Buttiamo giù


Stavo per ricominciare
a scrivere un articolo alla vecchia maniera. Un po’ di sdegno, qualche dato, ecco fatto. Non ci sono riuscito. Ma vi rendete conto della situazione?

Voi che v’indignate perché Berlusconi non è uscito di scena. Voi che sperate, o avete sperato, persino in Renzi. Voi che parlate, in pieno golpe, delle preferenze nella scheda elettorale e non v’importa che al Parlamento siano tolte prerogative e poteri, perché bisogna risparmiare, e meglio lì che altrove (tanto fanno schifo tutti, ecc ecc. Tutto il potere a uno solo, allora?). Voi, vi rendete conto della situazione?

Io ho due figli. Che tengo tutto l’anno esposti ai fumi dell’acciaieria locale, a quelli del traffico, dei camini, nella piccola Aosta, cittadina incassata tra montagna e montagna (perciò il fumo ristagna).

Ho due figli piccoli. Ai quali continuo a dar da mangiare i prodotti che acquisto al supermercato. Nel Paese della terra dei fuochi. Ai quali, quando l’estate siamo a Mesagne (Brindisi), la città natale di mia moglie, do da mangiare la verdura delle campagne vicine. Salvo leggere oggi che alcuni imprenditori mesagnesi avrebbero contribuito a impastare i terreni del brindisino con i fanghi del drenaggio del porto di Taranto.

Io non ce la faccio a ricapitolare, mettere insieme i dati, a informare. Viene meno la concentrazione, la voglia. Troppe sono le aggressioni subite. Quando compro un vestito, quando compro un giocattolo, ho sempre paura che i coloranti usati siano tossici. Il recente allarme di Greenpeace sulle sostanze presenti nei vestiti per bambini mi ha gelato il sangue.

Vien voglia di gettare la spugna. Ma ho due bambini. Qualcosa bisognerà fare.

>>> L’immagine è di Lara Cavagnino.

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Ne succedono troppe

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Ne succedono troppe per tacere. Io mi sono preso un sacco di tempo, tempo in cui il blog è stato fermo, tempo in cui non sono riuscito a mettere ordine nella confusione, nelle mille faccende, nei dati che affluiscono rapidi alla mente, sempre troppi, sempre in massa.

Ma ne succedono troppe per tacere.

Questo blog non è autorevole, non è una voce ascoltata. Questo blog raggiungeva poche e oggi raggiunge pochissime persone. Soprattutto, non ho più la libertà che avevo fino a qualche anno fa di gestire il mio tempo, perciò pubblico poco.

Ma ne succedono troppe per tacere.

È dunque un prossimamente? Mettiamola così. Date un’occhiata ogni tanto, e prima o poi sarà la volta buona. Io mi sto concentrando su un paio di buone iniziativetanto per tenere alto il morale – e su cose meno belle: la qualità dell’aria che respiriamo, del cibo che mangiamo, dell’acqua che beviamo, ad esempio.

Ho deciso di lottare attraverso i miei versi, ma la poesia non è sufficiente, se si desidera lanciare iniziative, e soprattutto portare dati. Vedremo che cosa verrà fuori.

Ah, e come genitore sono rimasto profondamente colpito da questo rapporto di Greenpeace sui vestiti che mettiamo addosso ai nostri bambini.

Ne succedono troppe, e impegnarsi per inventare una via d’uscita è sempre più necessario.

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Mandela

È morto Nelson Mandela.

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4 dicembre

Il 4 dicembre è la festività di Santa Barbara, patrona – fra gli altri – dei vigili del fuoco. Io che fino alla terza media ho abitato nella caserma dei pompieri di Aosta (mio papà era il comandante) ho imparato a conoscere la festa (la messa, il pranzo, le autorità), e in qualche modo mi sono affezionato.

Oggi, 4 dicembre 2013, la caserma che per tanti anni è stata casa mia è stata intitolata a Erik Mortara, vigile del fuoco morto in servizio il 2 luglio dell’anno scorso a soli 34 anni, mentre cercava di recuperare un corpo finito nella Dora.

Sono contento che il nome di Erik, che ho conosciuto, anche se non bene, sia legato a quelle mura e a quei luoghi, e con questo articolo, semplicemente, ho voluto dirlo.

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Ancora sulla Corte costituzionale

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Rileggendo le mie prime riflessioni
sul pronunciamento della Corte costituzionale che ha definito incostituzionale la legge regionale della Valle d’Aosta uscita dal referendum propositivo di un anno fa (divieto di costruire sul territorio regionale impianti di smaltimento dei rifiuti a caldo), mi rendo conto di aver lasciato prevalere lo stato d’animo dell’offesa, quel sentimento che sempre più di frequente coglie i cittadini che vedono i loro diritti negati, la loro vita determinata da qualcun altro.

