in versi, nel mio libro «Cianfrusaglia»:

Catena di smontaggio

Credevamo che fossero conquiste
per sempre; basi da cui partire
per ottenere altri diritti;
che il progresso e la civiltà
marciassero appaiati.

Un pezzo alla volta, le garanzie
sono state smontate
per trasformarci in corpi da fatica:
alle nostre giornate
è stato tolto il luccichio del sogno.

Ora, mentre t’affanni
per dimostrare d’essere padrone
della tua vita, fischia
– come si fa col cane – il tuo padrone
vero: comincia il turno
straordinario, che sottrae al riposo,
ad affetti e interessi,
al semplice cazzeggio tempo umano.

In Valle d’Aosta ho incominciato a pensare che lo Stato trovi, possa trovare, legittimità e fondamento solo nell’essere al servizio della popolazione, e nel permettere a quella popolazione di essere Stato attraverso la partecipazione alla vita politica del Paese, ciascuno con le proprie idee e proposte, ciascuno con il proprio voto, pesante come quello di chiunque altro.

In queste cose, io credo: che un malato vada curato anche se non si può pagare le cure, che un bambino meriti una scuola veramente «buona» e che questa scuola debba essere gestita dallo Stato, che questo Stato non debba usare i soldi pubblici per finanziare gli istituti privati.

Credo che un lavoratore diventato ormai vecchio non debba essere costretto a reinventarsi e trasformarsi in venditore di prodotti porta a porta, o cose del genere, né debba rinunciare alla sicurezza della pensione se non ha voluto alimentare gli affari dei fondi d’investimento mettendo i soldi suoi per una pensione integrativa privata.

Credo che chi mette mano alla Costituzione per renderla più “moderna”, ovvero in linea con i dettami del pensiero liberista sia complice/colpevole di danneggiare l’interesse comune, a vantaggio del portafoglio di pochi.

Perché i soldi ci sono, bisogna vedere come si preferisce usarli.

Io credo che chi indossa la tuta mimetica, cementa ulteriormente l’amicizia con Stati terroristi, dall’Arabia Saudita all’intoccabile Israele, porta avanti lo sciagurato acquisto degli F 35 americani, non abbia nulla a che fare con la costruzione e la ricerca della pace.

Credo, signor Matteo Renzi, di avere diritto in quanto valdostano, anche se come lei sono qui solo per qualche giorno, di dirle con semplicità che non gradisco la sua presenza in Valle d’Aosta, per le responsabilità che le riconosco nel costruire un modello di Italia meno solidale, meno democratico.

C’è chi si affannerà a significarle il suo benvenuto. Io invece preferirei non venisse, e ci tengo a dirglielo.

Con nessunissima stima,

Mario Badino
Cittadino italiano

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Il Servizio Migranti di Aosta non deve chiudere

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Innanzitutto c’è la petizione da firmare, per chiedere che il servizio non sia chiuso. E siccome dal 2 gennaio sarà troppo tardi, occorre farlo proprio ora, in quest’ultimo scorcio di 2015.

E poi c’è il fatto che una regione che sceglie di fare a meno di un servizio fondamentale per l’integrazione con le culture che vengono da altrove, in un momento storico in cui da tante parti del mondo si scappa, spinti dalla fame o dalla guerra, non è una regione tanto lungimirante, né umana.

Dal 1991 a oggi, il Servizio Migranti ha rappresentato, in Valle d’Aosta, un punto di riferimento per le questioni relative all’immigrazione e ha svolto un’opera di accoglienzaconsulenza, in coordinamento con attori quali la questura, la prefettura, l’ufficio cittadinanza, la casa circondariale di Aosta, gli assessorati comunali e regionali, i sindacati, i patronati, la sovrintendenza agli studi, le scuole, l’Usl, le assistenti sociali.

Ciò nonostante, il rifinanziamento del servizio non è stato approvato, alcune settimane fa, dalla giunta regionale.

