Della questione kurda il blog si è occupato
alcune volte.
“Lancio” l’iniziativa
dell’Associazione «Verso il Kurdistan» di Alessandria, che organizza un
«viaggio di conoscenza e di solidarietà attraverso l’Anatolia del
Sud-est, il Kurdistan turco».
Il viaggio inizierà il
27 luglio e si concluderà in Italia il 6 agosto 2010. Sono previste
partenze da Torino e da Roma e il costo è intorno ai mille euro (ma
molto dipende dal costo dei voli aerei).
Faccio seguire a queste
brevi righe il testo «Viaggio in Kurdistan, attraverso il Paese che
non c’è. Da Diyarbakir fino a Dogubeyazit, ai piedi del monte Ararat».
Per ulteriori
informazioni è possibile contattare (rapidamente) Antonio
(335/7564743) o Lucia (333/5627137).
Viaggio in Kurdistan,
attraverso il Paese che non c’è. Da Diyarbakir fino a Dogubeyazit, ai
piedi del monte Ararat.
Associazione onlus Verso il Kurdistan, Alessandria
“La cosa più bella della rivolta kurda
sono le donne che si alzano in piedi
e prendono la parola, che da un
avamposto all’altro hanno comandato
reparti di uomini, che hanno saltato
secoli in una generazione.
La cosa più bella della rivolta kurda
è la parola kurda, la canzone,
il manifesto, il vocabolario trasmesso
finalmente ad alta voce.
Le cose più belle della rivolta kurda
sono le montagne. Lassù è nato un popolo
di liberi. La sua scuola è tra le rocce,
la sua università nella prigione di
Diyarbakir.”
Erri De Luca
Si parte il 27
luglio da Torino e da Roma.
Siamo all’ottavo
anno di questa esperienza di viaggio solidale e di conoscenza, in Kurdistan,
il paradiso della mezzaluna fertile, l’antico giardino dell’Eden, una
terra di antichissime civiltà, oggi deturpata dalle rovine di oltre
4.000 villaggi, da una presenza militare invadente, dalle galere piene
di detenuti politici, dall’ecocidio e dall’esodo dei profughi di guerra,
dalle grandi dighe in costruzione sull’alto corso dei fiumi che furono
culla dell’umanità, il Tigri e l’Eufrate.
Prima tappa Istanbul,
poi con volo interno si arriva a Diyarbakir, l’antica Amida,
capitale virtuale del Kurdistan turco. Del milione e mezzo di abitanti,
lo stato turco ne censisce neanche la metà, gli altri sono profughi che
popolano un’infinita periferia di dignitosa povertà. Le 22 moschee, la
chiesetta armena sopravvissuta al genocidio, la chiesa caldea, l’antico
bazar, e, soprattutto i cinque chilometri delle possenti mura romane che
circondano la città (le più lunghe, dopo la grande muraglia cinese),
con le ottantadue torri sull’alto corso del Tigri, le strade sempre
piene di gente, di suoni e di colori, ritornano nei sogni e nei canti
dei kurdi della diaspora.
Nella città
di Diyarbakir abbiamo avviato, da anni, progetti di sostegno a distanza
delle famiglie dei detenuti politici, aiuti per l’associazione degli
handicappati e un progetto pilota per i bambini che lavorano in strada
nella sottomunicipalità di Baglar; qui, a novembre 2009, abbiamo
partecipato ai processi di minori condannati a svariati anni di carcere,
accusati di «essere fiancheggiatori del terrorismo».
Da Diyarbakir, si sale verso Hasankeyf,
per vedere, forse per l’ultima volta, i resti di dodici millenni di
storia, prima che li sommergano le acque della diga di Ilisu, con
le pesanti conseguenze dell’esodo forzato di 60 mila kurdi, della
distruzione della valle del Tigri e il rischio di nuove guerre per
l’acqua con i paesi limitrofi.
Hasankeyf,
capitale degli antichi regni d’Anatolia, vero e proprio museo
all’aperto, che ospita, oltre a chiese e moschee, anche la tomba del
sultano Suleymano, diretto discendente di Maometto, una città che ha
conosciuto ben nove civiltà diverse, ognuna delle quali ha lasciato
testimonianze.
Luogo d’incontro delle
tre grandi religioni monoteistiche – la cristiano ortodossa, quella
cattolica siriana e quella islamista – le sue torri hanno visto
passare arabi, mongoli, persiani, turcomanni, ottomani.
Da Hasankeyf, si raggiunge Ilisu (polizia
permettendo!), dove sono già iniziati i lavori per la costruzione
della diga, nonostante la marcia indietro fatta dalla cordata di banche e
imprese europee che avevano dato la disponibilità a finanziare il
progetto, tra le quali figurava anche l’italiana Unicredit,
attraverso una propria consociata austriaca.
