Un anno fa ero a Roma ad accogliere il Presidente americano, padre della guerra permanente e padrone del mondo. «No Bush, No Prodi, Il nemico è in casa nostra» recitava uno striscione. Il nuovo governo è per Washington un alleato persino più fedele di quello che lo ha preceduto e Bush ritorna a Roma – faccio mie le parole dell’appello del Patto permanente contro la guerra – «per chiudere la partita sulla nuova base Usa a Vicenza, ottenere nuove truppe e nuove regole di combattimento in Afghanistan, coinvolgere l’Italia nell’escalation di guerra contro l’Iran e in Medio Oriente, concretizzare la collaborazione italiana allo Scudo missilistico Usa e alla costruzione degli F 35».
Questa volta, con mio grande rammarico, non potrò andare ad accogliere l’ospite sgradito. Invito tutt* quant* ne abbiano la possibilità ad andare, per manifestare la propria disapprovazione verso l’orrore della guerra senza fine e proporre una visione del mondo e della società diversa da quella basata sulla sopraffazione e sulla legge del più forte. Mobilitiamoci, tutte e tutti, per realizzare gli obiettivi che il Patto permanente contro la guerra propone: ritiro immediato delle truppe italiane dall’Afghanistan, dal Libano, dai Balcani; revoca della decisione di costruire una nuova base militare Usa a Vicenza e smantellamento delle basi militari Usa/Nato nel nostro territorio per riconvertirle a uso civile; revoca dell’adesione dell’Italia allo Scudo missilistico Usa, della partecipazione alla costruzione degli F35, dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele; taglio delle spese militari a favore di quelle sociali.
Del resto, ricordate i versi di quella poesia (o è una vecchia canzone?), quella che dice: «L’Italia ripudia la guerra / come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli / e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Peccato che la letteratura non abbia valore di legge, peccato!
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Mercoledì è domani, ancora non so se la visita dell’Imperatore d’Occidente susciterà o meno tafferugli e scaramucce in questa landa alla periferia dell’Impero… So invece che quel mattacchione del nostro premier, previdente com’è, ha fatto liberare un duecento posti nel carcere di Rebibbia (era Rebibbia o un altro?) per fare posto agli eventuali trattenuti. Chi si aspetta gli scontri, secondo me, parte in malafede: l’anno scorso non è successo nulla di così grave da far temere il peggio. Inoltre, grazie a Dio, Giorgino W. è oramai alla fine del suo contratto di lavoro a tempo determinato… Vedremo come andrà. Un in bocca al lupo da chi non è potuto essere a Roma per una manifestazione riuscita!