Citando Silvia Berruto, autrice della petizione in difesa del Servizio Migranti, faccio una breve panoramica delle attività svolte dal centro:

Il servizio offre consulenze in materia di immigrazione, orientamento nella ricerca del lavoro e compilazione del curriculum vitae, orientamento ai servizi presenti sul territorio, simulazioni del test di italiano per il permesso di soggiorno CE, supporto per la compilazione di modulistica burocratica, laboratori di italiano per l’ottenimento delle patenti, uno spazio di incontro e socializzazione, una postazione internet con skype, il servizio ricezione posta (fax e e-mail), il servizio deposito bagagli, visite guidate alla città di Aosta.

Fondamentale per i migranti è, dal maggio scorso, il supporto per la compilazione e per l’invio della domanda di cittadinanza italiana che si effettua, ormai, solo in modo telematico.

Il servizio offre le sue competenze anche per progetti di ritorno volontario assistito in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni.

Al servizio sono stati registrati 6400 passaggi nel 2014, con una media di 520 passaggi al mese nei primi dieci mesi del 2015. A questo si devono aggiungere 1500 consulenze a enti pubblici e privati.

Da tre anni gli operatori effettuano interventi culturali nelle scuole valdostane, di ogni ordine e grado, per illustrare i fenomeni migratori: 1600 sono gli studenti che hanno ricevuto questa acculturazione nel corso del 2014.

Chiudere il servizio significa ovviamente perdere professionalità acquisite, con ripercussioni sulla vita dei migranti e un inevitabile peggioramento dell’efficienza di tutte le realtà legate ai bisogni e ai problemi degli stranieri che giungono in Valle.

Ci si può accodare al coro, oggi dominante, secondo cui tagliare è l’unico modo per superare la crisi economica in corso. Ci si può persino aggiungere ai commentatori da bar che ai migranti addebitano tutto ciò che non funziona, oggi, nella società. Quel che non si può fare è avere responsabilità di governo e non capire che certi tagli comportano un peggioramento delle condizioni di vita di tutta la popolazione, o che l’immigrazione è, volenti o nolenti, un fenomeno che continuerà a lungo, che sarebbe intelligente trattare con intelligenza e con i dovuti investimenti.

Chi scrive ritiene immorale e illogico colpevolizzare le migrazioni e i loro protagonisti, considerate le attuali condizioni di vita di miliardi di persone nel mondo e il ruolo giocato dall’occidente nel promuovere ovunque lo sfruttamento e le guerre. Non è tuttavia necessario condividere questo giudizio per capire almeno che i servizi ai migranti sono indispensabili, se si vuole evitare quanto più possibile i problemi e i disagi che necessariamente l’immigrazione porta con sé.

Io credo che una società valdostana privata del Servizio Migranti sia per forza di cose una società più povera e più fragile. Invito dunque tutte e tutti (residenti in Valle d’Aosta e non, perché ciò che succede in un luogo ha molto spesso ripercussioni su altri luoghi) a firmare la petizione online Il servizio migranti di Aosta non deve chiudere entro il (vicinissimo) 31 dicembre 2015.

>>> Firma adesso la petizione Il servizio migranti di Aosta non deve chiudere.

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Rossella Madonia – Tutti insieme per salvare una vita

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Il caso è di quelli che lasciano senza parole: com’è possibile che non ci sia nessuna istituzione disposta ad aiutare una persona in pericolo di vita? Tanto più che un poco di speranza si potrebbe intravedere, attraverso il ricovero in un centro specializzato (ma molto costoso) di Dallas, negli Stati Uniti.

È il caso di Rossella Madonia, una ragazza siciliana di 34 anni che soffre di gravissimi problemi immunologici sviluppati in seguito a un vaccino anti-influenzale che ha scatenato una serie di allergie alimentari, respiratorie e da contatto che l’hanno costretta in una stanza di casa sua, il più possibile sterile, senza poter più avere alcun contatto fisico, neppure con i suoi genitori.

