Strane cose accadono in Italia, anche in quella regione misteriosa chiamata Valle d’Aosta, presunta oasi di ricchezza ed efficienza situata ai piedi del Monte Bianco nell’estremo nord ovest del Paese. Strane cose, dicevo, oppure storie ordinarie di disservizi e repressione; chi legge si faccia la sua idea. In appendice al post, un comunicato stampa di Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra Valle d’Aosta, che lega la vicenda ad altre occasioni di repressione del dissenso e al concetto di sistema ferroviario inteso non come servizio pubblico, ma come attività da cui trarre profitto. Sulla pelle del cittadino!
>><<
Antefatto: la linea ferroviaria Chivasso-Aosta è stata aperta nel lontano 1886. Da allora a oggi non si registrano miglioramenti significativi. Il binario è ancora unico (i treni, per evitare di scontrarsi, devono “aspettarsi” nelle varie stazioni) e, se il vecchio carbone è stato sostituito dal gasolio, la linea a tutt’oggi non è ancora elettrificata. Quando andavo all’università (grosso modo fino al 2000), per raggiungere Torino da Aosta impiegavo un po’ meno di due ore. Quasi due ore per un centinaio di chilometri di viaggio non è un gran viaggiare, ma oggi sono necessarie dalle due ore ai 140 minuti. Perché, giustamente, in Piemonte le nostre inquinanti motrici a gasolio non le vogliono più. Perciò addio diretto Aosta-Torino, si cambia il treno a Ivrea, appena oltre i confini della Valle, o al limite a Chivasso, con conseguente aumento dei tempi di viaggio. Tempi lunghi e disservizi hanno portato gli utenti valdostani a protestare più volte, fino a dar vita al comitato dei Pendolari Stanchi, ma il problema è lontano dall’essere risolto.
La vicenda: lo scorso venerdì, giornata critica per questa piccola linea a causa dell’afflusso degli studenti universitari di ritorno in Valle per il fine settimana, il treno delle 16.30 in partenza da Torino è soppresso per cause ignote. I pendolari si riversano su quello delle 17.30, già pieno. Arrivati a Ivrea, trovano ad attenderli per la coincidenza verso Aosta non il solito Minuetto, ma un treno più piccolo. Tra le proteste generali, il capostazione vorrebbe far partire il convoglio, proponendo a chi rimane a terra di proseguire con un pullman, anche questo insufficiente a contenere tutti i viaggiatori. Almeno 100 persone dovrebbero restare a Ivrea e aspettare il treno successivo. Alcuni passeggeri, esasperati, decidono di sedersi sui binari. Soltanto a seguito di tale gesto viene allestito un Minuetto (che era fermo a Ivrea!) e i viaggiatori possono riprendere il viaggio. Tutto bene? No: a seguito dell’occupazione dei binari, 13 pendolari vengono denunciati per interruzione di pubblico servizio.
«È evidente a tutti che la responsabilità di ciò che è accaduto è interamente di Trenitalia», scrive, in un comunicato di solidarietà ai 13 denunciati, il comitato Pendolari stanchi, che ha anche avviato una sottoscrizione per sostenere le loro spese legali. «I pendolari non hanno inteso interrompere nessun servizio ma, semmai, esattamente riattivare un servizio che era stato interrotto da altri». Non a caso, per trovare una soluzione è stata necessaria la protesta.
Intanto il comitato Pendolari Stanchi annuncia un’assemblea pubblica per venerdì 10 febbraio, ore 20.30, presso il C.C.S. Cogne, in Corso Battaglione, 18, ad Aosta. Sarà un’occasione per fare il punto sulla vicenda dei 13 denunciati, e per parlare dello stato del sistema di comunicazioni valdostano, anche tenuto conto dell’aumento delle tariffe autostradali, che si somma a quello del costo del carburante.
Sulla vicenda, infine (ma davvero non per ultimo), il bel comunicato di solidarietà di Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra Valle d’Aosta, che ha il merito di mettere insieme la vicenda dei 13 denunciati e le altre magagne di Trenitalia.
Denunciamo Trenitalia!
di Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra Valle d’Aosta.
Ma perché non denunciano Trenitalia?
L’incredibile notizia della deferimento all’autorità giudiziaria di 13 sventurati utenti (cui va tutta la nostra solidarietà) della sciagurata linea Aosta-Chivasso per «interruzione di pubblico servizio» merita un adeguato commento.
a) Se c’ è qualcuno che dovrebbe essere denunciato, questo è Trenitalia per «gestione impropria, inaccettabile e indecente di pubblico servizio». Peccato non ci sia una norma che preveda un simile reato. Chissà, magari il governo Monti…
b) Il provvedimento appare del tutto sproporzionato. L’ esasperazione dei cittadini che hanno occupato la ferrovia era ampiamente giustificata e lo strumento utilizzato assolutamente nonviolento.
Tuttavia, pare che questa sia la linea che si sta affermando: la massima durezza verso chi, a buon diritto, protesta e vuole essere ascoltato. «Attento a quello che dici e a quello che fai».
La stessa cosa sta accadendo col movimento No Tav della Val di Susa. La risposta, pacifica e collettiva, agli arresti dimostra la pretestuosità di una iniziativa che tenta, con l’appoggio di troppi organi di informazione, di dividere tra “buoni” e “cattivi” un movimento radicato nella popolazione, ovviamente sbandierando la presenza di terroristi.
La Federazione della Sinistra appoggia a tutti i livelli il movimnento No Tav, cui esprimiamo tutto il nostro sostegno.
c) Resta la questione del servizio ferroviario. Se si tratta di un «pubblico servizio» o di un’attività da cui trarre profitto.
La seconda ipotesi sembrerebbe quella che si sta affermando se è vero, come è vero, che l’AD di Trenitalia, Mario Moretti, ha abolito un servizio essenziale come quello dei treni della notte, lasciando come unica alternativa l’uso delle Frecce ad Alta Velocità (e ridagli…), nel contempo licenziando 800 lavoratori dei vagoni letto, che da più di un mese presidiano la torre del binario 21 alla Centrale di Milano, col sostegno di tutti i movimenti di lotta. Verranno denunciati anche loro?
Pochi giorni fa, in televisione, un giornalista di un giornale finanziario, a proposito di ferrovie, affermava l’opportunità di privatizzare le linee redditizie, sull’ esempio della NTV di Montezemolo e soci. Naturalmente le linee poco redditizie, i “rami secchi” – come la Aosta Chivasso – dovrebbero restare in mano pubblica, che dovrebbe sostenerle (aumentando il deficit?).
Questa è la logica delle privatizzazioni-liberalizzazioni, che guida l’attuale governo e alla quale Confindustria dà il suo pieno appoggio.
Per noi, il diritto alla mobilità è un bene comune. Il trasporto pubblico va incrementato e potenziato e controllato democraticamente dagli utenti, come stanno facendo i «pendolari stanchi».
Basta con un’Italia a due velocità: quella dei signori in prima classe e quella dei lavoratori trattati come bestie e poi mazziati se osano protestare!
Per la Fed Sin VdA
Francesco Lucat
>>> Nella foto d’apertura, le meraviglie del binario unico: un treno in sosta alla stazione di Nus (Aosta) aspetta, per poter ripartire, di dare la precedenza a un altro treno proveniente dal senso opposto. Si noti l’assoluta mancanza di elettrificazione della linea.