Speciale elezioni Valle d’Aosta 25 maggio/8 giugno 2008

Uno scorcio della Valle d'Aosta
 Dal momento
che gli amici di oscuroscrutare sono stati così gentili da "lanciare" la notizia che domenica prossima in Valle d’Aosta ci saranno le elezioni regionali (una notizia che oltre i confini valligiani di solito
passa inosservata), mi sento in dovere di fornire un po’ di materiale all’incaut* navigante extravaldostan* che, seguendo il link, si fosse perso in questi lidi. La doppia data del titolo (25 maggio/8 giugno) è data dalla possibilità del ballottaggio.
 
 La foto che correda l’articolo raffigura uno scorcio della Valle di Cogne. Continua a leggere

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Note per la resistenza (1)

 I. Continuare a scandalizzarsi
 
Note per la resistenza
 Se c’è il sole.
 Se fissi sempre lo stesso scorcio.
 Se alzi gli occhi al monte, alle grondaie, agli alberi.
 Se il mare muove le sue onde.
 Se la passante ha avuto una giornata bella e sorride.
 Allora t’illudi che è sempre tutto uguale:
 che niente è cambiato.
 La sbarra, lo dimostra, che s’alza e si abbassa
 al passaggio delle auto nel cortile,
 indifferente.
 
 Ieri sera ho infranto la mia buona abitudine di non guardare mai il telegiornale (un ottimo sistema per evitare bugie e sangue cattivo) e ho visto in studio, ospite del Tg1, il Ministro degli Interni. Ha detto che la responsabilità per il pogrom di Napoli (non che si sia espresso così, il Ministro) non può essere addebitata al governo attuale, in carica da una settimana appena. Ha detto una mezza verità sulle colpe di Prodi. Ha dimenticato di dire che prima del Berlusconi IV ci sono stati il Berlusconi I, il Berlusconi II e il Berlusconi III.
 
 Continuano le voci dei bambini.
 Il bosco è sorridente.
 Il bianco & nero non passa per decreto.
 Tutto resta uguale: «Come pensate
 che per cambiar l’Italia
 possa bastare una settimana?».
 Continuano i pogrom, naturalmente:
 in strada e negli schermi azzurri.
 Oltre la patina del video
 non è cambiato niente.
 
 
 

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Elezioni regionali in Valle d’Aosta

 Aosta, Palazzo regionaleMi vergogno un poco
ma, a meno di una settimana dalle elezioni regionali della Valle d’Aosta, che
si terranno domenica prossima, ancora non ho scritto nulla. Pensavo di fare uno
«Speciale elezioni», come quello che avevo preparato per le politiche e invece
sono stato sommerso d’impegni. È vero che, quando vai a guardare in casa tua,
quando tizio e caio assumono i contorni di persone in carne e ossa, ti senti un
po’ in imbarazzo. Ti spiace l’attacco personale, non lo senti appropriato al
tuo stile. Parlare (o anche ospitare) qualche amico che si è candidato non ti
sembra bello. Dare indicazioni di voto non è proprio conforme allo spirito di uno
spazio che si vuole libero. Però non posso dimenticare alcune cose: che vivo in
una regione nella quale da 30 anni governa sempre lo stesso partito
, ad
esempio. In un’intervista rilasciata al giornalista di Repubblica Curzio
Maltese
, il Presidente della Regione, Luciano Caveri, ha commentato questo
fatto domandandosi: «Perché la gente dovrebbe smettere di votarci, perché si è
stancata di stare bene?
». E ha aggiunto, all’indirizzo degli eventuali
detrattori: «Vadano a raccontarlo ai comuni del Canavese, che da anni chiedono
l’annessione alla Val d’Aosta
». La risposta di Caveri è fin troppo ovvia, nella
sua verità. La realtà locale, per molti versi, «funziona», tanto da apparire anestetizzata,
come le notizie del TG3 Regione. La nostra piccola patria è un’isola felice e
ciò che accade fuori dai confini (oltre le colonne d’Ercole di
Pont-Saint-Martin
) riguarda un altro mondo. Continua a leggere

