Il cittadino di Adro

 Non avevo ancora avuto il tempo di pubblicare l’ormai celeberrima lettera del cittadino di Adro (Brescia) che ha saldato la retta della mensa scolastica per 40 bambini che erano stati esclusi dal servizio su iniziativa del sindaco leghista, perché i genitori non erano in regola con i pagamenti.
 Mettendo di tasca propria 10mila euro, il cittadino in questione, che ha voluto rimanere anonimo perché consapevole che i genitori "paganti" non avrebbero apprezzato il gesto (dove siamo finiti!), ha svolto opera di supplenza rispetto a un compito che sarebbe del comune perché, in un Paese civile, è tuo diritto di appurare se hai a che fare con indigenti o furbacchioni, ma non lasciare un bambino a stomaco vuoto.
 Invece il comune ha scelto la linea dura. Contro 40 bambini.
 
 È la Lega.
 
 La lettera:
 
 Sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignità.
 Ho vissuto i miei primi anni di vita in una cascina come quella del film «L’albero degli zoccoli». Ho studiato molto e oggi ho ancora intatto tutto il patrimonio di dignità e inoltre ho guadagnato soldi per vivere bene.
 È per questi motivi che ho deciso di rilevare il debito dei genitori di Adro che non pagano la mensa scolastica.
 A scanso di equivoci, premetto che:
 – Non sono «comunista». Alle ultime elezioni ho votato per Formigoni. Ciò non mi impedisce di avere amici di tutte le idee politiche. Gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona.
 – So perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione.
 Ho sempre la preoccupazione di essere come quei signori che seduti in un bel ristorante se la prendono con gli extracomunitari. Peccato che la loro Mercedes sia appena stata lavata da un albanese e il cibo cucinato da un egiziano. Dimenticavo, la mamma è a casa assistita da una signora dell’Ucraina.
 Vedo attorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha di meno. Purtroppo ho l’insana abitudine di leggere e so bene che i campi di concentramento nazisti non sono nati dal nulla, prima ci sono stati anni di piccoli passi verso il baratro. In fondo in fondo chiedere di mettere una stella gialla sul braccio agli ebrei non era poi una cosa che faceva male. Continua a leggere

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micandidoalcomune perché

 
 Ebbene sì,
mi candido come consigliere alle elezioni comunali di Aosta.
 Che cosa penso della macchina elettorale l’ho già spiegato QUI (è il caso di dire «in tempi non sospetti»).
 Se ho accettato di candidarmi alle elezioni nella mia città per la lista civica A sinistra per la Città (Federazione della Sinistra, più Associazione radicale Loris Fortuna, più semplici cittadini) è per diversi motivi tra i quali, spero, anche qualche buona idea da mettere in gioco. Ciò che mi ha deciso, comunque, è stato l’accordo (fino a ieri cosa fatta, ora non si sa più bene, ma intanto è stato proposto) tra l’Union
Valdôtaine, il partito al governo regionale da una trentina di anni, e il Pdl+Lega Nord, nel nome della considerazione che col federalismo alle porte una regione, per contare, deve allearsi con chi governa.
 In base a questo bel ragionamento sui grandi principi ideali, l’Union ha svoltato a destra e anche ad Aosta rischia di aumentare la propria influenza chi, come il partito di Berlusconi e quello del razzismo padano, finora era rimasto abbastanza fuori dai giochi.
 Di fronte all’esempio offerto dai sindaci leghisti (si veda qui sotto), credo che mai come in questo caso sia opportuno fare tutto il possibile per non consegnare l’ennesima città nelle mani delle "camicie verdi".
 Non penso di poter fare la differenza; di dare una mano, però, sì.
 Per chi fosse interessat*, ho aperto un blog chiamato micandidoalcomune. Lì pubblicherò tutto ciò che riguarda le mie idee e i miei progetti per questa campagna elettorale, nella speranza se non altro di aiutare la sinistra della Valle d’Aosta a non uscire anche dal comune, nel nome di una corsa imbecille all’omologazione delle idee, che vede due schieramenti molto simili, uno chiamato centrodestra e uno chiamato centrosinistra (ma tutti e due liberisti!), come gli unici legittimati a esistere, nel nome di un «voto utile» che più inutile non si può.
 Non ho nessuna intenzione, però, di fare come quelli che vanno a caccia di voti e si rendono insopportabili. In questo blog oltre al presente articolo pubblicherò un banner che rimanda a micandidoalcomune, ma per il resto
continuerò a occuparmi tempo permettendo – delle solite cose, senza trasformare queste pagine in uno spazio elettorale.
 
