Eliminare gli sprechi, ma attenzione agli sprechi


Lo schifo
che proviamo per lo stato della politica italiana, in particolare per le forze politiche rappresentate in Parlamento, rischia di giocarci un brutto scherzo, a fare le spese del quale sarà, come al solito, la qualità della nostra vita democratica.

Mi spiego meglio.

Sta discutendo, il Parlamento, di ridurre i costi della politica riducendo il numero dei parlamentari.

Certo, se pensiamo ai vari “rappresentanti” del popolo italiano (che poi, in realtà, neanche ci rappresentano, perché la legge elettorale in vigore non ci ha permesso di votarli nominalmente – abbiamo fatto soltanto una croce su un simbolo), se guardiamo le loro facce, ascoltiamo i loro discorsi, se – addirittura – andiamo a vedere come hanno votato le varie proposte di legge, la diminuzione del numero dei deputati e dei senatori non può che apparire come positiva.

Ma la cattiva qualità degli eletti non ha niente a che fare con la necessità di avere un numero di parlamentari sufficiente per far funzionare al meglio la macchina. Non c’è ragione di impegnare la stessa persona in quattro commissioni anziché in due, perché ogni aumento della mole di lavoro non può che rendere più lento e meno efficiente il lavoro fornito. E questo indipendentemente di vizi o dalle virtù personali dei parlamentari.

Ridurre il numero dei parlamentari significa, del resto, andare nella direzione di chi vorrebbe un Parlamento “leggero” e un governo più decisionista. La nostra Costituzione, invece, pone l’accento sul carattere parlamentare della Repubblica. Ciò significa che il Parlamento è il luogo in cui si decide dopo discussione e dibattito, dove – addirittura – lo scontro tra idee e sensibilità diverse può arricchire e rendere più vicino alle varie componenti della società un disegno di legge che, approvato, avrà effetto su tutti.

Ridurre il numero dei parlamentari rischia di ridurne il peso, in un momento in cui si torna a blaterare di (semi)presidenzialismo, un modo come un altro per dare gran parte del potere, pubblico, a una sola persona.

Ridurre il numero dei parlamentari, infine, è perfettamente inutile, perché si potrebbe risparmiare molto di più dimezzando lo stipendio di “onorevoli” e senatori e abolendo i loro privilegi e vitalizi. Anche perché la diminuzione del numero dei rappresentanti dei cittadini non potrebbe essere troppo pronunciata, altrimenti i lavori parlamentari si bloccherebbero e aumenterebbe il potere del singolo deputato, rappresentante di molte più persone.

Perché, allora, e anche da sinistra, abbondano le voci che vorrebbero questo tipo di taglio? Forse perché abbiamo in mente i vari berlusconi, bersani, binetti, calderoli, carfagna, di pietro, fini, gasparri, la russa, maroni, scilipoti, veltroni e chi più ne ha più ne metta, non perché il numero dei deputati e dei senatori italiani è spropositato.

Spropositato è, semmai, quanto spendiamo per loro.

 

Questa voce è stata pubblicata in Orwell (fascismi, sessismi, controllo, censura), Politica e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.