Mi limito a copincollare la presentazione che Rossella fa di sé nel gruppo e nella pagina Facebook che racconta il suo caso e promuove una raccolta di fondi per permetterle di recarsi negli Usa e seguire la terapia necessaria a salvarle la vita. I soldi che servono sono tantissimi, circa 120mila euro – una fesseria, se paragonati a tante spese imbecilli che non vanno a vantaggio di nessuno. In fondo alla lettera di presentazione c’è anche l’IBAN per effettuare un versamento, «in caso poteste».

Quello che posso aggiungere è che (purtroppo) non si tratta di una bufala, e che tutto ciò che farete per Rossella sarà a vantaggio di una persona in carne e ossa. Della vicenda si sono già occupate alcune radio e reti televisive, oltre al quotidiano «Repubblica», che ha pubblicato un servizio online. Io linko questa edizione del Tg3 della Sicilia, che parla di Rossella dal minuto 11.05. Ne parla brevemente, ma con accenti, e immagini, che mi hanno commosso.

Per chi non potesse contribuire neanche con una piccola somma, l’invito è a seguire e condividere nei social network il gruppo e la pagina dedicati alla vicenda, e a firmare la petizione online rivolta al ministro alla Sanità e al presidente e all’assessore alla Sanità della Regione Sicilia.

>>> Iscriviti al gruppo Facebook Anche noi con Rossella (tutti insieme per salvare una vita).

>>> Vai alla pagina Facebook Anche noi con Rossella (tutti insieme per salvare una vita).

>>> Firma la petizione online.

La lettera di Rossella (segue la versione inglese)

Mi chiamo Rossella Madonia, sono nata il 5 Giugno 1981 a Palermo, sono laureata in Fisica. Ho vissuto un’infanzia serena, sempre curiosa e con la testa rivolta all’insù al cielo, l’infinitamente grande e verso ciò che non possiamo vedere, l’infinitamente piccolo.
Fin da bambina ho sempre amato stare circondata dalla natura. Mi addormentavo spesso in campagna accanto a papà odorando il profumo della terra e guardando le stelle mentre lui mi faceva conoscere le costellazioni.
Ho amato per tutta la vita circondarmi di animali, amici fedeli e sempre instancabili e presenti.
Ho amato praticare sport e per molti anni c’è stato solo il Taekwondo nel mio cuore.

