La ferrovia del Drinc, l’antica linea per il trasporto del minerale della miniera di Colonna da Cogne fino ad Acquefredde, sopra Aosta, per poi raggiungere in teleferica gli impianti di fondovalle, è a rischio smantellamento.
Si tratta, l’ho già detto, di un patrimonio di archeologia industriale, che andrebbe tutelato.
Per decenni si è creduto che sarebbe stata preservata, anzi, valorizzata al fine di mettere in contatto e integrare i comprensori sciistici di Cogne (fondo) e Pila (discesa). Per consentire il trasporto dei passeggeri sono stati spesi a oggi 30 milioni di euro.
Poi il voto del consiglio regionale di mercoledì (6 giugno), e la decisione di non completare i lavori (costano troppo e il progetto non va bene).
Una delibera anticipata, la sera prima, dalla messa in onda di un filmato nella trasmissione Striscia la Notizia, dove – con “incredibile” tempismo, soprattutto se si considera che il servizio era stato girato la scorsa estate – l’inviato Gimmi Ghione mostrava a tutta l’Italia lo scandalo di una linea ristrutturata e inutilizzata, salvo poi far capire, attraverso un’intervista al presidente della regione, Augusto Rollandin, che è meglio smantellare tutto, piuttosto che spendere altri soldi per un’opera che non sarà mai usata.
Smantellare. Capisco che si possa decidere di non completare la ristrutturazione, ma perché smantellare? Perché – come ho scritto in una lettera pubblicata dalla Stampa Valle d’Aosta – «togliere i binari»?
Perché non tutelare almeno il valore culturale e storico della struttura?
Perché non tenerla funzionante almeno come collegamento straordinario in caso di calamità? La ferrovia del Drinc è stata utilizzata per il trasporto di persone e rifornimenti sia durante l’alluvione del 2000, sia dopo le nevicate che avevano isolato la valle di Cogne nel 2008. E in fondo quanto volete che possa costare un po’ di manutenzione? più della Juventus in ritiro a Châtillon?
Senza contare che, prima o dopo, la ferrovia del Drinc potrebbe essere inserita in quel più ampio progetto di valorizzazione del bacino minerario che anche l’attuale maggioranza dice di voler realizzare. Un progetto storico e cultrale che porterebbe con sé un nuovo tipo di turismo, quello minerario, già presente in altre zone d’Europa e delle Alpi.
Riporto il comunicato stampa del Comitato spontaneo per la difesa del bacino minerario di Cogne e della ferrovia del Drinc uscito all’indomani della delibera del consiglio regionale.
Comunicato stampa
Accogliamo con piacere la risoluzione approvata in consiglio che impegna la Regione Valle d’Aosta a operare, anche con fondi europei, alla valorizzazione delle miniere di Cogne. Peccato che al punto 7 della delibera 2042 citata, si parli chiaramente di cancellazione del vincolo minerario e del sito denominato Miniere di Cogne. Peccato anche che, in questa risoluzione, non vi sia alcun cenno al trenino del Drinc, che invece verrà smantellato, nonostante la richiesta di quasi settecento residenti, su novecento-mille votanti, cosa che riteniamo un atto assolutamente deprecabile.
Siamo certi che la petizione sarebbe stata firmata all’unanimità, se a quella parte di cogneins che non hanno firmato, fosse chiaro che la morte della ferrovia storica del Drinc, non comporta il sorgere di una mirabolante funivia come loro auspicano. Significa al contrario solo la perdita di un bene comune prezioso, nel suo valore storico e culturale, nel potenziale turistico ed economico e in quanto seconda via d’accesso in caso di calamità naturali. Coloro che non si sono battuti, come noi, per difendere questo bene, purtroppo se ne pentiranno in futuro, quando non l’avranno più.
Il Comitato spontaneo per la difesa del bacino minerario di Cogne e della ferrovia del Drinc
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