Alessandro Robecchi: Silvio Bonaventura

 
 Pubblico,
con la cortese autorizzazione dell’autore, una poesia di Alessandro Robecchi, pubblicata sul manifesto di oggi (domenica 30 agosto), sulle note vicende del papi del consiglio che, non pago di non aver risposto alle legittime domande di Repubblica, ha deciso di querelare il giornale, chiedendo, poveretto, un milione di euro di danni.
 
 Credo che la risposta di Robecchi sia davvero la migliore possibile, perciò eccola a voi.
 
 È tratta dal blog dell’autore.

 

 Voi siete qui – Silvio Bonaventura

 
 Quanto girano i coglioni
 a don Silvio Berlusconi
 irritato dai giornali
 chiama tutti i suoi sodali
 
 Feltri, Minzo, Bonaiuti
 Giulianone tra i più arguti,
 hanno tutti un cervellone!
 (Tutti, tranne Capezzone)
 
 “Feltri, tu che sei gaglioffo
 dài, sistemami quel Boffo!
 Giulianone ti offro un pranzo
 se sputtani quel D’Avanzo!”
 
 “Normalmente la giustizia
 mi procura l’itterizia,
 ma stavolta – niente male –
 mi rivolgo al Tribunale”
 
 Dritto, magro, allampanato
 ecco arriva l’avvocato.
 Il suo nome ognun lo sa:
 Eia Eia Mavalà
 
 Dice: “Posso esser d’aiuto?”,
 quello scheletro occhialuto.
 “Attacchiamo i magistrati?
 Parrucconi! Minorati!”
 
 Ma lo ferma il presidente:
 “Questa volta è differente.
 Mi hanno messo sotto scacco?
 E io passo al contrattacco”
 
 Ore e ore di riunione
 a cercar la soluzione:
 tutti i modi e le maniere
 per salvare il puttaniere
 
 “Dopotutto che ho commesso?
 Qualche cena e un po’ di sesso!
 Tanto i conti dei festini
 li pagava Tarantini!”
 
 “Ho mentito alla nazione?
 perché tanta indignazione?
 Ho intrepreso quel cammino
 già dai tempi di Bettino!”
 
 Lì, davanti ai suoi amici
 pensa ai tempi suoi felici,
 mentre ora – paradosso! –
 stanno tutti a dargli addosso
 
 Quante storie per Noemi!
 Ma ci prendono per scemi?
 Se nessuno ha fatto strali,
 per le leggi personali!
 
 La Gaparri, il Lodo Alfano
 Tutti colpi da caimano!
 E il Pd, per tradizione,
 non ha fatto opposizione.
 
 Poveretto, è proprio affranto,
 nella voce mostra il pianto.
 Non sconfitto dalle lotte:
 ma da tre o quattro mignotte
 
 Com’è triste quel marpione!
 Quanta commiserazione.
 Lo interrompe Mavalà:
 presidente, senta qua!
 
 Gran trovata da avvocato,
 senta cosa ho elaborato
 Frugano nelle mutande?
 Quereliamo le domande!
 
 Che incredibile trovata,
 presto!, la carta bollata!
 La Repubblica vedrà
 un milione ci darà
 
 Mentre scrivon la querela
 un sorriso già trapela,
 ma a metà di una frasetta
 fa irruzione Gianni Letta:
 
 “Disgraziato, deficiente!
 Se lo prendo, quel fetente!”
 Preocupato Silvio fa:
 “Calma, Letta, ma cos’ha!”
 
 “Molti giorni ho lavorato
 per avere il risultato.
 Una piena assoluzione
 per il tuo testosterone”
 
 “Ma quel Feltri maledetto,
 quello è un pessimo soggetto!
 Oggi ha reso tutti vani
 i miei sforzi vaticani!”
 
 “Volgarmente, quale ardire
 Ha attaccato l’Avvenire
 L’idulgenza, vuoi vedere,
 te la infili nel sedere!”
 
 Silvio è triste e disperato
 Pensa al grande elettorato:
 il cattolico castiga
 soprattutto per la figa!
 
 Deficienti, ne ho abbastanza!
 Guarda intorno nella stanza.
 Ma tra grida, insulti e lutti
 Se ne sono andati tutti
 
 Resta solo, si deprime,
 è la fine del regime.
 Resta questa filastrocca
 e la passione per la gnocca
 
 Poi c’è pure una morale
 pei lettori del giornale:
 che soddisfazione magra,
 Dongo è colpa del viagra

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