L’idea di far pagare 12mila 500 euro a chiunque, gestore di blog o altro sito internet, riceva una richiesta di rettifica e non faccia in tempo a pubblicarla entro 48 ore è abbastanza peregrina: si tratta di una pressione indebita, che per di più fissa – altrettanto indebitamente – un limite temporale difficile da rispettare per chi, privato cittadino, può essere impossibilitato a connettersi a internet per più di due giorni, soltanto perché sta facendo una gita un po’ lunga in montagna o magari, in casi meno fortunati, perché deve accudire qualcuno all’ospedale.
Il Parlamento italiano, per "concederti" il permesso di dire ciò che pensi in un blog (conta ancora qualcosa l’articolo 21 della Costituzione?) pretende che tu rimanga connesso 365 giorni all’anno – o al limite un giorno sì e l’altro no – per vedere se qualcuno ti ha spedito una richiesta di rettifica.
La punizione per chi non fa in tempo – 12 mila 500 euro – e prescindendo completamente dal fatto che uno con la pubblicazione di certe rettifiche può anche non essere d’accordo, è poi di tale entità che solo i milionari potranno continuare a scrivere su internet.
Cerchiamo di chiarire la situazione con qualche esempio un po’ ironico, tanto per non piangersi troppo addosso, e vediamo che cosa succederà se il ddl in esame in Parlamento sarà approvato senza modifiche.
1) Scrivo che il presidente del consiglio è un mafioso. Qui siamo al limite della querela, perché, nonostante l’idea sia piuttosto diffusa, non sono personalmente in possesso di prove per affermarlo. In questo caso, cavarsela con una rettifica sarebbe una benedizione, anche se non riesco a immaginare come potrebbe suonare. «Preciso di non essere mafioso, cari saluti, il Presidente del Consiglio»?
2) Scrivo di pensare che il presidente del consiglio è un mafioso. Che cosa mi si imporrà di pubblicare? «Preciso che ritenermi mafioso non è un bel pensiero, cari
saluti, il Presidente del Consiglio»?
3) Non parlo del presidente del consiglio. Come sarà interpretata l’omissione? «Tengo a precisare che esisto, cari
saluti, il Presidente del Consiglio» mi sembra una boiata.
4) Scrivo di ritenere indegno che il Tg5 abbia intervistato alcuni reduci della Repubblica di Salò che hanno reso onore al «camerata» Vianello in occasione della sua morte. I «reduci» potrebbero costringermi a pubblicare una rettifica nella quale dovrò equiparare i «bravi ragazzi di Salò» ai partigiani?
In fin dei conti, a parte i 12mila 500 euro, a parte l’ovvietà di un’introduzione per cui non sono d’accordo con la rettifica che pubblico, sono costretto a sprecare spazio, abbassare la qualità di ciò che posto, stare dietro alle fisime di chiunque si senta preso di mira dai miei articoli.
Contro il bavaglio a internet, invito a firmare
online il testo della lettera di Guido Scorza, Presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione, pubblicata sul sito Valigia
Blu e a iscriversi al gruppo di Facebook No
legge bavaglio alla rete.
Leggi anche:
Le
vere vittime del ddl sulle intercettazioni siamo noi! [< Femminismo
a Sud]
Internet e censura: un bavaglio da 12mila 500 euro. [nel blog]
L’immagine è tratta dal blog Femminismo a Sud.