Sei già andat@ a votare?
Update: Cauto ottimismo (mai abbassare la guardia) per i risultati dell’affluenza di oggi, pubblicati sul sito del Viminale, che hanno tutti superato il 41% del totale degli aventi diritto al voto (ore 22). Il quorum, dicono in molti, ci sarà. L’importante è non farselo scappare proprio ora che è così vicino! I seggi sono aperti fino alle 15 di lunedì 13 giugno: se non sei andat@ a votare, sei ancora in tempo!
Fino alla chiusura dei seggi o – in alternativa – fino al raggiungimento del quorum, il blog non pubblicherà altri articoli perché in queste ore il dovere di tutti mi sembra semplicemente quello di votare e d’invitare gli altri a farlo.
«C’è il quorum!», spero di poter titolare il mio prossimo articolo. E il quorum è in ogni caso a portata di mano sin d’ora ed è dovere, ma anche (in senso lato) interesse di tutti i cittadini contribuire a raggiungerlo.
Di chi vota “Sì” come di chi voterebbe “No”, perché in democrazia è giusto che decida chi sceglie, chi si mette in gioco, non chi preferisce una giornata al mare (qualcuno ha visto il meteo?); altrimenti, su questi come su altri quesiti, si rischia che a decidere siano sempre gli altri e che le decisioni siano prese sulle nostre teste.
Ha un’idea antidemocratica e avvilente della gestione della res publica chi pensa, per il proprio comodo, di far fallire lo sforzo e la mobilitazione di milioni di concittadini; chi invita all’astensione quando potrebbe prendersi la briga di fare campagna per il “No”. Abito in una piccola città, ma da queste parti i cartelloni elettorali erano TUTTI per il “Sì”; voi ne avete visto qualcuno di segno contrario?
Ma la presunta uguaglianza tra l’astenersi e il votare “No” è una bugia che non ha nulla a che fare con il nostro ordinamento: se un referendum supera il quorum, la legge italiana impone che per anni non si possa ritornare su quei temi con nuove consultazioni, indipendentemente dall’esito, perché la volontà dei cittadini è vincolante. Se però il referendum fallisce, chiunque ha il diritto di cominciare il giorno dopo a raccogliere le firme per riproporlo, tale e quale, agli elettori.
La vittoria dei “Sì”, come quella dei “No”, insomma, poterebbe un elemento di chiarezza e il popolo italiano riuscirebbe a esercitare, una volta tanto, quella «sovranità» che gli «appartiene» (art. 1 Cost. it.).
Questa volta, comunque, non si può non porre l’accento sull’importanza dei temi presentati, che mi portano a invitare tutte e tutti a votare 4 sì, indipendentemente dalla propria appartenenza politica. «Depoliticizzare [il voto] è miope», ha detto Marco Ferrando del Partito comunista dei lavoratori: «mortifica la sinistra attratta proprio dalla politica “liberatoria” del referendum». Ma qui non si tratta di capire se una vittoria dei “Sì” darebbe «un altro colpo al governo» (sarebbe questo «il quinto quesito», secondo Norma Rangeri, sul manifesto dell’11 giugno). Si tratta di decidere se pagheremo per l’acqua o no, se potranno mettere in funzione nuove centrali nucleari nel Paese che brucia illegalmente all’aria aperta i rifiuti industriali, se la legge sarà di nuovo «uguale per tutti» o se per ministri e capi di governo valgono altre regole.
Sono temi cruciali per la vita di tutti e quindi trasversali, capaci di richiamare alle urne cittadini di destra come cittadini di sinistra. E giuro che non ho la smania – fin troppo manifestata da altri – di mettere tutti insieme nello stesso calderone (gli agnelli coi lupi, le capre con i cavoli). Ma qui si tratta di difendere diritti fondamentali, capaci di influire sulla (qualità della) nostra vita, non ultimo il diritto di esprimere, in maniera vincolante, la propria volontà.
Ascolta la canzone dal sito: «I pazzi siete voi»
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>>> Mi ricordano, via e-mail, la necessità di non sovrapporre le schede quando le si crocetta, perché l’«effetto carta carbone» porterebbe a macchiarle tutte e sarebbero invalidate. Ricordo anche l’importanza, a livello psicologico, di votare il prima possibile, possibilmente entro le nove e mezza di domenica, prima cioè della comunicazione dei primi dati sull’affluenza, per dare agli indecisi l’idea che il quorum sarà raggiunto e spingerli ad andare al seggio.