Dopo Piombo fuso Gaza muore di sete e di malattie

 Disegno di Carlos Latuff
 Pubblico volentieri questo appello delle Ong italiane all’Unione europea in aiuto a Gaza, vittima oggi – dopo i bombardamenti del dicembre e gennaio scorsi che hanno ucciso indiscriminatamente più di 1400 esseri umani – dell’embargo israeliano che impedisce la ricostruzione (20mila le abitazioni distrutte e mai ricostruite per mancanza di materiali) e persino l’accesso nella Striscia della quantità di aiuti umanitari necessaria a garantire la vita di un milione e mezzo di persone.
 Come si vive a Gaza è documentato
da alcune immagini della Croce rossa (lo dico anche per quelle persone che di solito storcono il naso e parlano di «propaganda anti-israeliana», se non addirittura di antisemitismo, quando si cerca di denunciare il massacro). Le trovate nel blog LogicoKaos, pubblicate da Audrey. In Gran Bretagna sono state messe online sul sito della BBC; non mi risulta che in Italia la Rai abbia fatto altrettanto.
  

 APPELLO
 DOPO PIOMBO FUSO GAZA MUORE DI SETE E MALATTIE

 
 Le Organizzazioni non governative italiane impegnate nella promozione e nella tutela dei diritti del popolo palestinese rilanciano l’appello promosso dalle organizzazioni umanitarie tra cui Oxfam International, Care West Bank and Gaza, War Child Holland e Medical Aid for Palestinians UK, in cui si chiede alla comunità internazionale, e all’Unione europea, di compiere più sforzi per rispondere concretamente ai bisogni della popolazione di Gaza colpita dall’ultima offensiva militare israeliana. A sei mesi dalla fine dell’attacco militare israeliano, a Gaza centinaia di migliaia di persone non hanno ancora una casa né accesso all’acqua potabile. Continua a leggere

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Non è reato toccare le colleghe

 
 Provate fastidio quando qualcuno vi mette addosso le mani?
 Magari gli dite di piantarla, ma non ottenete nulla?
 La cosa va avanti fino alla denuncia?
 Avete sbagliato tutto.
 
 Dovevate mettervi nei panni della persona in questione e cercare di studiarne le motivazioni.
 
 Non siete d’accordo? Eppure è quanto lascia intendere la sentenza 30969 della Cassazione, che conferma l’assoluzione in appello di un lavoratore (condannato in primo grado a un anno e due mesi), denunciato per aver ripetutamente toccato le proprie colleghe. Continua a leggere

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Partito democratico: Alessandra Guerra sì e Beppe Grillo no? [< Giornalismo Partecipativo]

 Sinceramente a volte mi domando perché perdo tempo con le notizie che riguardano il PD. Però l’articolo che riporto, scritto da Gennaro Carotenuto e pubblicato sul sito Giornalismo Partecipativo, mi pare molto interessante, perché mostra una volta di più l’ipocrisia di quelle classi dirigenti che dovrebbero far uscire l’Italia dalla palude del berlusconismo e che invece vi rimangono – forse inconsapevolmente – impantanati. Immagino che la via d’uscita (senza togliere nulla all’esigenza di una lotta politica istituzionale) sia fuori dagli apparati di questi partiti; forse in una responsabilizzazione che viene dal basso, dai movimenti; forse in una sorta di "rinascimento democratico" (non c’entrano né il PD né la P2) che passa attraverso tante cose, non ultima delle quali lo spegnimento della televisione. Bisognerebbe ragionarci insieme.
 
 Partito democratico: Alessandra Guerra sì e Beppe Grillo no?
 di Gennaro Carotenuto

 
 Beppe Grillo non si è potuto iscrivere al PD perché “proveniente da un movimento politico ostile”, la qual cosa suona un po’ criptica come quando George W Bush mise nella lista delle organizzazioni terroristiche tutti gli indigeni latinoamericani. Ma cosa vuol dire provenire da un “movimento politico ostile”? Continua a leggere

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Il corpo delle donne

 
 Ho
appena visto Il corpo delle donne, documentario di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi, visualizzabile per intero nel relativo blog.
 Non ho nessuna intenzione di presentarlo, dilungandomi in banalità; per una volta sto zitto.
 Invito tutte e tutti a guardarlo (dura 25′).
 Mi ha scosso.
 
 Controindicazioni: fa pensare.
 
 Guardatelo QUI.

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Più cemento per tutti!

 Mar Ionio, litorale salentino
 Sarà quella che mia madre chiama la "gnacquera" (si scriverà così? certe parole non si scrivono, si pronunciano e basta), termine preso – suppongo – dalla parte marchigiana delle sue origini; sarà cioè la fiacca, indotta dal caldo di questi giorni di Puglia, dall’idea stessa di vacanze estive, dallo scoramento per un Paese allo sbando; sarà quel che sarà, ma se ciò che leggo sul giornale profondamente m’indigna, non altrettanto facilmente riesco a metterlo nero su bianco. Così latito un poco, nonostante la legge sulla sicurezza, il razzismo che conquista gli animi italici, la nuova colata di cemento che s’appresta a essere versata sulla Penisola "grazie" al piano casa del governo. Continua a leggere

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Siamo meridionali [< Femminismo a Sud]

 

 Ripubblico questo articolo, tratto dal blog Femminismo a Sud, nella speranza di contribuire a mettere in discussione il pregiudizio diffuso di un Paese per metà sano ma frenato, nel suo «sviluppo», da un meridione arretrato e dominato dall’ignoranza e dalla corruzione, due problemi ben presenti, certo, ma nazionali, assurti per di più negli ultimi anni a sistema di governo – a livello locale così come a livello centrale – da chi occupa le posizioni di potere (in generale, gente nata al nord, perché né Berlusconi né Bossi sono siciliani o salentini).
 
 Siamo meridionali
 [di fikasicula]
 
 Mentre il ministro sacconi ritarda sempre più la data delle nostre pensioni, alle donne un po’ più tardi e a tutti “secondo l’aspettativa di vita” (che significa che se la vita media dura fino a ottanta anni tutti prenderemo la pensione a settanta e chi se ne fotte se – per dire – io posso crepare – per esempio – a 67 anni senza aver avuto accesso alla pensione neppure per un giorno), il presidente della repubblica si è accorto ohibo’ che il sud si sta svuotando di gente ma chissà come mai si riempie di monnezza. Continua a leggere

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Trattamenti inumani e degradanti simili a tortura

 
 «Qui non c’è più decoro, le carceri d’oro / ma chi ll’ha mai viste chissà», cantava Fabrizio De André. Se è vero che il livello di civiltà di un Paese si vede dalle sue prigioni, la conferma della cattiva salute del «Sistema Italia» viene dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani, che ha accolto la denuncia del detenuto Izet Sulejmanovic, condannando il nostro Paese al pagamento di 1000 euro per trattamenti inumani e degradanti simili a tortura. La causa del provvedimento è il sovraffollamento carcerario, che ha costretto Sulejmanovic, recluso a Rebibbia, a vivere per alcuni mesi in uno “spazio” di appena 2,7 metri quadri. Esperienze “impossibili”, che lasciano a bocca aperta lo spettatore davanti alle telecamere, quando il mago di turno si fa chiudere nella teca trasparente in cui passerà ore o giorni, costituiscono la norma per la popolazione carceraria di uno Stato democratico (così dice la Costituzione) che sulla «sicurezza» sta ingaggiando le proprie battaglie più vistose, minacciando un ricorso sempre più frequente allo strumento carcerario. Continua a leggere

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