Diluvio [da ZiaPoe], ovvero della rielezione di Napolitano

Questa mia poesia risale all’8 ottobre dell’anno scorso. Ci sono affezionato, ma pensavo che – con la fine del settennato del sig. Giorgio Napolitano – fosse in parte superata. Certo, sarebbe tornata di moda non appena il nuovo presidente avesse ripreso a intonare il vecchio, odioso ritornello delle «riforme condivise», ma così si accelerano i tempi. E dunque la ripubblico, come necessaria critica politica in versi di una situazione sconcertante.

Diluvio

Dice Noè che ha l’arca
e che si salverà dal brutto tempo,
mentre noi resteremo tutti zuppi.
Ha pure cominciato a radunare
animali randagi:
l’ho visto litigare col leone
che non voleva cedere lo scettro.
«Povero pazzo!», dico,
e penso al tempo in cui stimavo il vecchio
per la sua posatezza.
Contro il diluvio servono riforme,
altro che imbarcazioni!
«Riforme condivise»,
ha chiesto ieri il Capo dello Stato:
meno diritti e Stato, più mercato.
Oggi le prime gocce.
Il Parlamento ha trasformato in legge
l’ennesimo decreto:
aiuti e sgravi per chi fa gli ombrelli
e per i fabbricanti di gommoni
anche il cavalierato del lavoro.
In solidarietà con i piccioni
di San Marco, il Consiglio dei Ministri
si riunirà a Venezia.

[Mario Badino, 8 ottobre 2012]

>>> Le mie poesie sono online all’indirizzo http://ziapoe.noblogs.org/. La riproduzione e la diffusione non commerciale è libera citando il nome dell’autore, secondo quanto previsto dalla licenza Creative Commons 3.0.

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19 aprile, Murazzi Poetry Slam [da ZiaPoe]

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Dal blog ZiaPoe:

Ne parlo perché è una bella cosa e perché sarò uno dei concorrenti. Perciò queste righe equivalgono a un invito. Chi può, chi vuole, chi ama la poesia, sappia che oggi, venerdì 19 aprile, sarò a Torino, al Magazzino sul Po (Murazzi lato corto, a sinistra dando le spalle a piazza Vittorio), a partire dalle 21.30, per il Murazzi Poetry Slam, una gara tra poeti che si sfideranno leggendo i propri testi – inediti, durata massima 3 minuti ciascuno – e saranno votati dal pubblico per alzata di mano.

Chi vince la sfida va avanti, fino all’elezione del vincitore o della vincitrice della serata.

Conducono il poeta torinese Max Ponte, ideatore dell’iniziativa, e Silvana Kuhtz, poetessa e docente universitaria, responsabile di Poesia in Azione, in un abbraccio ideale tra Torino e la Puglia.

Fatemi compagnia!

I partecipanti:

LELIO SEMERARO NESTORE
MARIO BADINO
LORENZO CANALE
ANNA GIUBA
DAVIDE ROMANO
RENÈ MIRI
LARA GALLO
SILVIA RUSTICHELLI
TOMMASO DE MARTINO
MARCO CANDIDA

L’evento su Facebook.

>>> L’entrata al Magazzino sul Po è libera con tessera Arci. Di seguito, l’intervista-fumetto (di Massimo Ligrani) – clicca sull’immagine per ingrandirla. Su ZiaPoe, intanto, trovate le mie poesie. Continua a leggere

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Stefano Rodotà!

Stefano Rodotà!
Ci vuole tanto a capirlo?

Firmiamo la petizione Vogliamo Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.

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Due anni dopo – Restiamo Umani

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Vittorio è stato ammazzato due anni fa, la notte tra il 14 e il 15 aprile.

Le motivazioni del suo rapimento e della sua uccisione, per quanto ne so, non sono ancora state chiarite, nonostante il processo che si è concluso lo scorso settembre con alcune condanne. Non so se sarà mai possibile far luce su un omicidio così insensato. Di certo, la mancanza di Vittorio è palpabile. Nessuno come lui era in grado di raccontare con chiarezza ciò che succede a Gaza, nessuna altra voce oggi possiede la stessa capacità di trasportarti nel cuore dell’inferno e contemporaneamente in quello della gente palestinese, come ha fatto lui durante i bombardamenti dell’operazione Piombo Fuso.

