Pubblico questo articolo con un po' di ritardo. Ultimamente sono stato preso dal lavoro e dai preparativi dell'Aicram, che si è tenuta ieri e ha visto la vittoria di Luigi Sorcelli, insegnante di Nus (Aosta). Nei prossimi giorni racconterò la vicenda. Ma voglio tornare sull'accordo sul welfare, votato dai lavoratori. Del resto, mica dobbiamo per forza seguire i media, che dopo due giorni decidono che un argomento è vecchio. E poi di che dovremmo parlare? Del Partito democratico? Iniziamo, allora. 81% di sì. I giornali parlano del trionfo dei sindacati confederali. Epifani, intervistato dalla Stampa, dice che «ora non ha più senso sfilare il 20 ottobre». Tanta euforia mi fa pensare che forse m’ero sbagliato: pensavo che il sindacato volesse solo evitare la caduta del “governo amico”, invece voleva proprio difendere l’accordo. Delle due l’una, allora: o i sindacati sono in malafede e hanno svenduto i lavoratori alle ragioni (all’interesse) dell’impresa, o sono in buonafede. Volendo credere alla seconda ipotesi, mi chiedo una volta di più: perché tanta miopia? E come spiegare la miopia dei lavoratori, che hanno scelto il sì nell’81,59% dei casi? Solo i metalmeccanici hanno detto di no (col 52,5%), mentre in altri comparti si sono raggiunti consensi bulgari (scontato – ?! – il 99,81% dei pensionati; imponente il 90,32% dei tessili). In cerca di una spiegazione, accetto di prendere in considerazione di essere io quello che non ci vede bene. Ma torno a dire: i soldi ci sono, i conti dell’inps vanno bene, certe scelte (spese militari, regali all’impresa) non sono obbligatorie e, a queste condizioni, trovo vergognosa l’idea che quando andrò in pensione (se ci andrò) avrò il 50% dell’ultimo stipendio. Trovo vergognoso che i lavoratori precari continueranno a essere sottoposti a forme contrattuali atipiche. Trovo una presa per il culo mandare i lavoratori usurati a casa tre anni (tre anni!) prima, e solo 5 mila all’anno.
A tutti gli entusiasti chiedo un istante di riflessione su questi dati. A tutti i disperati chiedo lo stesso. Ma se, a riflessione conclusa, prevalesse il disagio, invito a esprimerlo, innanzitutto partecipando alla manifestazione di sabato a Roma. Con buona pace di Epifani.
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