«Vittorio Arrigoni
è stato bloccato con la forza dai soldati dello stato ebraico in acque
palestinesi, sbattuto in carcere per sei giorni e poi espulso
dall’aeroporto di Tel Aviv. Il tutto per aver manifestato a fianco dei
pescatori palestinesi contro il blocco che sta strangolando la Striscia
e gettando sul lastrico centinaia di famiglie». Così presenta la
vicenda il manifesto del 29 novembre, a introduzione di un articolo dello stesso Vittorio, di cui fornisco qui sotto l’incipit (cliccabile per leggere l’articolo intero). La versione integrale la trovate però sul blog Guerrilla Radio, perché quella cartacea è stata vittima di un paio di "sforbiciate" redazionali, ad esempio dove Vik
afferma: «Arrivati al porto di Ashkelon, io Darlene e Andrew, siamo
stati condotti fuori dalla nave da guerra israeliana, e lì ci è apparsa
dinnanzi una scena da olocausto. Qualcosa che a me a ricordato il film Schindler’s list,
o le prose intrise di orrore di Primo Levi. Tutti e quanti i pescatori
stavano inginocchiati ignudi, incatenati alle caviglie e coi polsi
ammanettati dietro la schiena, bendati. Loro il viaggio, di circa 50
chilometri nautici, se l’erano fatto così, all’aperto in quelle
condizioni». Naturalmente Vik non sta paragonando la politica israeliana a Gaza allo sterminio nazista degli ebrei: le generalizzazioni non servono a nessuno e la Shoah è stata una tragedia unica. Ma descrivere certe «scene», certe atmosfere, è importante per
evitare che il passato si ripeta. Fu proprio Primo Levi ad ammonire a
meditare su ciò che è stato. E non possiamo tacere, quando ne vediamo
le tracce altrove.
Di fronte alla descrizione delle pistole puntate, del salto nel vuoto, delle scosse resto senza parole.
Penso a chi le ha vissute e mi dico che solo l’essere stato a Gaza, a
contatto con l’ingiustizia che uccide il popolo palestinese possa aver
dato a Vik la forza di reagire ai soprusi. Di provocare i soldati
israeliani. Ed è vero quello che dici alla fine: è «una questione
morale che significa libertà per i palestinesi». Ed è l’unica che possa
significare «pace e sicurezza per gli israeliani». Lo scrivo in un
commento al blog di Vittorio, che mi risponde così: «È la forza della
giustizia che ti fa reagire senza quasi timore, amico Mario. La
certezza, senza alcun dubbio, di essere dalla parte del giusto. La
parte che non punta le pistole, nel mio caso, ma che riceve i
proiettili dell’ingiustizia, nel silenzio complice di chi sapeva. stay
human. Vik».
Leggi l’articolo di Vik sul manifesto
Leggi la versione integrale sul blog Guerrilla Radio:
Il mare era un coltre liquida impassibile, priva d’increspature, liscio come olio, martedì scorso quando io, Darlene e Andrew, (Continua)
Disponibile, su Guerrilla Radio, anche l’articolo in traduzione inglese
L’immagine di questo articolo è tratta dal blog Guerrilla Radio.
onore a arrigoni e la sua forza di volontà. israele sbaglia, continua a sbagliare, favorisce l odio e la violenza da parte dei palestinesi.
Se soltanto fosse possibile far circolare l’informazione presso il grande pubblico! Pare comunque che Bruxelles, per una volta, ne abbia fatta una giusta… Dal sito di Vittorio Agnoletto:
Il Parlamento europeo dice no al protocollo di cooperazione con Israele: prima i diritti dei palestinesi!
published: 03 12 2008
Il Parlamento europeo dice no alla partecipazione di Israele ai programmi comunitari: prima il rispetto dei diritti dei palestinesiBuone notizie da Bruxelles. Domattina l’Europarlamento avrebbe dovuto esprimersi a proposito di una proposta di Commissione e Consiglio per avviare un protocollo di cooperazione tra Israele e Ue che avrebbe dato a Tel Aviv la possibilità di accedere ai programmi comunitari. Ebbene, il gruppo della Sinistra europea, con l’appoggio dei verdi e dei socialisti, è riuscito oggi, in apertura della sessione plenaria, a far rinviare il voto a data da destinarsi, finchè Israele non rispetterà i diritti del popolo palestinese!Si tratta, come comprenderete, di una grande vittoria: detto in altre parole, fino a quando Israele non realizzerà i cambiamenti richiesti dalla comunità internazionale in merito al rispetto dei diritti umani della popolazione palestinese, non potrà accedere ai programmi comunitari.
Il protocollo – il cui voto siamo riusciti, oggi, a rimandare – avrebbe previsto infatti un accesso illimitato ai programmi di ricerche scientifiche, accademiche e tecniche e avrebbe offerto a Israele uno status particolare.
Riuscire a vincolare queste condizioni di partnership privilegiata al rispetto dei diritti è un risultato importante: l’Europa non può aprire le porte dei propri programmi a uno Stato che da anni calpesta la dignità di un popolo. Non si tratta di un ‘no’ aprioristico ed ideologico a Israele: quando accoglierà le richieste degli organismi sovranazionali in materia di rapporti con i palestinesi, saremo pronti a stipulare protocolli di collaborazione con questo Stato.