Ricordo Vittorio l’unica volta che l’ho incontrato di persona, quando ha accettato di venire all’Espace Populaire di Aosta, il circolo Arci di cui faccio parte, per presentare il suo libro Gaza. Restiamo Umani. Ricordo la facilità di racconto e contemporaneamente la sofferenza nel rievocare gli orrori di cui era stato testimone. Ricordo la birra che abbiamo condiviso dopo la presentazione, le chiacchiere sugli “amici” in comune, le varie persone conosciute in rete leggendo e commentando gli stessi articoli (suoi), vivendo, sia pure online, le stesse battaglie. Abbiamo riso e scherzato, nonostante tutto.

Oppure ricordo, prima della serata, quando è comparso nel parcheggio dell’Espace insieme alla sua Musa (così la chiamava sempre) e lo zaino con i libri da vendere in spalla. Ricordo di avergli messo in braccio mia figlia, che non aveva ancora un anno, mia figlia che è la vera destinataria della dedica che Vik ha scritto – e quasi disegnato – sulla mia copia del libro. Mia figlia che, in un’e-mail successiva, ha battezzato affettuosamente «nanerottola», ricordandosi di chiedermi di lei. Ieri notte mi sono messo a rileggere tutte le e-mail ricevute da Vittorio, in generale in risposta alle mie richieste di collegamenti telefonici da Gaza, o in occasione dell’incontro di Aosta. Ho spulciato la posta elettronica fino ad accorgermi che ci sono stati molti più messaggi e scambi di quelli che ricordavo, e frasi che meriterebbero di essere riportate.

Vittorio aveva un cuore grande e la statura non già dell’eroe, come sicuramente avrà scritto qualcuno, ma del giusto, di chi si spende in prima persona per i suoi ideali, perché non accetta di assistere alla sofferenza del mondo senza intervenire. La statura, per quanto mi riguarda, dei Mandela, dei Martin Luther King, di chi ha messo in conto la morte come una possibilità che non può limitarci, perché – cito a memoria – «se si può vivere per il popolo palestinese, si può anche morire per il popolo palestinese».

Sono felice di aver conosciuto Vittorio, che mi ha vaccinato dalla tentazione di cedere, ogni tanto, al conforto della credulità, perché è facile pensare che in fondo ci sia un limite a tutto, che magari le cose non son brutte come le raccontano. È facile se non sei mai stato tanto coraggioso da andare a vedere coi tuoi occhi, e lui che c’è stato in qualche modo ha portato anche noi. Ho letto Il viaggo di Vittorio, il libro di sua mamma, Egidia Beretta, e non ho potuto fare a meno di piangere. Vedendo le foto di Vittorio bambino con la sorella Alessandra, leggendo aneddoti che non conoscevo, pensando a come doveva concludersi la vicenda, leggendo delle volte in cui ha rischiato di morire per mano israeliana, dell’ingiustizia, del sopruso, della politica genocida dell’«unica democrazia del Medioriente», io ho pianto, più e più volte, e sono felice di quel pianto, veicolo necessario di un’umanità che non dobbiamo perdere.

Restiamo Umani.

>>> L’illustrazione di questo articolo è di Carlos Latuff.

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Grillo, questa volta ci vai tu…

grillo_1.jpgTutti ce l’hanno con Grillo perché non ha voluto fare il governo insieme al Pd, o perché non ha lasciato che Bersani facesse il governo, salvo decidere dopo – volta per volta – se dare o togliere la fiducia all’esecutivo. Sono ritornelli che non mi appassionano. Penso che un governo Bersani sarebbe dannoso quasi quanto un governo Berlusconi (o, per motivi diversi, un governo Grillo) perché Bersani ha votato il fiscal compact, l’equilibrio di bilancio in Costituzione, le riforme della signora Fornero e crede nelle grandi opere, ecc ecc.

Per me, quindi, se il Parlamento trovasse la maniera di andare avanti col governo in carica, il tempo necessario per fare due-leggi-due (la nuova legge elettorale – ma quale? – e quella sul conflitto d’interessi), senza le quali è abbastanza inutile tornare a votare, andrebbe benissimo così.

