Per chi non lo sapesse, ad Aosta (35 mila abitanti), capoluogo amministrativo della regione più piccola d’Italia (appena 120 mila abitanti) si pensa di realizzare un pirogassificatore per l’incenerimento dei rifiuti (tecnologia i cui effetti sulla salute umana sono ancora poco conosciuti) senza aver prima intrapreso tutte quelle iniziative che sarebbe logico – e obbligatorio, secondo le direttive europee – mettere in atto da parte di chi ha la responsabilità dell’amministrazione di un territorio.
In Valle d’Aosta, infatti, la raccolta differenziata è ferma al 40% e sono pochissimi i comuni che raccolgono la frazione organica per produrre compost, trasformando i rifiuti in concime. I distributori di detersivi (quelli che permettono di riutilizzare più e più volte la stessa confezione, riducendo gli involucri) sono rarissimi e non si mette ancora in cantiere l’idea di legare l’entità della tassa sui rifiuti solidi urbani alla quantità effettivamente prodotta da ciascuno.
La giunta regionale preferisce proporre l’ennesimo progetto d’incenerimento, senza considerare che in questo mondo caratterizzato non solo da serie emergenze ambientali, ma anche – prossimamente – da estrema penuria di risorse, la distruzione del rifiuto è innanzitutto un imperdonabile spreco di materiale.
(Ri)pubblico un articolo di Luna Meneghini, del Comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta, che mette polemicamente a confronto le iniziative pro ambiente dei supermercati e la politica regionale in fatto di gestione rifiuti.
I supermercati sì e la Regione no?
di Luna Meneghini
I supermercati in Valle d’Aosta si stanno adoperando per l’introduzione dei sacchetti di plastica biodegradabili e compostabili in conformità con quanto stabilito dalla direttiva 94/46/CE del Parlamento europeo. Vi riporto alcuni punti della direttiva, che è reperibile facilmente in internet.
«La gestione degli imballaggi e dei rifiuti da essi derivanti dovrebbe prevedere in via prioritaria, la prevenzione dei rifiuti di imballaggio e avere, come ulteriori principi fondamentali, il reimpiego degli imballaggi, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei rifiuti di imballaggio e, quindi, la riduzione dello smaltimento finale di tali rifiuti. In attesa di risultati scientifici e tecnologici in materia di processi di recupero, la riutilizzazione e il riciclaggio vanno considerati come processi preferibili in relazione al loro impatto sull’ambiente»
La direttiva spiega inoltre alcuni dei termini chiave, tra cui:
«riciclaggio»: il ritrattamento in un processo di produzione dei materiali di rifiuti per la loro funzione originaria o per altri fini, compreso il riciclaggio organico ma escluso il recupero di energia;
«riciclaggio organico»: il trattamento aerobico (compostaggio) o anaerobico (biometanazione), via microrganismi e in condizioni controllate, delle parti biodegradabili dei rifiuti di imballaggio, con produzione di residui organici stabilizzati o di metano. L’interramento in discarica non può essere considerato una forma di riciclaggio organico.
Insomma: i supermercati seguono la direttiva europea, mentre la Regione Valle d’Aosta non lo farà! Cercherò di spiegarvi il perché.
Riprendiamo il primo punto della direttiva: la priorità deve essere la prevenzione dei rifiuti di imballaggio, cioè dobbiamo produrre meno rifiuti. La Valle d’Aosta è l’unica regione d’Italia che nell’ultimo anno ha aumentato la produzione di rifiuti procapite, quindi, o la Regione non si adopera in questo senso, o se si adopera, i risultati non sono evidenziabili.
Gli ulteriori principi fondamentali della direttiva UE sono il reimpiego e il riciclaggio. Il reimpiego è quello che ognuno di noi fa quando va a fare la spesa portandosi i sacchetti da casa. Il secondo principio viene allontanato da chi ci governa con la scelta del pirogassificatore, che non è un sistema di riciclaggio. Ce lo dice il parlamento europeo definendo la parola “riciclaggio”: il pirogassificatore è una forma di recupero di energia senza recupero di materia, pertanto esclusa dai metodi di riciclaggio.
Quindi tutto ciò che andrà nella bocca del pirogassificatore non è riciclato.
A questo punto la Regione potrebbe almeno adoperarsi per ridurre la quantita di rifiuti che andrà nel pirogassificatore, come da indicazioni europee: «riduzione dello smaltimento finale dei rifiuti». Come si fa? Aumentando la raccolta differenziata: in Valle siamo ad un 40 % scarso, possiamo però migliorare questa percentuale raccogliendo l’organico e trattandolo in un centro di compostaggio. Oltre alla maggiore conformità nei confronti delle direttive europee (che non sono una seccatura legislativa, bensì delle linee guida per aiutare i nostri amministratori nelle complicate decisioni che influenzano la qualità di vita di tutti i cittadini europei), riporteremmo alla terra le sostanze nutritizie che le abbiamo tolto, evitando di interrompere quei processi ciclici tipici della natura, e daremmo un senso alla manovra adoperata dai supermercati: che senso ha fare sacchetti compostabili se non c’è un centro di compostaggio? Mi chiedo perché la direttiva europea sia più severa con i negozi piuttosto che con le regioni.
Mi chiedo anche perché l’assessore regionale all’ambiente è convinta che il compost non lo vuole nessuno in Valle d’Aosta, neppure quando è gratuito (dalla metà di giugno 2010)! Forse perché non lo dicono a nessuno, ma probabilmente perché a metà giugno hanno già tutti concimato e seminato il proprio orto.
>>> Il termine «pir(l)ogassificatore», che compare nel titolo di questa pagina, è caratterizzato dall’aggiunta di una «l», preziosa perché consente un’ottima sintesi dello strumento e delle sue potenzialità.