Aspettando la Rachel Corrie (2)

 Opera di Carlos Latuff
 A bordo della «Rachel Corrie», che continua il suo viaggio in direzione di Gaza, c’è una donna ottantacinquenne, Hedy Epstein. Hedy Epstein è ebrea e reduce dai campi di sterminio nazisti. Fra poco scopriremo se i commandos della marina militare israeliana le riserveranno lo stesso trattamento dei 9 attivisti uccisi sulla nave turca abbordata, o quello dei 700 prigionieri arrestati illegalmente, molti dei quali picchiati e finalmente espulsi (espulsi da un Paese nel quale non avevano mai cercato di entrare, visto che si trovavano in acque internazionali al momento dell’arresto e la loro meta era Gaza, non Israele).
 Hedy Epstein a bordo dell’imbarcazione, determinata a portare il proprio messaggio di solidarietà al milione e mezzo di progionieri di Gaza, affamati da un embargo anche questo illegale, potrebbe suggerire allo Stato che ama definirsi ebraico le contraddizioni della propria politica, lo stridere delle politiche attuali con quanto subito dal popolo d’Israele in un passato non lontano, che forse avrebbe ancora qualcosa da insegnare a chi non vuol rischiare nuovi olocausti.
 Hedy Epstein contraria alla politica di Israele dovrebbe dipingere per ciò che è – un’idiozia – la solita accusa di antisemitismo per chi osa criticare le azioni di Israele.
 Come anche la posizione di Miriam Marino, della rete Ebrei contro l’occupazione, che in un bell’articolo smonta i vaneggiamenti razzisti di Fiamma Nirenstein pubblicati da «il Giornale» di Vittorio Feltri (QUI il gruppo Facebook per chiederne la radiazione dall’ordine dei giornalisti), quello che titolava: «Israele ha fatto bene a sparare. 10 morti fra gli amici dei terroristi».
 Qualche riflessione sull’apertura del valico di Rafah, al confine con l’Egitto, si trova invece in Guerrilla Radio, il blog di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per i diritti umani presente a Gaza. Insieme alla notizia di una nuova flottiglia pronta a partire per Gaza, scortata questa volta da navi da guerra turche.
 L’entrata in gioco di navi da guerra potrebbe implicare un precipitare degli eventi in senso negativo (quale risposta attendersi da Israele?), ma l’impressione è comunque che l’attacco omicida e dissennato ai pacifisti internazionali (più che l’embargo illegale che stringe Gaza d’assedio da 4 anni o l’operazione «Piombo Fuso» a cavallo tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009) abbia innescato un moto di disapprovazione troppo grande per essere bloccato dal consueto intervento degli Stati Unitio (e dell’Italia, purtroppo).

 Forse,
almeno, il mondo comincia
ad accorgersi che a Tel Aviv si è abbondantemente passato il segno.
 
 Disegno di Carlos Latuff


 Leggi anche l’articolo Aspettando la Rachel Corrie.

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