 Nella parte estesa del post, l’articolo di presentazione di micandidoalcomune, tratto evidentemente di lì.
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Se Emergency lascia Laskar Gah

 
 Quello
che segue è il comunicato stampa rilasciato ieri [13 aprile] da Emergency, nel quale l’associazione umanitaria dichiara di aver dovuto lasciare il proprio ospedale di Laskar Gah, dopo l’arresto di 6 membri del suo personale, accusati incredibilmente di terrorismo, tra i quali i tre italiani Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani:
 
 «Sono arrivati a Kabul, i 6 cooperanti di Emergency che erano rimasti a Lashkar-gah dopo l’irruzione della polizia, dei servizi segreti afgani e dei militari delle forze Isaf-Nato nell’ospedale di Emergency.
 Tra i sei, il logista dell’ospedale di Kabul che era andato a Lashkar-gah subito dopo l’irruzione, una anestesista e tre infermiere italiane e un fisioterapista indiano che lavoravano nella struttura. In seguito alle operazioni che hanno portato al prelevamento di Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, lo staff era rimasto nell’abitazione degli internazionali in città.
 Lo staff di Emergency non era più entrato in ospedale dal momento dell’irruzione e da allora Emergency non ha più la responsabilità delle attività dell’ospedale.
 Scaduti i termini di 72 ore per il fermo, ancora non si hanno notizie sulla posizione giuridica dei fermati, tra cui Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani. A Emergency al momento non risulta che sia stata ancora formulata alcuna accusa a loro carico né che siano stati indicati i diritti a loro tutela, compresa la possibilità di nominare un avvocato difensore.
 Emergency è in attesa di ricevere ulteriori informazioni sulla condizione dei fermati da parte della rappresentanza diplomatica italiana a Kabul che sta seguendo l’evolversi della situazione».
 
 Oggi [14 aprile] Gino Strada, fondatore di Emergency, ha dichiarato a Sky Tg24 che l’Italia «ha tutti i mezzi per poter dire semplicemente ‘consegnateci i nostri tre connazionali subito e in ottime condizioni’». «È ora», ha sottolineato Strada, «che chi di dovere si dia una mossa». Un riferimento che va senz’altro al governo italiano e al suo ministro Frattini, che sin dall’inizio della vicenda hanno seminato dubbi sull’operato dell’Ong italiana e ora domandano che l’Afghanistan acceleri le proprie indagini.
 «Quali indagini», ha scritto Giuliana Sgrena sul manifesto in edicola oggi, se le autorità afghane smentiscono se stesse in continuazione e non sono state in grado di formulare un’accusa nei confronti dei tre italiani, trattenuti oltre i limiti della stessa, poco rassicurante, giustizia afghana?». Continua a leggere

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Sabato 17 aprile: Flash mob contro l’inceneritore

 

 
 C’era una volta, in Valle d’Aosta, l’ipotesi bizzarra di costruire un inceneritore a griglia e dargli in pasto l’intero contenuto della discarica regionale.
 Poi le elezioni regionali [maggio 2008] e il cambio della giunta avevano fatto sperare in un approccio più attento alla salute dei cittadini; la nuova amministrazione aveva costituito un Osservatorio sui Rifiuti aperto anche agli ambientalisti e sembrava vicina alle proposte di trattamento a freddo (senza combustione) della frazione di rifiuti non riciclabile, suggerite dal locale Comitato Rifiuti Zero.
 Poi il passo indietro, con la decisione (approvata dal Consiglio regionale del 24 marzo scorso, con la sola astensione del movimento valdostano Alpe) di chiudere il ciclo dei rifiuti con un impianto di pirogassificazione, «impianto che un recente studio del Politecnico, commissionato dalla provincia di Torino, ha paragonato senza mezzi termini a un inceneritore», come si legge in un comunicato delle associazioni Comitato Rifiuti Zero VdA, Legambiente VdA, Amici del Viale della Pace, Codacons, Diritto al Futuro.
 Il video pubblicato qui sopra mette a confronto l’alternativa proposta dalle associazioni ambientaliste con il progetto del pirogassificatore, poco o nulla diverso in realtà rispetto a un normale inceneritore e quindi, fuori di ogni dubbio, nocivo per la salute umana.
 
 Contro l’ennesima decisione presa sulle teste (e sulla pelle) dei cittadini il Comitato Rifiuti Zero organizza un flash mob, sit in di protesta ad Aosta, in via Croce di Città, dalle ore 17 alle 18 di sabato 17 aprile.
 

 Il testo del comunicato:

 
 «Sabato 17 aprile, in solidarietà con la Manifestazione nazionale contro gli inceneritori (Parma), manifesteremo il nostro dissenso, qui ad Aosta, con una "flash mob" contro il pirogassificatore, una mobilitazione lampo: un pacifico sit in in via Croce di Città dalle 17 alle 18.
 Il Comitato Rifiuti Zero raccoglierà le firme per la petizione per la raccolta dell’umido e vi chiediamo di tenerci compagnia con tanti striscioni «No pirogassificatore/Sì al compostaggio», cartelloni colorati, chitarre, musica e tutto ciò che di fantasioso vi viene in mente… Un’oretta in allegria per far sentire la nostra voce, per fargli vedere che esistiamo e che esiste un’alternativa che vogliamo venga presa seriamente in considerazione! Continua a leggere

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Emergency testimone scomodo dei bombardamenti occidentali

 
AGGIORNAMENTO: Un portavoce del governo
di Helmand ha smentito il coinvolgimento degli operatori italiani con Al
Qaeda. Il ministro Frattini, dal canto suo, ha liquidato l’accaduto
come «un caso di cattiva informazione». Aggiornerò la pagina appena
conoscerò gli sviluppi, rimando intanto a questo articolo di Tafanus.

