Il prossimo 18 novembre, in Valle d’Aosta, si terrà un referendum propositivo, uno strumento assente in quasi tutto il resto d’Italia (ma molto utilizzato in altri Paesi) che, in caso di vittoria dei sì, ha il potere di vincolare il consiglio regionale a tresformare in legge la proposta approvata dai cittadini.
Per la Valle d’Aosta si tratta della seconda volta, per quanto la prima occasione sia andata sciupata, perché non è stato raggiunto il quorum previsto dalla legge per rendere valida la consultazione. Ai tempi (il 2007) mi ero molto indignato con il partito da 30 anni al governo della regione – l’Union Valdôtaine – che aveva deciso, vergognosamente, di boicottare la cosultazione invitando pubblicamente i cittadini ad astenersi, con tanto di manifesti nelle strade (eccone uno).
I quesiti, diceva allora l’Union, «non hanno senso», ragion per cui il cittadino doveva restarsene a casa. Un invito sulla legittimità del quale si potrebbe discutere, ma il fatto fondamentale è che un po’ di senso quei quesiti l’avevano – ad esempio quelli sul sistema elettorale regionale e sulla costruzione di un nuovo ospedale, come ben sanno gli aostani che risiedono nell’area del Parini, l’attuale ospedale regionale, destinato a trasformarsi in un cantiere per i prossimi… ics anni.
Questa volta si tratta della salute, ovvero del tentativo di invalidare la decisione dell’amministrazione regionale di costruire un pirogassificatore (cioè, chiamando le cose con il loro nome un inceneritore) per gestire i rifiuti di 130 mila valdostani.
Sull’argomento, da qui a novembre, tornerò molte volte. Esistono dubbi – molti – sul fatto che il pirogassificatore sia innocuo per la salute, come sbandierato dalla Regione e dal neonato comitato Valle Responsabile. C’è poi il problema che la raccolta differenziata in Valle d’Aosta arriva appena al 44% e dovrà essere potenziata per gli stessi obblighi di legge. Non si capisce dunque che cosa dovremmo bruciare nel pirogassificatore (forse i rifiuti di reatà territoriali più grandi?), visto che raccolta differenziata e recupero dei materiali da un lato, incenerimento dall’altro sono fra loro concorrenziali.
C‘è poi la questione economica, perché ogni inceneritore è, in primo luogo, un affare. Rimando in proposito al bel dossier realizzato dai Giovani Comunisti della Valle d’Aosta, con tanto di cifre e scheletri (giudiziari) nell’armadio delle società coinvolte nella costruzione e gestione dell’impianto.
Da ultimo – da ultimo perché il problema non è questo – l’impianto avrebbe vita breve: appena 23 anni, passati i quali si dovrebbe trovare un’altra soluzione per lo smaltimento dei rifiuti.
L’alternativa proposta dai referendari (anche su questo punto tornerò) è il trattamento a freddo, che serve realtà urbane e territoriali ben più grandi e popolose della Valle d’Aosta.
La questione rifiuti è oggi un’emergenza – sarebbe sciocco negarlo. Nei prossimi mesi tenterò, nel mio piccolo, di contribuire a diffondere documenti e materiali per aiutare la cittadinanza a farsi un’idea non superficiale sui vari scenari possibili. Ma, pur senz’alcuna autorità legale o morale, voglio invitare sin d’ora i miei concittadini a non lasciarsi sottrarre la possibilità di scegliere in proprio.
Rivendichiamo il nostro statuto di cittadini: il 18 novembre rechiamoci tutt* alle urne.
Comunque la pensiamo sul pirogassificatore, questa volta rifiutiamoci almeno di obbedire a chi ci invita a rimanere a casa.
>>> Leggi il dossier Gli intrecci economici e politici nel referendum sul pirogassificatore in Valle d’Aosta, a cura dei Giovani Comunisti della Valle d’Aosta.
>>> Leggi il testo del quesito referendario.