Leggo che il banchiere Lorenzo Bini Smaghi lascia la Bce per andare a insegnare a Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria che fa da cornice alle avventure di Harry Potter. Con il cognome che porta – Smaghi – non gli sarà stato possibile resistere al richiamo. Peccato per la vecchia Europa, privata improvvisamente dell’unico strumento capace di soddisfare le richieste dei mercati: la bacchetta magica del banchiere, legno di agrifoglio, 11 pollici, anima di purissimo giglio fiorentino.
Bini Smaghi andrà a ricoprire il posto di insegnante di Difesa contro le Arti oscure, rimasto vacante dalla fine dell’ultimo semestre. Il suo insediamento sarebbe secondo molti imminente; sul noto sito dRagospia, la giornalista Rita Skeeter asserisce di averlo notato mentre si aggirava circospetto sulla banchina del binario 9 3/4 della stazione di King’s Cross, a Londra, carico di bagagli e con una gabbietta coperta da un panno con l’emblema dell’euro.
Skeeter si è anche lasciata incantare dalla possibile correlazione – poco significativa, a giudizio di chi scrive – tra il motto della scuola di Hogwarts («Draco dormiens numquam titillandus», non stuzzicare il drago che dorme) e il cognome del nuovo presidente della Banca centrale europea.
Al mago-banchiere, in ogni caso, i migliori auspici per un anno scolastico ricco di soddisfazioni.
Tornando – ahimè – all’Italia e passando così dalla magia alla semplice prestidigitazione, pare che l’economista Mario Monti, neoeletto senatore a vita, abbia indossato orecchie posticce da coniglio e si prepari a saltar fuori dal cilindro di Giorgio Napolitano che, nel nome della responsabilità e della moderazione, si appresta a commissariare l’Italia per soddisfare le richieste della Bce. I folletti di guardia alle camere blindate della banca Gringott, la sede centrale della Bce, non intendono fare passi indietro circa l’obbligo di tagliare spesa pubblica e stato sociale, innalzare l’età pensionabile, privatizzare e svendere beni comuni e ricchezze nazionali, il tutto allo scopo di formulare un incantesimo risanatore del debito, da molti criticato però come misura recessiva (Petrificus totalus).