In realtà, credo di essere stato ingeneroso con la Corte, che più che decidere secondo la legge certo non può fare. La legge valdostana, la questione si riduce a questo, ha travalicato i limiti delle competenze regionali, appropriandosi di competenze statali (la definizione della dislocazione di impianti di incenerimento di interesse nazionale).

La sentenza della Corte non contesta in alcun modo quanto richiesto dalla popolazione al governo regionale, cioè di attuare tutte le procedure che portino a una gestione dello smaltimento dei rifiuti con sistemi a freddo. Il che, dopo un anno, è ancora lettera morta. Che la Regione faccia dunque un passo concreto in avanti, dimostrando di volere davvero rispettare la volontà popolare, anche adesso che il vincolo referendario è venuto meno.

Pubblico di seguito il comunicato stampa di Legambiente Valle d’Aosta. Quello di Valle Virtuosa, insieme alle mie riflessioni “a caldo”, lo trovate QUI.

Legambiente commenta la sentenza della Consulta sulla legge regionale rifiuti

«La Regione rispetti la volontà dei cittadini e metta in atto azioni concrete di riduzione, riuso e riciclo dei materiali, a partire dalla raccolta differenziata dell’organico»

La sentenza emessa ieri dalla Consulta sull’illegittimità della legge regionale contro il trattamento a caldo dei rifiuti nulla cambia rispetto alla volontà espressa dai valdostani di non bruciare rifiuti nella nostra regione.

«La Corte Costituzione ha stabilito che la legge modificata con il referendum supera i paletti delle competenze regionali ma non che sia sbagliata – sottolinea Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – La legge regionale va quindi emendata solo relativamente alla parte contestata sul rispetto delle competenze statali e il voto dei cittadini valdostani va rispettato».

«Siamo sempre in attesa che la politica – afferma Alessandra Piccioni, presidente del Circolo valdostano – traduca in azione concreta quanto detto fin dal giorno successivo al referendum: il rispetto della volontà popolare».

Serve quindi un accordo tra maggioranza e minoranza sul tema dei rifiuti e Legambiente auspica che questo venga trovato rapidamente, dando vita ad un programma di riduzione, riuso e riciclo dei materiali, a cominciare dalla raccolta differenziata della frazione organica.

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Si tratta di salute. Poi fate voi.

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Alla fine si tratta di salute
. Si tratta di salute per me che devo respirare, per me che ho la responsabilità dell’aria che respirano i miei figli. Se le pubblicità turistiche in Valle d’Aosta fornissero i valori del livello di inquinamento della nostra «aria di montagna», almeno quella che si respira sul fondo della valle centrale, i turisti cercherebbero altrove terre più salubri. Se le pubblicità di cui sopra mostrassero gli scempi urbanistici della città ex candidata a capitale della cultura europea, i turisti cercherebbero altrove terre più rispettate (ma qui sto divagando).

I TIR. Il traffico. La Cogne. Il riscaldamento domestico (quanti edifici sono ancora scaldati col gasolio, ci manca giusto il carbone!). Tra poco il teleriscaldamento, che andrà a sommarsi al resto, invece di diminuire le fonti di inquinamento. E i cantieri, con le loro polveri: quelli aperti e quelli a venire. Questo dovrebbe dire la réclame della Vallée. Il tutto in una valle stretta stretta incastonata tra i monti. Traete voi le conseguenze.

E ancora. Il tentativo, sonoramente bocciato dalla popolazione un anno fa, di costruire l’ennesima struttura inquinante, il “pirogassificatore“, per bruciare i rifiuti della regione più piccola d’Italia, appena 130mila abitanti.

Contro il referendum propositivo che impegnava la Regione Autonoma Valle d’Aosta a recepire la proposta di legge per cui sono vietati nel territorio regionale gli impianti di smaltimento a caldo dei rifiuti, è stato presentato un ricorso presso la Corte costituzionale. Non sia mai che i cittadini decidano da soli! La Corte ha poi emesso la sua sentenza: la legge uscita dal referendum è incostituzionale.

Non me la prenderò, beppegrillescamente, con la sentenza. Sono sicuro che dal punto di vista formale la decisione dei giudici sarà, come di consueto, ineccepibile. Siamo, del resto, un Paese fondato sulla forma, come sa chiunque abbia provato a fare un ricorso. Del merito non gliene frega niente a nessuno. E, tuttavia, al di là dei sospetti, espressi da alcuni, di manovre volte a propiziare questa decisione, che il voto di una regione sia cancellato da una sentenza è cosa che dovrebbe far riflettere. Sul funzionamento della nostra democrazia. Sull’opportunità di adire la Corte costituzionale, là dove la volontà popolare era più che mai cristallina.

