Viaggio a est

 

 Mi piacerebbe
moltissimo aprire il blog a piccoli "reportage", cronache e appunti di viaggio, magari con un occhio all’elemento sociale, quando lo si incontra, nello spirito della sezione Camminante. Quello che segue è un piccolo resoconto del genere, inviato da Arnela e Luca, che mentre scrivo, a quanto ne so, si trovano ancora nel Kurdistan turco. La faccio breve e cedo la "penna", non senza premettere di aver ricevuto il permesso di pubblicare quella che in origine era un’e-mail rivolta ad amici e parenti (il che spiega un paio di punti oscuri per il lettore comune). Ho tagliato i saluti, perché mi parevano materiale personale.


 Ciao a tutti… sono passati pochi giorni dalla partenza ma, come potete vedere dalle foto, sıamo già sulla luna!! Siamo ımmersı in un paesaggıo meraviglioso, fatto da strani coni dı frıabile tufo vulcanico chiamati  i "camini delle fate"… All’interno spesso si trovano antiche chiese con affreschi o delle semplıcı abitazioni. Alcune risalgono a 3000 anni fa, altre sono dell’undicesimo secolo ma nonostante questo sembra davvero un miracolo che stiano ancora in piedi. Per riprenderci dalla sedentarietà degli autobus e dei treni ci siamo dati al trekking, forse esagerando un pochino… Ieri abbıamo cammınato per più dı 8 ore per poi arrenderci ed affidarci all’"otostop" per il rientro… Avevamo comunque il sorriso stampato. Oggi abbiamo percorso una vallata sola, quella dell’amore (ovviamente perché i caminı delle fate assumono forme ancora più falliche)… Nonostante il paesaggio lunare la Kapadokia è un po’ gringolandia per cui domani scappiamo verso Diyarbakir. Continua a leggere

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Cucchi ucciso dalla droga. Parola di Giovanardi.

 «Cucchi era in carcere perché spacciatore abituale. Poveretto, è morto soprattutto perché pesava 42 kg», ha detto il sottosegretario Carlo Giovanardi. «La droga – ha aggiunto – ha devastato la sua vita: era anoressico e tossicodipendente». In altre parole, se Stefano Cucchi, arrestato per 20 grammi di cannabis e malmenato mentre era sotto la custodia dello Stato, come dimostrano i segni delle percosse ancora visibili nelle foto del cadavere (diffuse per volontà della famiglia), è morto è perché la droga, dannazione, non gli permetteva di sopportare il minimo pestaggio.
 O forse tra gli effetti della marijuana c’è anche quello di fratturare le vertebre?
 Aspettiamo che Giovanardi precisi il suo “pensiero”.

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Sopra le nostre teste

 
 Ho lamentato la presenza in città, ad Aosta, di colonne di blindati con il soldato in torretta armato di mitra e col volto coperto da passamontagna, di ritorno dalle esercitazioni: mitra e passamontagna sulla strada di tutt*, senza neppure – in questo caso – la solita scusa della sicurezza.
 Ho lamentato l’uso improprio dell’esercito, per dare la caccia agli ambulanti, a Venezia.
 Ho lamentato la strategia militare della guerra in Afghanistan, dove i bersagli sono molto spesso i civili. La guerra al terrorismo è la solita scusa.
 Ho letto che cosa pensa la Nato sui prossimi scenari di guerriglia urbana.

