In Grecia vince, putroppo, la destra pro memorandum, quella che – dopo aver trascinato il Paese nel baratro con la corruzione – accetta i diktat di Berlino/Bruxelles e baratta la propria sopravvivenza politica con la rovina del popolo greco.
Licenziamenti, svalutazione degli stipendi, disoccupazione che fabbrica suicidi, autoritarismo e repressione del dissenso. E poi tagli alla spesa pubblica, ovviamente; a quella militare no (ricorda qualcosa?).
Il tutto per soddisfare una politica economica – quella liberista cara a Berlino/Bruxelles – che è la prima responsabile dell’impoverimento delle nostre società e che, nella versione austera della signora Merkel, non dovrebbe andar bene neppure agli adepti della religione del mercato, perché è recessiva e inibisce i consumi.
Cose già dette, cose già sentite. La parola nuova l’avrebbe scritta Syriza, se avesse vinto le elezioni. Cercherà di farlo dall’opposizione, perché la sinistra greca è realmente portatrice di un programma alternativo a quello dominante. Non come altrove, dove la gara è tra il liberismo di centrodestra e il liberismo di centrosinistra. Dove milioni di persone sono convinte che la destra sia Alfano e la sinistra Bersani.
Se avesse vinto Syriza, l’Europa avrebbe avuto una speranza d’invertire le politiche di austerità e di ingiustizia sociale. Avrebbe avuto davanti agli occhi la prova che non c’è – in natura – un modello solo.
Se avesse vinto Syriza, l’Italia avrebbe avuto una speranza. Invece ci terremo – se non questo mariomonti – il mariomonti di turno, con le sue elsafornero sterminatrici dello stato sociale, di quei diritti e quelle garanzie che solo trent’anni fa sembravano conquistate per sempre. Non ci terremo i sergiomarchionne, quelli no: quelli fanno già a gara per abbandonare la nave che affonda.
Ma forse anche dall’opposizione Syriza saprà indicare una via.
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A proposito di Marchionne: oggi, 17 giugno, l’amministratore delegato del Lingotto compie gli anni. E allora facciamogli la festa (in senso buono, ci mancherebbe) con questo articolo di Alessandro Robecchi.