Io ce l’ho con Grillo perché non mi piacciono gli «Uomini della Provvidenza», categoria quanto mai abbondante in questo sventurato Paese, categoria che rischia sempre di portare il nome eccellente, il capopartito, il capo-al-posto-del-partito, a trasformarsi in un dittatore più o meno compiuto.

Non ripubblico, perché non ho il tempo di chiedere il permesso dell’autore e perché non mi piace pubblicare cose altrui senza permesso, la bella nota di Andrea Baio, ex elettore del Movimento 5 Stelle, più che deluso indignato da Grillo, ma anche dal “suo” partito. La linko, però, invitandovi a leggerla. La trovate su Facebook, per così dire di pugno del suo autore, o – per chi non avesse Facebook (che non è mica un obbligo) – in questo post.

Buona lettura.

>>> L’immagine di questo articolo è relativa al primo “Vaffanculo Day“, promosso da Grillo l’8 settembre 2007.

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Memo

Stanotte non faccio in tempo a pubblicare le iniziative settimanali dell’Espace Populaire di Aosta. Domani magari riesco. Intanto ricordo che anche questa settimana ci sono diversi appuntamenti interessanti (un incontro politico, un concerto, la presentazione di un libro noir e – in occasione delle iniziative – la possibilità di cenare).

Per maggiori informazioni rinvio al sito www.espacepopulaire.it

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Risorgono i Monti

croce
Pasqua di Resurrezione
: risorgono i Monti, cui l’ineffabile Napolitano, in scadenza di settennato, restituisce quel potere ormai impossibile da legittimare, dopo la fine della legislatura.

Governa il Paese chi ha preso il 10% dei voti. Un po’ come il 100% auspicato da Grillo, tanto – si sa – gli zeri non contano.

E gli zeri siamo noi, come al solito. Noi che abbiamo “votato piccino”, confinati dagli sbarramenti fuori dal Parlamento – privi di rappresentanza per la seconda legislatura di seguito. Noi come quelli che hanno creduto al centrosinistra, Vendola o Bersani. Noi come quelli che hanno creduto che votare Beppe Grillo fosse il cambiamento e si ritrovano con un Monti rilegittimato o l’ipotesi di un qualche altro governissimo del Presidente, più due democraticissime commissioni (vale a dire?) alle quali sembra affidato il compito di riscrivere le regole del gioco.

Gli zeri siamo noi, come al solito. Che non avremo né il governo del cambiamento tanto auspicato da alcuni, né una legislatura breve volta a fare le due sole cose irrimandabilila nuova legge elettorale e quella sul conflitto di interessi – come sembrava auspicare Grillo e come avrei potuto auspicare anch’io, dopotutto, se avessi un minimo di fiducia nei nuovi eletti. Ci sarà invece un prolungamento (fino a quando?) della situazione presente, con un esecutivo scelto dal Capo dello Stato senza una maggioranza parlamentare uscita dalle urne e pochi uomini (donne, tra i «saggi» del Presidente, non ce n’è neanche una) chiamati a decidere per tutti (evidente è la mortificazione del ruolo delle Camere e quindi dei cittadini che si capisce sempre meno a quale fine eleggano i propri rappresentanti).

In tutto questo, rilegittimato non è solo il ruolo di Monti, ma anche quello di Berlusconi in quanto leader del centro-destra. Ovvero, per quanto folle possa suonare, non ci siamo ancora neppure tolti di torno il (poco) Cavaliere.

Pièsse: che noi cittadini non contiamo nulla lo ha dimostrato in questi giorni il grave episodio per cui un sindacato di polizia – il Coisp – ha ritenuto di poter manifestare la propria solidarietà per colleghi condannati come colpevoli dell’omicidio di un ragazzo – Federico Aldovrandi – sotto le finestre dell’ufficio di sua madre. La questione è giustamente nota, io è un po’ che non aggiorno queste pagine e devo, purtroppo, limitarmi a un accenno. Consiglio però la lettura di quest’altro post, sul fatto che in Italia un poliziotto condannato può continuare a fare il suo mestiere.

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