Privato è bello, il privato funziona meglio, i servizi gestiti dai privati sono più convenienti perché il privato non spreca, e bla bla bla…
L’esperienza quotidiana di tante realtà locali dimostra il contrario e l’indirizzo verso la ripubblicizzazione dei beni comuni, espresso dal popolo italiano attraverso il referendum del 2011, è quantomai disatteso. E il peggio deve ancora venire.
Recentemente, Corrado Oddi, del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua, ha lanciato l’allarme contro il «nuovo e forte ciclo di privatizzazione e finanziarizzazione dei servizi pubblici locali, con cui si intende dare il colpo mortale all’esito referendario del giugno 2011 per la loro ripubblicizzazione» («il manifesto» dell’8 aprile).
QUI il testo completo dell’articolo di Oddi, che pone l’accento sulla «mirabile sintonia tra le scelte del governo Renzi e gli orientamenti della grande maggioranza delle amministrazioni locali incentrate sul Pd».
L’idea, per niente nuova, è quella che i beni pubblici vadano privatizzati, e che i servizi essenziali debbano essere affidati a chi li gestirà secondo la logica del profitto. Tutto è merce, in altre parole, nonostante la volontà popolare contraria espressa con chiarezza dai cittadini italiani meno di quattro anni fa.
Un processo al termine del quale «le grandi multiutilities quotate in Borsa gestiranno l’insieme dei servizi pubblici locali in tutto il Paese».«Iren in Piemonte, Liguria e l’Emilia orientale, A2a in Lombardia, Hera nella restante parte dell’Emilia e nel Triveneto, Acea in Lazio, Umbria, Toscana e parte della Campania saranno i grandi players che si spartiranno un grande mercato totalmente privatizzato, contando sulla rendita di tariffe che aumentano sempre più e che garantiscono ampi e certi margini di profitto».
Il Meridione, invece, sarebbe destinato a dividersi «tra l’influenza dell’Acquedotto pugliese, magari da privatizzare nel 2018, e la riaffermazione del ruolo della criminalità organizzata e il suo intreccio con la politica».
Si contraddice «in radice» l’idea di preservare i beni comuni «per le generazioni future», consegnadoli invece «al primato della finanza e della Borsa», dove la «vocazione di fondo è quella di distribuire dividendi ai soci, sempre più privati».
«Poco importa se questo si traduce in un calo fortissimo degli investimenti – dal 16,1% sui ricavi nel 2002 al 5,6% sui ricavi stessi nel 2013, due terzi in meno – e, soprattutto, in un incremento dell’indebitamento a un livello di guardia, salito dall’1,3% sul margine operativo lordo nel 2002 al 3,1% nel 2013».
Di fronte a questo scenario, il movimento per l’acqua si sta mobilitando: «occorre […] pensare, nell’autonomia di ciascuno, di connettere le lotte e le iniziative contro lo smantellamento dei diritti del lavoro, la totale privatizzazione del ruolo pubblico, lo stravolgimento del welfare, a partire dalla scuola».
L’invito è chiaro, il tempo non è molto.
Personalmente, credo che il modello economico di questo governo – lo stesso che i governi degli ultimi trent’anni hanno cercato di attuare, con maggiore o minor successo, si chiamassero i loro capi Amato, Ciampi, Berlusconi, Prodi o Monti – sia quanto di più iniquo e de-umanizzante.
Contro la mercificazione dell’esistenza occorre costruire il fronte più ampio possibile, fuori e dentro la politica tradizionale, sperimentando attività extra mercato nella propria vita quotidiana, senza per questo rinunciare a lottare per difendere le conquiste dello Stato sociale.
Nel mio piccolo, cercherò di ospitare in queste pagine denunce, buoni esempi e lotte che vanno in questa direzione.
>>> QUI l’articolo completo di Corrado Oddi.
>>> Il sito del Forum italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Condivido la preoccupazione.
Mi preoccupa molto più la mancanza di interesse, o la rassegnazione, che mediamente gli italiani dimostrano nei confronti della politica in generale e, in particolare, di quella che intende mercificare e privatizzare anche i beni essenziali.
Ignorare il problema, non dedicare impegno e attenzione alla sua soluzione come se qualcuno poi potesse provvedere al posto nostro in futuro.
Mi sembra un atteggiamento che va al di là del semplice egoismo:è decisamente suicida.
Sarebbe bene individuare le cause di questo singolare atteggiamento e combatterle.
Le persone comuni dovrebbero tornare a fare politica. Peccato che ci siamo lasciati espropriare i partiti (ambiti costituzionalmente deputati a questo scopo) da generazioni di politici di carriera disonesti, corrotti e privi di etica.
Non potrei essere più d’accordo. Devo aggiungere che la “distrazione di massa” funziona molto bene…