 

 

 Qualche tempo fa il blog Tafanus aveva proposto di assegnare il nobel per la pace a Gino Strada, fondatore di Emergency.

 Qualche tempo fa (un po’ di tempo dopo) il nobel per la pace è stato assegnato al comandante in capo dell’esercito degli Stati Uniti, quel presidente Obama che ha ordinato l’intensificazione della guerra in Afghanistan, oggi in procinto di estendersi al Pakistan.
 Dallo scoppio della guerra (2001; a ottobre "festeggeremo" i 9 anni di combattimenti – la seconda guerra mondiale è durata molto meno) a oggi Emergency nei propri ospedali ha garantito le cure a milioni di afghani.

 La notizia dell’arresto di 9 operatori dell’ospedale di Lashkargah, 6 locali e 3 italiani, Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani, accusati di preparare un attentato contro il governatore della provincia di Helmand, è assurda e corrisponde a un tentativo di togliere di mezzo Emergency, un testimone scomodo dei massacri della coalizione armata di cui l’Italia fa parte, quella della «guerra umanitaria» e delle «vittime collaterali».
 Una coalizione che ha dato il proprio appoggio all’esercito afghano in questa incredibile operazione contro un ospedale.
   

 Firma l’appello sul sito di Emergency
 
 Chiedi
al ministero italiano degli esteri di attivarsi per i nostri connazionali e i loro colleghi afghani [invia un’e-mail a unita.crisi(at)esteri.it]

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Prima assoluta dell’opera multikulti «Tulla e Leandro alla ricerca delle radici» [di Silvia Berruto]

 
 Ricevo e volentieri ripubblico un articolo di Silvia Berruto, giornalista contro il razzismo, già comparso sul blog Liberostile.
 In questi tempi di egoismi e respingimenti, razzismo leghista e altra barbarie, è andata in scena all’auditorium di Aymavilles (Aosta) l’opera musicale «Tulla e Leandro alla ricerca delle radici», esperimento di scambio interculturale e studio a distanza Italia-Belgio, che ha visto in scena circa 70 tra musicisti e cantanti di età compresa fra i 9 e i 47 anni per un «prodotto interculturale e multiculturale» in tre lingue più una: la musica.
 [N.B. Ho aggiunto una
mia traduzione italiana al testo dell’intervista in francese]
 

 Prima assoluta dell’opera multikulti "Tulla e Leandro alla ricerca delle radici

 di Silvia Berruto, giornalista contro il razzismo
 
 Tamburi à gogo per l’intro dell’opera e insieme per l’entrée del pubblico a cura e per l’energia dei Fanfakids dal centro giovanile fiammingo Centrum West di Bruxelles.
 Sfida e scommessa vinte.
 L’opera è stata allestita in soli tre giorni in Italia, ad Aosta, ed è il prodotto e l’esito felice di uno studio a distanza e di uno scambio interculturale davvero riuscito fra Belgio e Italia.
 L’opera è in sintesi una favola in tre lingue più una: la musica.
 La favola è stata narrata da una settantina di musicisti e cantanti di tutte le età: dai 9 ai 47 anni, professionisti e studenti uniti dalla e nella musica.
 Un prodotto interculturale e multiculturale dunque.

 Multikulti.

 In una visione culturale in cui non si parla più di integrazione ma di pari opportunità, di empowerment e di diritti uguali per tutti.
 Protagonisti di questa operazione culturale e di questa lezione di un mondo diverso possibile, e già esistente, e di una convivenza reale al di là di ogni separazione costruita, sono stati: i Fanfakids, 13 giovani percussionisti belgi di varia origine (Marocco, Guinea, Tunisia,Togo, Pakistan), il coro di voci bianche della Fondazione Istituto Musicale della Valle d’Aosta Canto Leggero composto da quaranta di giovani cantanti, SFOMensembles classi strumentali della SFOM (Scuola di Formazione e Orientamento Musicale). Continua a leggere

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8 x 1000? Ora anche basta!

 

 
 Da qualche anno do l’otto per mille delle mie tasse alla Chiesa valdese. Non sono valdese, ma lo Stato italiano incontra poco la mia fiducia e i valdesi devolvono interamente il ricavato ai bisognosi. Anche per acquistare (che cosa sento mai??) preservativi contro l’Aids e le gravidanze obbligate nei Paesi del terzo mondo.
 La Chiesa cattolica con l’otto per mille fa altro, magari anche un po’ di beneficenza, ma non è certo la parte più consistente del malloppo…
 Godetevi il video, che prendo da YouTube attraverso il blog Femminismo a Sud: è spassoso.
 E ricordate che se nella vostra dichiarazione dei redditi non dite a chi volete destinare il vostro otto per mille, una parte va comunque alla Chiesa. Continua a leggere

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