Che cosa cambia ora? In teoria nulla. La maggioranza che governa la Regione – se sarà abbastanza furba o se non sarà compromessa con l’interesse di qualcuno – continuerà a prendere atto della volontà popolare, come del resto ha assicurato negli ultimi dodici mesi. Non avrà valore legale, vincolante, ma la consultazione c’è stata. Ciò che finora è stato fatto per cambiare strada nella gestione dei rifiuti (ben poco per non dire nulla) lascia però pensar male. E il governo regionale è nelle mani di una maggioranza regionale che, grossomodo, è dello stesso colore politico di quella precedente. Quella che aveva individuato nel “pirogassificatore” l’unica soluzione possibile.

Nonostante una prima decisione positiva circa la raccolta dell’umido nel capoluogo regionale e il recente avviso di controlli sulla bontà della raccolta differenziata presso le abitazioni, non sembra che l’ultimo anno abbia visto la maggioranza di governo attrezzarsi adeguatamente per una gestione dei rifiuti alternativa al progettato impianto a caldo. Che conclusioni si devono trarre?

Pubblico di seguito il comunicato stampa di Valle Virtuosa circa la decisione della Corte costituzionale.

COMUNICATO STAMPA

Sentenza Corte Costituzionale

Non cambia nulla, i valdostani si sono espressi chiaramente

La Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge regionale modificata dopo il Referendum del 18 novembre 2012.

In realtà non cambia nulla perché i cittadini valdostani si sono espressi molto chiaramente, non vogliono che i rifiuti siano trattati a caldo. La Regione può tranquillamente rispettare l’esito mettendo finalmente in atto i metodi ampiamente sperimentati di trattamento a freddo che potrebbero portare la Regione Valle d’Aosta ad essere la prima Regione Italiana a Rifiuti Zero.

Dalla lettura della sentenza si desume che non vi è incompetenza assoluta della Regione Valle d’Aosta, la quale, per tutelare la salute dei cittadini, può dettare criteri più restrittivi di quelli indicati dallo Stato.

Il motivo per cui è stata dichiarata illegittimità costituzionale della norma è che la legge regionale impugnata preclude allo Stato la possibilità di individuare delle zone dove eventualmente localizzare impianti di preminente interesse nazionale. Sempre dalla lettura della sentenza, però, si evince che la Regione può vietare la localizzazione nel proprio territorio di impianti di interesse regionale (quale era il pirogassificatore) e può indicare i criteri per un’eventuale localizzazione, da parte dello Stato, di impianti di incenerimento di interesse nazionale.

Per questi motivi siamo fiduciosi che la Regione, come ha dichiarato dal 18 novembre in poi, nel rispetto della volontà popolare, metterà in essere tutti i progetti per portare la Valle verso una corretta gestione dei rifiuti che i cittadini valdostani continuano fortemente a volere.

>>> L’immagine di questo articolo è tratta dal blog Patuasia.

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La guerra è sempre fra poveri

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Basta un libro di storia del ‘900
, non ci vuole la Treccani.

La guerra è guerra fra poveri. I contadini e i piccoli artigiani arruolati negli eserciti del primo conflitto mondiale non sapevano dove fossero Trento e Trieste, oppure l’Alsazia-Lorena, ma sapevano che «lo straniero» era il «maledetto straniero», che «ci» odiava, che non doveva «passare».

Sapeva, perché glielo avevano detto a scuola, al militare, perché lo ripetevano il capo del governo, il sindaco e il padrone della fabbrica (di armi, magari, o di automezzi), che «noi» eravamo, che noi siamo meglio di «loro». Ed è sempre così facile trovare un «loro» da contrapporre al «noi».

La guerra è guerra fra poveri. Negli inutili assalti alla trincea nemica (correre con la baionetta innestata sotto il fuoco della mitragliatrice) come per strada. La guerra è tra poveri: quelli italiani, occidentali, nostrani, e quelli immigrati, stranieri, non più umani, derubricati a semplici «clandestini».

Aumenta il livello di razzismo nella nostra società, man mano che la crisi avanza. La crisi avanza apposta.

«Non è razzismo, per carità, è che loro…».

Per carità.

E invece va sopita l’altra guerra, quella verticale, quella tra ricchi e poveri (e non viceversa, ché l’iniziativa è prerogativa dei piani superiori), quella tra l’imprenditore che delocalizza o distrugge le garanzie e i diritti, e l’operaio, l’impiegato, il piccolo imprenditore che, invece di coalizzarsi con chi si trava nella stessa condizione, pensa a fare le scarpe a qualcun altro.

Pensa a togliere le tutele anche a chi ce le ha ancora, invece che reclamarle per tutti.

Pensa a linciare il «diverso», invece di fare la rivoluzione.

La guerra orizzontale è consentita, favorita, cercata da chi comanda, come antidoto all’altra, quella verticale, più naturale, più utile. Meno cretina.

Sia detto con tutta la nonviolenza possibile.

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