Accade in Valle d’Aosta.
È tornato l’imperatore. Così titolava l’edizione nazionale della Stampa a commento delle elezioni regionali ultime scorse. La vittoria è andata all’Union valdôtaine ed è stata travolgente. Ma è stata soprattutto la vittoria dell’ex Presidente della Regione ed ex senatore Augusto Rollandin, noto anche, e democraticamente, come «l’empereur» [l’imperatore]. Ancora una volta, come non manca di ripetersi da 30 anni a questa parte, il partito del leoncino rampante guiderà la Valle d’Aosta. Il partito che invitava a rimanere a casa, a novembre, in occasione del primo referendum propositivo d’Italia. Quello dei 2 mila chilometri di strade poderali in montagna. Quello dell’inceneritore.
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Questo blog si rivolge a un pubblico variegato, che magari in parte non conosce la vita politica della regione più piccola d’Italia. E allora sarà il caso di spendere due parole sul nuovo (?!) uomo forte della politica nostrana, tanto nuovo che lo ricordo Presidente al tempo in cui ero bambino. Chissà se tutto ciò che dirò potrà essere usato contro di me; sicuramente nulla di quanto segue è frutto di malevole fantasie o interessi personali. Cito fatti acclarati, conosciuti dai più, ma, evidentemente, giudicati in maniera diversa da come ho fatto io da 13 mila 836 elettori valdostani (su una popolazione complessiva che supera di poco i 124 mila abitanti, minorenni compresi).
Augusto Rollandin è stato sindaco di Brusson (Val d’Ayas) dal 1975 al 1978. Consigliere regionale dal 1978 al 1993, ha ricoperto il ruolo di assessore alla sanità e all’agricoltura. Dal 1983 al 1990 è stato Presidente della Regione. Eletto senatore della Repubblica nel 2001 con il 49,3% dei voti, non è stato riconfermato nelle politiche del 2006. Lo scorso 25 maggio è risultato il candidato più votato di sempre alle elezioni regionali. Nel 1994, però, era stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 16 mesi di reclusione ed all’interdizione dai pubblici uffici per abuso d’ufficio per favoreggiamenti in appalti. Nonostante questo provvedimento giudiziario e il fatto che diversi esponenti del suo stesso movimento lo abbiano contestato apertamente, nel 1998 era ancora riuscito a costruire intorno a sé un consenso tale da imporre una sua candidatura. Era stato eletto e immediatamente dichiarato decaduto. Successivamente, nonostante la condanna, nel maggio 2001 si era candidato al Senato ed era stato eletto (l’interdizione dai pubblici uffici non si applica al parlamento). In seguito, le pene accessorie della condanna, tra le quali l’interdizione dai pubblici uffici (che causa l’ineleggibilità a Consigliere regionale) sono state estinte, e oggi l’imperatore è tornato.
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Chi, invece, è scomparso dal Consiglio regionale, come già dagli scranni del Parlamento nazionale qualche settimana prima, è l’Arcobaleno della Valle d’Aosta. È evidente che si procede a tappe forzate verso la «normalizzazione», insomma [lo scrivente, in realtà, non trovando affatto «normale» il fatto che lo stesso partito sia al governo da 30 anni, senza un briciolo di alternanza, è propenso a credere che per «normalizzazione» oggi s’intenda la distruzione completa della sinistra o di chi abbia una visione della società e dell’economia diverse da quella dominante, nient’altro].
Rifondazione comunista, Sinistra alternativa, i Verdi, i Comunisti italiani, l’Italia dei Valori e il Comité des Valdôtains (questi i partiti che compongono l’Arcobaleno a livello regionale) sono rimasti esclusi dai giochi “consiliari”. Questo significa che la vita politica istituzionale della regione è stata privata della presenza di quelle forze politiche che erano state maggiormente attive, a parere di chi scrive, nel difendere il territorio e nel denunciare i guasti del sistema politico locale. Oggi quel che rimane dell’opposizione all’Union dovrà assumersi le proprie responsabilità e dire concretamente ciò che pensa in merito ad alcuni temi caldi nei confronti dei quali l’impegno dell’Arcobaleno nel Consiglio regionale sarebbe stato determinante. Il termovalorizzatore che si prevede di costruire a Brissogne, innanzitutto. Senza Arcobaleno, i partiti sopravvissuti fra quelli che componevano il Galletto [l’alleanza elettorale di centrosinistra in Valle d’Aosta] ricorderanno l’impegno preso con i cittadini per la realizzazione di un sistema di smaltimento dei rifiuti privo di conseguenze per la salute umana? Sapranno mettere un freno alla costruzione di strade poderali buone per l’interesse di pochi, ma altamente impattanti per l’ambiente montano? E, già che ci siamo, vorranno tener d’occhio la frenesia di certi costruttori edilizi? Saranno loro i cani da guardia della democrazia e della legalità in Valle d’Aosta? Cosa diranno in Consiglio riguardo alla gestione del pubblico denaro? Che cosa pensano di fare a proposito della gestione del Casinò di Saint-Vincent o dell’Università della Valle d’Aosta? Si sono fatti un’idea in merito al delirante progetto di potenziamento del piccolo aeroporto di Saint-Christophe?
Tutte domande alle quali gli eletti del PD e di Vallée d’Aoste Vive-Renouveau saranno chiamati a rispondere. Nell’attesa, quella parte della società che non si riconosce nei risultati elettorali si organizzi; innanzitutto per diffondere idee diverse da quelle della “nuova” maggioranza. In fin dei conti, una popolazione ha il governo che si merita. In fin dei conti, gli elettori hanno scelto. In fin dei conti, ce lo aspettavamo. Come alle politiche di aprile. Dobbiamo allora darci da fare in altro modo: fare informazione, resistere, far circolare nuove idee. Convincere la popolazione che un altro modo di far politica e un altro tipo di società sono possibili. Sarà un lavoro lunghissimo, in Valle d’Aosta e in Italia, ma è necessario.
Il navigante più attento (o quello residente in Valle d’Aosta) avrà facilmente capito/capirà facilmente perché, per illustrare il presente articolo, ho scelto alcune foto che ritraggono l’Arco d’Augusto, simbolo dell’Aosta romana. Pare comunque che l’Augusto imperatore, cui l’Arco fu dedicato nel 25 dC, non abbia alcuna parentela con il neoeletto «imperatore». Si tratterebbe di un insolito caso di omonimia.
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