Secondo Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord famoso per aver provocatoriamente disinfettato, ormai nella notte dei tempi, i sedili su cui sedevano le prostitute di colore sul treno, per aver tenuto lezioni ai neofascisti francesi su come nascondere la propria identità dietro la foglia di fico del localismo, per aver espresso solidarietà al carnefice esecutore della cosiddetta pulizia etnica in Bosnia, Radko Mladic, da lui ritenuto un «patriota», secondo Borghezio, dicevo, i leghisti devono tornare a essere, come alle origini, «figli di puttana».
«La gente che andrà a Pontida lancerà un messaggio di questo genere», ha dichiarato Borghezio al sito Affaritaliani.it: «Toglietevi di dosso quell’aplomb ministeriale che ci fa cagare e tornate quei ribelli, intrattabili, figli di puttana quel tanto che basta e necessita per combattere il burocratismo statalista di Roma ladrona!».
Un invito a essere cattivi – espresso tra l’altro nel tipico linguaggio sessista che quando c’è da parlar male di qualcosa tira sempre in ballo la donna, il più delle volte liquidandola come «puttana» – che l’ineffabile decide di lanciare in coincidenza con il decreto approvato dal consiglio dei ministri del 16 giugno, per colpa del quale i migranti irregolari che arrivano sul territorio italiano e sono in attesa di espulsione potranno essere trattenuti nei Cie fino a 18 mesi.
E allora, caro Borghezio e caro consiglio dei ministri, c’è solo una cosa da dire: forse non c’è bisogno di tornare a essere «figli di puttana» (ipse dixit), perché, forse, aplomb o non aplomb, non avete mai smesso.