Quella che segue è una mia lettera aperta sui Giochi mondiali militari che si svolgeranno in Valle d’Aosta tra il 20 e il 25 marzo 2010.
Sabato 20 marzo, nella nostra regione [la Valle d’Aosta, nda], si inaugureranno i primi Giochi mondiali militari di sport invernali, manifestazione che vuole essere un «messaggio di tolleranza e di pace», secondo le parole del presidente del Consiglio internazionale dello sport militare (Cism), il generale Gianni Gola.
Naturalmente non è mio obiettivo contestare la legittimità dell’avvenimento, perché sono consapevole del mondo in cui vivo e so che gli eserciti sono spesso indicati dai governi delle nazioni democratiche come necessari per la risoluzione delle controversie internazionali.
Da pacifista so anche, tuttavia, che la guerra uccide e che migliaia sono le «vittime collaterali» delle cosiddette “missioni di pace” in Afghanistan e in Iraq.
Da cittadino, so che non tutta l’opinione pubblica è disposta ad accettare la retorica degli eserciti costruttori di pace.
Per accogliere il «messaggio di tolleranza» cui si alludeva qui sopra, ad esempio, si renderanno necessari 250 uomini appartenenti a polizia, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale, polizia locale ed esercito, oltre ad artificieri, unità cinofile in grado di individuare esplosivi, unità antiterrorismo ed elicotteri: uno strano biglietto da visita per chi si prepara ad apportare il proprio contributo al mantenimento della pace.
Di tutto questo, tuttavia, non vale la pena parlare.
Stupisce, piuttosto, la presenza ai Giochi delle delegazioni di Paesi che gli stessi governi e i media occidentali sono soliti etichettare come «Stati canaglia»: è il caso (come ricordato da Arci Valle d’Aosta in un comunicato stampa che trovo non abbia goduto della giusta diffusione presso i mezzi d’informazione locali) della Cina della repressione anti-tibetana e uigura e dell’Iran che arricchisce l’uranio e perseguita i contestatori della vittoria elettorale del presidente Ahmadinejad.
È anche il caso della Turchia, il cui esercito ha più volte represso nel sangue le naturali ambizioni della popolazione kurda al rispetto dei propri diritti, come ha condannato recentemente proprio il Consiglio regionale della Valle d’Aosta.
Resta da capire, infine, come reagirà l’imponente macchina della sicurezza quando qualche “pericoloso contestatore” dovesse esibire una bandiera arcobaleno (o magari quella del Tibet) durante le gare o al passaggio delle delegazioni sportive.
Mario Badino
Cittadino italiano
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La lettera aperta è stata pubblicata da:
AostaSera, il quotidiano on line della Valle d’Aosta
Caro Mario, auguro di cuore alla tua regione di essere in futuro testimone di eventi più adatti alla popolazione che la abita.
Hasta luego
Grazie per il tuo augurio, Elio; speriamo!