 
 Clicca sulla foto per ingrandirla
 


 Leggo che a Vicenza l’esercitazione militare «European Union Police Forces Training 2009», che ha coinvolto 24 forze di polizia europee, è avvenuta senza che nessuno si preoccupasse di informare la cittadinanza, nonostante uomini in assetto da guerra e col volto mascherato
(foto sopra) abbiano girato per la città.
 Se mi si perdona il linguaggio troppo tecnico, direi che fanno un po’ il cazzo che gli pare – e poi la chiamano democrazia… Continua a leggere

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La Chiesa dev’essere povera e libera

 
 «La Chiesa per parlare all’uomo contemporaneo deve conservare due caratteristiche di fondo: la povertà e la libertà». Lo ha detto papa Ratzinger, così rivelando per quali ragioni la Chiesa abbia smesso di parlare all’uomo contemporaneo.
 La povertà, tende a mancare,
mi sembra; ad esempio negli accessori del "papa griffato".
 La libertà, invece, c’è ed è piena: basta stare dalla parte giusta dell’altare.
 Povertà della Chiesa e libertà del credente sarebbero comunque in sé valori giustissimi da difendere. Sicuramente più del "diritto di crocifisso" nelle classi. Continua a leggere

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Nazirock: a Verona cambiamo musica? [da metropoliscafé]

 
 Condivido e volentieri "rilancio" il comunicato del Collettivo veronese Metropolis.


 Apprendiamo dai giornali e dalla Questura che alcuni giovani sarebbero accusati di aver tentato di imbrattare con vernice un locale dove si terranno, il prossimo sabato, concerti di band neonaziste, come Gesta Bellica e Hobbit, gruppi che incitano all’odio razziale ed esaltano le esperienze storiche nefaste del fascismo e del nazismo.
 Pensiamo che la violenza fascista condiziona la vita della nostra città e mette a rischio le libertà e l’incolumità soprattutto dei giovani.
 Ricordiamo solo i più gravi episodi di squadrismo contro le persone:
 -che in una via del centro, i neonazisti  hanno ammazzato Nicola Tommasoli;
 -che a S.Luca, sempre loro, precedentemente avevano accoltellato due ragazzi;
 -che in Piazza Viviani hanno massacrato di botte una ragazza;
 -che fuori dalle scuole, intimidiscono e aggrediscono gli studenti antifascisti;
 -che, sistematicamente, quasi tutti i fine settimana, in centro ma anche in altri quartieri continuano ad aggredire in città i giovani “diversi” da loro;
 -che insomma, Verona ha un’anima nera che agisce contro le persone come e quando vuole, quasi sempre protetta dalle Istituzioni cittadine che danno loro credito, spazi, agibilità, riconoscimento.
 Contro le persone quindi, si accaniscono le squadracce neonaziste.
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Il “maschio italiano” è avariato [da Femminismo a Sud]

 
 Copincollo questo articolo dal blog Femminismo a Sud, con lo stomaco pieno di schifo e di rabbia, da un lato per le aggressioni che tante donne in Italia subiscono ogni giorno, col loro corredo di dolore e molte volte di morte; dall’altro per quegli uomini che, in virtù di modelli sessisti radicati o di un’insana "solidarietà maschile", simpatizzano con i carnefici, riducendo le vittime al ruolo di donnacce, che con le loro gonne corte (è il 2009, ma siamo ancora lì) e i loro modi ammiccanti, si cercherebbero lo struscio, la palpata, magari lo stupro completo e forse – non si capisce in base a quale logica – perfino la morte.
 «Femminicidi», secondo una parola che non si limita a rendere giustizia contro una lingua spesso maschilista (perché dire «omicidio» quando a essere ammazzata è una donna?), ma denuncia la matrice sessista di aggressioni inferte a "donne normali" da "uomini normali", spesso italianissimi, spesso vicini, per un motivo o per l’altro, alle loro vittime. A fronte di un numero impressionante di femminicidi (l’articolo che segue riporta alcuni dati) c’è chi insorge, blaterando di violenza femminile contro l’altro sesso – lamentando magari il fatto di essere stato tradito, lasciato o altre sciocchezze, del tutto incomparabili con la violenza vera. Qualcuno una volta, in un commento, mi ha accusato di un misterioso sentimento, il «maschiopentitismo», per aver condannato comportamenti maschili violenti come lo stupro o addirittura l’assassinio. E c’è chi solidarizza con gli stupratori di Marinella, come si legge qua sotto,
in un gruppo di Facebook. Forse qualche dato in più potrà contribuire a infrangere idee preconcette, e a smuovere le coscienze.
 Buona (e, mi auguro, indignata) lettura.
 