Nel 2010 stavo sviluppando un progetto di tesi in Svizzera, in collaborazione con l’Università di Palermo, all’interno del progetto PEBS: un periodo molto positivo di concretizzazione di sogni e degli studi effettuati.
Il mio stato di salute era normale.
Nel Novembre 2010 effettuai un vaccino anti-influenzale e nell’arco di due settimane sviluppai una serie di allergie alimentari (in principal modo all’LTP una molecola che si trova in tutta la frutta, verdura e cereali), respiratorie (presentando da subito asma) e da contatto (mi gonfiavano le mani al contatto con le cose giornaliere, per esempio la carta, indispensabile per la vita di ogni studioso).
Negli anni la situazione è peggiorata, siamo stati nei più famosi centri per le allergie, Idi, Gemelli, Columbus dove hanno dovuto ricoverarmi per la perdita di 20kg: sono arrivata a pesare 40kg, visto che l’unica fonte di alimentazione erano solo pollo e patate, anche a colazione, e avevo oltretutto smesso di digerire.
Al momento presento gravissimi problemi immunologici, il mio sistema immunitario si rivolta repentinamente contro le più piccole dosi di allergeni ed ha sviluppato una componente autoimmune.
Da due anni presento un’endometriosi profonda che mi procura dolori lancinanti e per la quale dovrei essere operata ma le mie condizioni allergologiche lo impediscono.
Ho una forma di asma allergico complicato dall’impossibilità di non poter utilizzare molte medicine.
Negli anni ho acquisito gravi problemi a carico dell’ apparato gastro-intestinale, nella coagulazione del sangue, pesanti complicazioni derivanti da una sindrome immunoneuroendocrina ambientale.
Ho provato a fare i vaccini desensibilizzanti, anche diluiti, di ogni tipo ma dopo pochi giorni le mie condizioni si sono aggravate ed ho dovuto sospenderli.
Negli anni ho più volte avuto angioedemi e shock anafilattici ma da aprile, al presentarsi della Primavera, il mio corpo ha reagito violentamente e ho cominciato a presentare quotidianamente angioedemi alla bocca, alla gola, la laringe e faringe, di tipo istaminergico (le vie respiratorie si gonfiano non solo al contatto con allergeni alimentari ma anche respirando piccolissime quantità di quelli inalatori, come le polveri, pollini, muffe, peli di animali…) che non è stato possibile tenere sotto controllo con le medicine. Questo mi ha costretta all’isolamento totale forzato in una stanza accuratamente pulita all’interno di casa mia, evitando per quanto fosse possibile i contatti che potessero espormi ad allergeni.
Questo mi ha portato ad una continua lotta per la vita, all’impossibilità nell’alimentarmi (sia per le reazioni allergiche sia per l’impossibilità fisica data dal gonfiore della glottide) e alla perdita repentina di peso, nuovamente 15kg.
Sopravvivere è stato quasi impossibile: ogni mattina mi svegliavo già terrorizzata perché non riuscivo a respirare a causa degli angioedemi e trascorrevo tutta la giornata morendo di fame arrivando a sera disperata, insieme ai miei genitori, perché avevo già preso la dose massima di medicine consentite, che non riuscivano a gestire il problema, e non c’era nient’altro da fare che sperare di arrivare al giorno successivo.
È stata una vera e propria forma di tortura insopportabile e per una decina di giorni, a causa dell’aggravamento delle condizioni fisiche generali, non ho avuto più le forze per continuare a lottare: se sono ancora viva è perché mi sono aggrappata all’amore dei miei genitori e al fatto che loro non si siano mai rassegnati a perdermi.
Non ho avuto aiuti dalla Sanità, non mi è stata somministrata nessuna flebo per un supporto alimentare, non ho avuto nessun accesso ad alcun day-hospital e mi è stato detto chiaramente che non c’è una terapia. In questi mesi ho avuto un’infezione all’orecchio che poteva portarmi alla meningite e nessun presidio ospedaliero si è preso la responsabilità di somministrarmi l’antibiotico per paura di avere noie burocratiche se fossero insorte gravi reazioni allergiche.
La mia situazione è insostenibile, non è rimasto niente che possa essere definito come “vita”: ho perso tutto, sogni, lavoro e da pochissimo, dopo 7 anni insieme, anche il fidanzato.
I pochi veri amici che mi sono rimasti non possono venire a trovarmi, i miei familiari non possono neanche abbracciare per consolarmi.
La mia famiglia è devastata, da tutti i punti di vista, perché siamo stati lasciati da soli.
I miei genitori hanno vissuto questa situazione pesantissima dal punto di vista psicologico, fisico: hanno pianto, si sono disperati e hanno dovuto dissanguarsi economicamente per far fronte a tutte le spese che potessero tenermi in vita o placare i miei dolori fisici.
Da un anno sappiamo che esiste un centro di alta specializzazione in America, “Environmental Health Center di Dallas”, capace di effettuare terapie desensibilizzanti personalizzate, l’unico centro che effettua vaccini alimentari, ed anche una terapia di autotrapianto dei globuli bianchi.
Lo scorso anno, prima di avere questa complicazione così grave, chiesi all’assemblea alla salute dell’Ars di mandarmi in questo centro per evitare peggioramenti in modo da essere ancora recuperabile. Al tempo le mie cure consistevano solo nell’impostare il vaccino e, nella peggiore delle ipotesi, nella necessità di un periodo di degenza di un mese e mezzo; le spese complessive non avrebbero superato i 50000 euro.
Mi fu risposto di no. Se mi avessero detto anche solo di fare a metà per le spese, sarebbe stato molto più facile per me recuperare fondi per circa 20000 euro e adesso io non sarei qui in queste condizioni estreme in cui mi sono dovuta aggrappare alla forza della mia famiglia per restare in vita ed ho perso completamente tutto.
A causa del mio aggravamento non si ha una stima del periodo che dovrò trascorrere al centro: tutto dipende dal tempo che occorrerà al mio organismo, sottoposto ai trattamenti, affinché non sia più in pericolo di vita e recuperi un minimo di tolleranza.
Si pensa ad un periodo di almeno sei mesi, se non superiore, ed i costi sono elevatissimi.

