Abbiamo bisogno di terra, di territorio, inteso come terra sotto i piedi, natura, come bene comune da tutelare. Il blog è tornato più volte sulla cementificazione di tutto. Non è stato difficile: la popolazione delle nostre città ha smesso di crescere da un pezzo, in alcuni casi è calata, ma l’espansione materiale non si è arrestata mai: prati, orti, giardini, ettari interi di campagna sono stati inghiottiti dalle nostre metropoli, e non è che faccia tanto eccezione nemmeno la piccola Aosta in cui vivo (appena 35mila abitanti, ma una lunga fila di capannoni appena fuori porta, oltre a vecchie “appendici” urbane che si trasformano in quartieri veri e propri, strade nuove ovunque e palazzine come funghi, senza per questo aver risolto l’emergenza abitativa di chi un alloggio non se lo può permettere).
Franano le Cinque Terre e incolpiamo la pioggia, crolla L’Aquila e diciamo terremoto, ma non possiamo non guardare alle responsabilità umane, se è vero, come è vero, che da decenni costruiamo male, costruiamo troppo, costruiamo dappertutto. Salvo poi approfittare delle catastrofi, come all’Aquila, appunto, per requisire altri terreni da riempire di C.a.s.e…
Parecchio tempo fa ho parlato in queste pagine del movimento Stop al Consumo di Territorio, che propone di ristrutturare l’esistente, invece di occupare ex novo altri spazi naturali o agricoli. L’esempio virtuoso è quello del comune di Cassinetta di Lugagnano (Milano), che da anni ha decretato la crescita zero urbanistica. Lo scorso 29 ottobre proprio a Cassinetta si è tenuto il Forum italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio, che nasce sul modello dei Forum per l’acqua, allo scopo di difendere il territorio come bene comune.
Che cosa si propone il Forum italiano dei Movimenti per la terra e il Paesaggio?
Rispondo con una sintesi tratta dalla mailing list del movimento Stop al Consumo di Territorio (i grassetti sono miei):
«Innanzitutto un capillare lavoro di comunicazione, informazione e formazione (o più semplicemente di “cultura del territorio”, come a più riprese si è detto nei vari interventi a Cassinetta) che si accompagni alla nascita di Comitati locali pronti a sostenere banchetti di ascolto e di raccolte firme. E la costruzione di una serie di “strumenti operativi”:
– una campagna di richiesta perentoria a tutti i Comuni italiani affinchè venga sviluppato un censimento capillare delle strutture edilizie esistenti e sfitte, vuote, non utilizzate e che rapidamente questi dati vengano messi a disposizione del Forum nazionale e dei cittadini del territorio;
-la stesura di una Proposta di Legge d’iniziativa popolare scritta collettivamente da tutti gli aderenti al nascente Forum nazionale, da sottoporre alla necessaria raccolta firme (ne occorreranno 50.000 ma l’obiettivo è di raccoglierne otto/dieci volte di più) e, quindi, da suggerire alle commissioni parlamentari per una discussione analitica.
La Proposta di Legge popolare ha già le sue “linee guida” ed entrerà ora nella fase di autentica redazione; si pone l’obiettivo di arrestare il consumo di suolo e prevede che nuove occupazioni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali saranno consentite esclusivamente qualora non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti.
Sarà una proposta di legge popolare sin dal suo metodo realizzativo; si è infatti deciso di non affidarla a giuristi o legali fino a che tutti gli aderenti al Forum non avranno completato la loro individuale valutazione delle “linee guida”, limato, corretto, integrato: sarà quindi un testo scritto a mille mani! E, da subito, ci si è preoccupati anche di far sì che la proposta di legge sia breve, di facile comprensione anche per i “non addetti ai lavori”, priva di possibili ambiguità o interpretabilità. Non sarà facile, ma il percorso individuato, per quanto certamente faticoso, appare decisamente appassionante.
Con questa legge si vorrebbe rendere obbligatoria – per tutti i Comuni italiani – la moratoria/sospensione temporanea di tutte le nuove edificazioni previste dai Piani Regolatori/Piani di Gestione delTerritorio e relative varianti, finché non sarà stato completato un censimento del patrimonio edilizio esistente che evidenzi:
– l’ammontare delle superfici occupate dalle strutture (residenziali, industriali, artigianali, commerciali, direzionali, terziarie, pubbliche, agricole, ecc) già presenti all’interno dell’ambito comunale non utilizzate o in costruzione;
– il dato numerico “censito” degli edifici non utilizzati/non abitati nonché il patrimonio dismesso, riconvertibile e recuperabile;
– il computo delle superfici delle aree edificabili di qualsivoglia destinazione, già previste dai vigenti strumenti urbanistici, ma non ancora attuate;
– il computo del consumo di suolo, esteso ai 5 anni precedenti.
Al termine del censimento, ciascun Comune italiano dovrà mettere a disposizione della collettività i dati raccolti e istituire obbligatoriamente un tavolo di lavoro partecipato che veda presente ogni cittadino residente del Comune che ne desideri far parte, oltre agli amministratori comunali, ai tecnici comunali, a professionisti e tecnici del settore. Questa nuova forma di partecipazione collettiva rappresenterà una assemblea decisionale e verrà istituita con un preciso obiettivo: permettere la migliore utilizzazione-ottimizzazione del patrimonio edilizio esistente e a questo rivolgere il soddisfacimento delle esigenze abitative, commerciali e produttive della comunità di riferimento».
Tornerò, tornerò, tornerò sull’argomento.
>>> L’immagine di apertura di questo articolo è tratta dal blog degli Amici del Vallone di Comboé (Aosta), un angolo incantevole di montagna devastato da una strada poderale e ora dalla costruzione di impianti d’irrigazione artificiale.