 Il "maschio italiano" è avariato [da Femminismo a Sud]

 
 Update: dopo numerose segnalazioni e vari insulti i tizi che hanno fondato il gruppo contro marinella (leggi sotto) hanno cambiato il titolo con "non lasciamola sola, uniamoci tutti allo stupro e alla scopata mass-mediatica" e poi con "non lasciamola sola, questa ragazza deve essere davvero arrapante se un’intera nazione sta con lei". I concetti che esprimono in tanti, chi con il nick di pedofili e chi con disquisizioni ambigue, restano comunque sempre gli stessi. Tentano di apparire "trasgressivi" come fossero protagonisti di "arancia meccanica" ma sono solo conformisti e sessisti della peggior specie. Noiosi nella loro maniera di voler apparire "cattivi" facendo emergere comunque opinioni sentite a favore dello stupro e degli stupratori. —
 
 Incazzatevi parecchio, ma proprio tanto. Io ve ne fornirò tutte le ragioni. A partire dal fatto che vorrei informarvi della nascita di un gruppo su facebook che parla della ragazza stuprata a Montalto di Castro. Dice: "non lasciamola sola, ci siamo anche noi a scoparla". I geni che stanno dietro a questa cosa potete leggerli da voi nella pagina linkata. Tutti profili in parte appena creati dietro i quali si può immaginare che vi siano le stesse persone che da giorni inzozzano il web di offese alla ragazza. Tra i profili che hanno compreso c’è quello di "Franca Viola", palesemente falso e abusato per fare questa boiata.
 
 La prima cosa che mi fa rabbia è che questo darà la scusa ai soliti censori del web di fare proposte sull’oscuramento di facebook e sulla persecuzione degli utenti internet violando ogni genere di privacy. Perciò in alternativa possiamo dare sfogo alla nostra creatività. Ciascun@ faccia quello che crede, controcultura, segnalazione del gruppo, invasione della loro bacheca, gruppi alternativi che parlano del sessismo su facebook e in moltissimi altri spazi in web, sostanzialmente: chiarite al mondo intero qual è la dimensione di merda che risiede nei cervelli di costoro.
 
 Volendo raccontarla per bene chiariamo che mentre svariate personalità si crucciano per il rilascio di tre romeni accusati per "favoreggiamento" nello stupro di guidonia, in realtà in pochi hanno detto qualcosa sul fatto che il sindaco di montalto di castro, il signor carai del pd della lista bersani alle primarie, ha affermato che lo stupro è vero solo quando lo compiono romeni.
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La repressione inutile

 
 

 Chissà
che cosa verrà fuori dagli appunti disordinati che seguono.
 
 Una poesia? una canzone? uno spettacolo itinerante che toccherà i cinque continenti?
 
 «La repressione inutile» è uno dei tratti principali, credo, dell’attuale sistema di potere, che si fa cancro e piovra tentacolare, capace di condizonare e di toccare gli animi dei cittadini comuni, delle forze dell’ordine, degli scontenti, delle vittime.
 
 Pronti – tutti – a indicare negli «ultimi», nei «diversi», nei «devianti» il nemico; pronti per una nuova caccia alle streghe.
 
 Osservo dal mio stomaco incredulo
      la repressione inutile:
 perché davvero quale sia il vantaggio
      non è dato sapere,
 nel percuotere a morte Aldo Bianzino,
      distruggerne la famiglia
 per vendicare la morale infranta
      di chi ha il pollice nero.
 
 Stefano Cucchi aveva 31 anni,
      20 grammi di roba,
 ancora sei giorni di vita
      tra carcere e ospedali.
 «Frattura corpo vertebrale elle tre»
      (la colpa è del desiderio infantile
 di fare di corsa le scale);
      «Frattura della vertebra coccigea».
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