Ricevo e pubblico volentieri la lettera di Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra Valle d’Aosta al segretario della Cgil regionale in sostegno allo sciopero generale contro la manovra del governo. Una lettera e uno sciopero entrambi largamente condivisibili, contro una manovra di classe che si propone di fare piazza pulita dei diritti del lavoro, quei «lacci e lacciuoli» – come dice qualcuno – che si sforzavano, che ancora si sforzano, lottando coi mulini a vento, di ridurre le distanze sociali generate dall’ineguaglianza economica.
Al Segretario Regionale della CGIL Domenico Falcomatà
Caro Segretario,
È con un sentimento misto di sollievo, di speranza e di preoccupazione che abbiamo accolto la notizia della proclamazione, da parte del più grande sindacato italiano, di uno sciopero generale per cambiare radicalmente la manovra finanziaria con la quale il governo sostiene di voler fare uscire il nostro Paese dalla crisi economica.
Sollievo, perché in questa gravissima situazione, la CGIL decide di fare fino in fondo il proprio mestiere (che bella parola, “mestiere”, dove convergono conoscenza e abilità, sapere e saper fare) che è quello di difendere e sostenere i diritti dei lavoratori.
Diritti che questa manovra vuole semplicemente distruggere facendo pagare la crisi non a chi l’ha provocata ma a chi continua a subirla. Una scelta ferocemente classista che usa la crisi per regolare il conflitto di classe a favore dei più forti. Perché in questo modo si insiste a somministrare al malato la pozione che lo ha avvelenato: le politiche neoliberiste che continuano ad affidare a un mercato che ha fallito il compito di regolare l’economia. Perché si vuole abolire di fatto l’ art. 18, e consegnare i lavoratori alla mercè dei padroni e perché si vuole distruggere la memoria storica della Repubblica nata dalla Resistenza abolendo le festività che la mantengono viva: il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno. Perché è una manovra anticostituzionale che vuole svuotare la volontà popolare, espressa nei recenti referendum, obbligando gli enti locali a privatizzare il privatizzabile mentre si continuano a spendere miliardi per la guerra. Perché…
Se di fronte a questo la più grande organizzazione di lavoratori del nostro Paese dice di no e propone altre strade, ci si può riaprire alla speranza.
Alla speranza, perché la nostra storia ci ha insegnato che le conquiste civili, quelle che danno a ogni essere umano la dignità di persona, prima fra tutte il diritto al lavoro, sono sempre state il frutto dell’impegno e della lotta contro chi, per il proprio particolare interesse, vuole ridurre gli esseri umani a semplici “fattori della produzione”. È solo con la lotta e la partecipazione in prima persona che le cose cambiano davvero. È con la lotta e nella lotta che si può elaborare una alternativa a un sistema che si è rivelato totalmente incapace di risolvere i più elementari problemi delle persone, che sta distruggendo la democrazia e riconducendoci alla barbarie.
E qui nasce la preoccupazione: perché il compito è difficile, perché le forze che si oppongono al cambiamento sono tante e dispongono di grandi mezzi, perché il tempo per organizzare una iniziativa così impegnativa è poco, perché ci sono quelli che non sanno bene da che parte stare…
Le proposte della CGIL convergono largamente con le nostre: abbiamo cominciato in tutta Italia una raccolta di firme per l’istituzione di un’imposta patrimoniale, la lotta all’evasione fiscale, il taglio delle spese militari, una politica di tutela e salvaguardia dell’ambiente che sia anche occasione di nuova e buona occupazione, soprattutto per i giovani…
Continueremo nel nostro impegno appoggiando in ogni modo e con tutte le nostre forze, come abbiamo già fatto per le iniziative del 16 ottobre e del 6 maggio scorso, questa iniziativa della CGIL.
Ci auguriamo di non essere soli e che partiti, associazioni, movimenti, insieme ai tantissimi/e che da questa manovra vedono compromessa la propria vita e le proprie speranze, comprendano l’ importanza della posta in gioco e si impegnino per contribuire ad avviare, con lo sciopero del 6 settembre, quel processo di radicale rinnovamento di cui tutto il Paese, Valle d’ Aosta compresa, ha profondamente bisogno.
Fraterni Saluti,
Francesco Lucat, segretario regionale Rifondazione Comunista – portavoce Fed Sin VdA
>>> Nella foto, un momento dello sciopero generale dello scorso 6 maggio ad Aosta.