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La grande fontina

 25 maggio: elezioni regionali in Valle d’Aosta. Se per le politiche avevamo cercato di sdrammatizzare con La grande risata (lo so, non è andata molto bene), stavolta ci riproviamo sabato 24, con una serata intitolata (in chiave localista) «La Grande Fontina»! Cena con piatti in tema all’espace populaire di Aosta (via J-C Mochet, 7, accanto al sottopassaggio che dalla statale porta in corso Ivrea) e lettura di testi sociali, comici, politici, inclassificabili… Si vocifera della presenza di una forma di fontina, che si aggirerà senza sosta fra i tavoli, sul cui scopo tuttavia nulla è dato sapere. Come l’altra volta, la cena sarà seguita da concerti (aggiornerò presto questo post, così da dare notizie più dettagliate). La novità è che il pomeriggio ci sarà un’attività per l’infanzia, a cura del Circolo del Cardo di Aosta, mentre alle 19 è prevista l’Oeura contènta (aperitivo valdostano, che è la tradizione di «happy hour» ma è «happy» solo nel senso che ci si diverte). Che cosa accadrà con le prossime elezioni? Non lo sappiamo, ma la lunga vigilia sarà di certo migliore vissuta assieme…
 
 Perché la serata riesca, tuttavia, c’è bisogno di voi, di volontari che scovino testi e si offrano per interpretarli (o che ce li mandino e li leggiamo noi). Servono testi brevi, incisivi, alla lettura dei quali ci si possa alternare in tanti, per una serata dinamica e partecipativa. Potete inviare il materiale a info.blog@libero.it, con la vostra disponibilità, eventuale, a leggere. Anche per la cena è importante prenotare al numero dell’espace (349 7897228).

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Un regime ancora in travaglio

 Marco TravaglioPubblico di seguito la risposta di Marco Travaglio alle accuse del collega di Repubblica Giuseppe D’Avanzo. A essere in gioco oggi non sono soltanto la reputazione del giornalista o il suo avvenire professionale: prima l’«apriti cielo!», assolutamente bipartisan, seguito alla trasmissione di Fazio, quindi le accuse inverosimili di mafia nei confronti di chi pubblicamente aveva nominato certe amicizie del Presidente del Senato, hanno rivelato il tentativo di tappare la bocca a una voce che (piaccia o non piaccia) rimane libera e canterina in un Paese in cui l’informazione è invece sostanzialmente allineata.
 
 Marco Travaglio è uno di quei giornalisti che non hanno ancora accettato di scrivere per un padrone. Sono penne di cui non possiamo in nessun modo fare a meno, soprattutto in un presente di fascismo montante, mentre il regime incomincia a perdere i freni inibitori, dal momento che ora la propaganda dà i suoi primi frutti. Oggi la morte di un ragazzo per mano di cinque nazisti suscita, a parole, lo sdegno e la solidarietà di tutti, con il Presidente della Camera (si abbrevia Camerata?) che si affanna a chiedere pene esemplari, ma sotto sotto si premura di negare la natura fascista dell’aggressione e soprattutto il ruolo della politica e del suo partito nel promuovere una certa temperie culturale. Mentre domani migliaia di persone giunte da tutta Italia sfileranno a Verona per ricordare Nicola e per dire no ai rigurgiti nazifascisti, a Milano si cerca di organizzare un concerto pubblico, in pieno centro, di gruppi di estrema destra.
 
 Imbavagliare l’informazione, con la calunnia come con la censura, strepitare intorno alla forma per rimuovere i fatti, sono elementi fondamentali del disegno di controllo sociale perseguito dal regime. E quando dico regime non penso a giovani in divisa col moschetto: quello andava bene una volta. Penso piuttosto al desiderio delle lobby di dominare la società e imporre il loro sistema produttivo e la loro visione del mondo. Un disegno attivamente perseguito da anni da chi possiede i mezzi di comunicazione e decide le abitudini, le mode, i modelli culturali. Continua a leggere

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Una petizione per Pino Masciari

