Così ci siamo: anno nuovo vita nuova e via discorrendo. Mi piacerebbe tuttavia che il navigante tornasse con la mente a un anno fa, al principio del 2007. Questo blog, allora, neppure esisteva, ma stava muovendo gli ultimi incerti passi quello vecchio, che tenevo su una piattaforma commerciale
(non vi ci rimando neppure, non ne vale la pena, se proprio ci tenete
provate con un motore di ricerca). Più o meno in questi giorni, un anno
fa, mettevo in rete una poesia d’auguri, scritta con un occhio all’Iraq, dove Saddam Hussein veniva impiccato con la benedizione di Washington, ansiosa di mostrare ai popoli mediorientali i vantaggi della democrazia, e uno alla Palestina, con i Territori stretti nella morsa della repressione israeliana. 365 giorni dopo, nonostante alcune luci (la moratoria sulla pena di morte, ad esempio) e alcune ombre nuove (quanto sta accadendo in Birmania, per dirne una, o in questi giorni in Kenya), trovo che i versi della poesia siano ancora – drammaticamente – attuali. Così li ripropongo. Il titolo è Ancora due dita di sciampagna.
Auguri cari, auguri,
auguri di buon anno,
d’un poco d’entusiasmo
e di felicità. Brindiamo
ai territori martoriati
e ai supermercati,
al giro d’orizzonte, largo, ai sogni.
L’umanità si stringe
tra le macerie calde
di un palazzo o un ideale,
si sputa sulle mani impolverate
per liberarsi il viso.
Auguri anche agli eroi del Paradiso,
ai martiri ch’esplodono,
democrazie che scoppiano.
A chi s’è fatto d’henninger,
chi preferisce Ratzinger,
chi proprio non ci pensa
e tanti auguri all’umile.
E già che ci siamo, ecco alcune fra le parole nuove ascoltate in questo inizio d’anno:
Dal mondo (leggendo qua e là) – Capodanno
di sangue a Gaza (almeno 8 morti negli scontri tra palestinesi); 13
impiccagioni il 2 gennaio in Iran, in barba alla famosa moratoria
internazionale; donna-kamikaze in Iraq, (10 morti e 8 feriti); petrolio
oltre i 100 dollari al barile (il che sarebbe un’ottima notizia,
parlando dal punto di vista ambientale, se non fosse che centinaia di
migliaia di persone di reddito medio-basso dipendono dall’automobile
per il lavoro e dal gasolio per riscaldarsi l’inverno; il rincaro del
greggio costituisce inoltre un’ottima ragione per continuare la
politica di guerra in Medio Oriente); centinaia di morti in Kenya, con
possibile genocidio in corso (si legga, in proposito, Zanotelli sul manifesto del 2 gennaio).
Napoli – Spazzatura in fiamme tra Napoli e provincia, in parte anche a causa dei botti di Capodanno, che tornano a fare vittime. Oltre ai consueti 473 feriti (di cui 24 gravi; il più piccolo ha 10 anni), questa volta c’è scappato il morto (non succedeva dal 2001). Giuseppe Veropalumbo, carrozziere, 30 anni, si trovava a casa sua, intento a giocare a carte, quando un proiettile sparato in aria è entrato nell’appartamento, centrandolo al cuore. Lascia la moglie e una figlia di un anno.
Roma –
Nel suo discorso di fine anno il Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano, ha pronunciato la parola crescita un numero spropositato di
volte, mentre Romano Prodi, Presidente del Consiglio, ha detto che non è vero che il nostro Pil è stato superato da quello della Spagna. Crescita, prodotto interno lordo… Si continua a proporre lo sviluppo indefinito dell’economia, come se fosse sostenibile. Parole nuove zero.
Città del Vaticano – Si cercano nuovi esorcisti. Per meglio affrontare la lotta contro il male, ogni vescovo dovrà avere la sua squadra antimaligno.
Centinaia di sacerdoti saranno addestrati all’uopo. Preoccupano
soprattutto i giovani, sempre più esposti alle lusinghe di Satana. Diavolo d’un Harry Potter!
Succursale del Vaticano oltretevere (già Montecitorio) – Dopo la moratoria della pena di morte votata all’Onu e la proposta di una misura analoga circa l’aborto sostenuta da Giuliano Ferrara, il cardinal Ruini è tornato alla carica contro la legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza. Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, si è detto d’accordo con l’alto prelato e ha annunciato di aver presentato una
mozione parlamentare «per rivedere le linee guida della legge 194,
sulla base delle necessità di tenere conto delle nuove possibilità
tecnologiche che rischiano di inficiarne i principi».
Roma – L’ex presidente del consiglio e leader del principale partito dell’opposizione (lui si chiama Silvio Berlusconi, come si chiami oggi il partito non sono riuscito a capirlo) ha dichiarato in una recente intervista al tg4 che «secondo gli ultimi sondaggi effettuati prima di Natale, il Popolo della libertà ha superato il 40% dei consensi». Giudicando poi il proprio operato di governo, è finalmente riuscito a trovarsi una mancanza, quella di non aver portato a termine la riforma della giustizia. «Molti cittadini», ha dichiarato senz’alcuna paura del ridicolo, «temono di non avere più una privacy, aprono il giornale preoccupati che quel che hanno detto al telefono sia stato pubblicato». Cosa che, personalmente, non mi sta facendo più vivere (si clicchi qui a fianco per sentire Berlusconi intercettato). Il Cavaliere ha poi battuto sul tasto delle tasse troppo alte: «Se fossi al governo cercherei di intervenire per togliere gli aumenti fiscali»
(se il linguaggio conta qualcosa, qui ci potrebbe essere un’implicita
ammissione di malafede: in fondo come si fa a considerare vincolante l’espressione
“cercare di”?). Bisognerebbe ancora, secondo Berlusconi, «dare il via ad un grande programma di edilizia popolare, per dare una casa di proprietà a quel 13% di italiani che non ce l’ha», il che costituirebbe persino una buona idea, se solo si avesse l’accortezza di proporre non la costruzione di nuovi palazzoni ghetto, ma la ristrutturazione di qualcuno dei molti caseggiati oggi inutilizzati, presenti nelle nostre città, anche in zone centrali. Altrimenti, la proposta berlusconiana favorirà ancora una volta i palazzinari (Berlusconi stesso?), la cementificazione della Penisola e, dulcis in fundo, produrrà nuova emarginazione sociale.