Ormai mi resta un solo mese di vita qui in Italia, prima che arrivino i pollini e la prossima primavera. Non c’è nessuna possibilità che io riesca a superarla visto la drammaticità della mia situazione attuale.
Vi prego di prendere a cuore il mio problema e di aiutarmi ad affrontare questo viaggio perché non voglio morire ed a lungo io e la mia famiglia siamo stati ignorati.
Qualsiasi contributo, seppur piccolo, può fare la differenza per la mia vita.
Vi prego di diffondere questo messaggio il più possibile.

Potete trovare me, la mia famiglia e tutti gli angeli che mi stanno accanto “solo” sul gruppo facebook:
Anche Noi Con Rossella (tutti insieme per salvare una vita)
E sulla pagina facebook:
Anche Noi Con Rossella tutti insieme per salvare una vita

In caso poteste fare una donazione a:

Rossella Madonia
Codice Iban
IT06M0200804629000103984628
Codice Swift (per i bonifici esteri)
UNCRITM1I71

Postepay intestato a mia madre:
CANALE ANNA
CF: CNLNNA58E60G273N
5333 1710 1526 9299

mail per il Paypal intestata a mio padre:
mado.dom@inwind.it

Vi ringrazio tutti dal profondo del cuore

Rossella

English translation:

My name is Rossella Madonia, I am Italian, I was born June 5, 1981 in Palermo, I graduated in Physics. I lived a happy childhood, Continua a leggere

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Io per fortuna

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Metrica liberissima. Parlo di guerra. Non è una novità, ma i tempi sono questi. «Io per fortuna» è titolo provvisorio. Ritengo non sia ancora finita, ma inizio a pubblicare questi versi. «Io per fortuna – parte I», allora.

Io per fortuna (– parte I??)

Io per fortuna non ne ho visti mai,
cadaveri in strada,
ma ho visto le immagini trasmesse,
i corpi di bambini massacrati,
i visi delicati;
e certo le bombe non sono l’esclusiva,
neppure di lontano,
dei terroristi spaventosi e brutti,
di quelli con la barba e la bandiera:
i mandanti indossano la giacca,
giacca e cravatta (appretto); e gli aviatori,
celesti esecutori,
portano divise e gradi veri, lassù, nell’alto dei cieli;
centrano in terra gli uomini di buona volontà.

Io per fortuna non ne ho viste mai,
esplosioni che squarciano la quiete,
e già tollero poco i motorini, i botti,
la gente al cellulare; non riesco a immaginare
che sono in casa quando crolla il tetto,
il piano sopra se ne viene sotto
muoio schiacciato, rotto,
perché di sotto, o sopra oppure a lato
vive – viveva – il terrorista,
con la famiglia, i figli oppure solo.

[Mario Badino, notte tra il 15 e il 16 dicembre 2015]

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Papavero di ferrovia

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Pubblico questo video perché è un bel video, perché è il video di una canzone bella, e perché credo che valga la pena di conoscere la cantautrice, Erica Boschiero.

Il brano «Papavero di ferrovia» è contenuto nell’album «Caravanbolero».

La foto d’apertura (del post, non dell’album) l’ho fatta io.

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