 Mi permetto di copiare e incollare il testo della petizione on line in favore di Pino Masciari, imprenditore calabrese che da 11 anni "sconta" la sua decisione di non piegarsi al racket della ‘ndrangheta e di aver fatto arrestare alcuni appartenenti all’organizzazione criminale attraverso la denuncia. Oggi Pino Masciari ha lasciato il Programma speciale di Protezione ed è tornato a vivere in Calabria senza scorta, come atto di protesta contro il «silenzio dei fatti» delle istituzioni che a tutt’oggi non hanno saputo garantire a lui e alla sua famiglia, il ritorno a una vita normale. Per informarsi e per aiutare Pino Masciari il suo sito. È anche possibile firmare la petizione on line, indirizzata al vecchio governo ma (a quanto credo) automaticamente reindirizzata a quello nuovo.
 
 Pino Masciari è un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestare e condannare decine di appartenenti alla `ndrangheta.
 
 La sua storia, a riflettori spenti, va avanti da ben 11 anni: da quando, nel 1997, fu sottoposto a un Programma Speciale di Protezione, insieme a sua moglie Marisa e ai suoi due bambini.
 
 Rientrare in “un Programma Speciale di Protezione” e diventare “testimone di giustizia” significa lasciare la propria terra per trasferirsi in una località protetta, incognita e isolata; significa essere privati del diritto di lavorare e ricevere dunque un sussidio statale; significa stare sotto scorta e sforzarsi di vivere il più possibile nell’ombra. Continua a leggere

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Costruire un tessuto di resistenza democratica – incontro con Luigi De Magistris

 Luigi De Magistris all'espace populaireÈ venuto a portare un messaggio di speranza il magistrato Luigi De Magistris, lunedì sera all’espace populaire di Aosta. Una speranza che deriva dalla mobilitazione dei cittadini della Calabria, dalla qualità degli interventi in occasione degli incontri in giro per l’Italia, i migliori dei quali sono avvenuti nelle realtà più degradate. È la speranza di costruire un tessuto di resistenza democratica, di vigilanza, perché la Costituzione repubblicana è a rischio, soprattutto per quanto riguarda la libertà d’informazione (garantita dall’articolo 21) e l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Se questi diritti fossero toccati il Paese potrebbe cadere in una situazione senza uscita. Solo attraverso la conoscenza e la cultura sarà possibile invece cambiarlo in meglio. Oggi esiste un atteggiamento aggressivo del potere nei confronti di «una certa informazione» e «una certa magistratura», ma il problema è che bisogna parlare di «una certa» componente dell’informazione e della magistratura, perché c’è un’altra parte che è allineata. Ogni magistrato dovrebbe tenere d’occhio, con molta umiltà, l’articolo 3 della Costituzione, che dice che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. La legge e il suo rigore devono essere gli stessi per tutti.
 
 De Magistris parla di come la criminalità è evoluta nel corso degli ultimi anni. Tra il ’92 e il ’93, con Tangentopoli, si è avuta un’occasione storica per farla finita con il sistema della corruzione. L’occasione è stata mancata, tanto che oggi la situazione è peggiore di prima, perché ora il sistema di pagamento di illeciti è cambiato e non si fonda più sui contanti, ma sulle partecipazioni, sull’offerta di lavoro. È nata in questo modo una vera e propria emergenza democratica, perché questo tipo di corruzione favorisce il controllo del voto. Negli ultimi anni, la criminalità organizzata ha abbandonato la strategia dinamitarda, ciò che deriva da un rafforzamento delle mafie, che non hanno più bisogno del «colpo militare», perché si sentono sicure: la criminalità organizzata è penetrata nelle istituzioni. Parte della magistratura, dal canto suo, si è avvicinata al sistema, al potere. È un quadro a tinte fosche, ma ci sono alcuni elementi positivi, ad esempio una consapevolezza più diffusa di una volta tanto circa il problema, quanto al riguardo dei diritti del cittadino. Questa conoscenza produrrà un cambiamento forte, che in gran parte verrà dal basso. Continua a leggere

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