In serata, si arriva a Nusaybin, l’antica
Nisibis romana, divisa dalla città gemella Qamisshli, in territorio
siriano, da rotoli di filo spinato e postazioni militari.
Adagiata qui da 3 mila anni, fra il fiume Cacak
che in questo territorio biforca il proprio letto e avvolge la città,
spingendosi giù fino al primo deserto siriano e poi più giù ancora, fino
a Bagdad.
A Nusaybin, incontreremo
l’associazione delle donne di Agenda 21, con le quali abbiamo
realizzato il progetto di “cafeteria” all’interno del centro culturale “Mitanni”,
dal nome dell’antico popolo che abitava la regione.
Da Nusaybin a Sirnak, ai piedi del monte
Cudi, dove la nostra associazione ha sostenuto, insieme alla
municipalità, il progetto di un centro sanitario per le donne e i
bambini, in una realtà caratterizzata da una situazione sanitaria
disastrosa, unita a povertà diffusa e profonda, dominata da una presenza
militare pervasiva e soffocante.
Il
Centro sanitario di Sirnak è anche destinatario di medicinali e
attrezzature finanziati con la Campagna “Arance di Natale”.
La strada che collega Sirnak ad Hakkari,
190 chilometri, corre a lato del fiume Zap, tra immense montagne e
profonde gole, villaggi arroccati dove manca tutto, come Uludere
e Uzun Gecit, una strada disseminata di posti di blocco e di
casematte dell’esercito.
Ad Uludere,
incontreremo la sindaca, Sukran Sincar, che ci presenterà il
progetto che hanno predisposto per la canalizzazione dell’acqua, dalla
sorgente fin dentro le abitazioni, progetto per il quale siamo impegnati
a ricercare i finanziamenti per la realizzazione.
Hakkari, l’antica Merivan, è oggi una città di
frontiera, con circa 70 mila abitanti, molti profughi di guerra, poca
agricoltura e pastorizia, ancor meno commercio, eccezion fatta per i
celebri tappeti kilim che qui hanno una tradizione secolare.
L’area intorno alla città è molto fragile: da
trent’anni, in questa zona, ci sono scontri armati molto duri tra
esercito e guerriglia; qui, i giovani entrano ed escono dal carcere,
spesso senza accuse specifiche.
Con la
municipalità di Hakkari stiamo realizzando un interessante progetto per
la costruzione di un mercato coperto, per dare lavoro e riparo ai
numerosi profughi che sopravvivono trainando i loro carretti da
ambulanti, con misere cose, esposti alle intemperie per parecchi mesi
all’anno.
Da Hakkari a Van
sono circa duecento chilometri. Si attraversa una regione dominata da
verdi pascoli montani e straordinarie vallate, ma irta di chek point
e postazioni militari.
In questa zona
di confine, che comprende anche le cittadine di Yuksekova e Semdinli,
sono schierati 250 mila militari turchi, pronti ad entrare in Iraq con
il pretesto di fermare la guerriglia del Pkk, in realtà per bloccare sul
nascere l’esperienza di un futuro stato kurdo e allungare le mani sui
giacimenti petroliferi di Kirkuk e Mossul.
Van è la seconda città del Kurdistan turco, dopo
Diyarbakir. Adagiata a 1.700 metri d’altezza, sulle rive del lago
omonimo, dalle isole ricche di storia, come quella di Akdamar,
che emerge dalle acque del lago con il suo gioiello incastonato ad est:
una chiesetta armena, in arenaria rossa, straordinariamente decorata ed
oggi restaurata.
Van è dominata da un castello
grandioso e austero, ricco di scritte cuneiformi. La città fa risalire
le sue origini leggendarie al gigante Gilgamesh e al diluvio universale;
la storia, invece, ci parla del regno di Urartu, quasi tremila anni
addietro.
È in questa città che
la nostra delegazione di osservatori della società civile ha vissuto la
straordinaria vittoria elettorale del partito filokurdo Dtp (oggi
Bdp), dopo le tremende giornate del Newroz 2008, costato due
morti e centinaia di arresti e feriti.
Ultima tappa del nostro viaggio sarà Dogubeyazit,
ai piedi dell’Ararat, la montagna che divide i confini tra
Turchia, Iran e Armenia, dove recentemente archeologi e studiosi cinesi e
turchi hanno dichiarato al mondo di aver ritrovato, a 4.300 metri
d’altezza, l’Arca del diluvio universale, l’Arca di Noè.
A Dogubeyazit, assisteremo al Festival,
che si tiene tutti gli anni, della musica e della cultura
kurda.
Fine del nostro viaggio con ritorno a
Istanbul, la porta dell’Oriente.
A Diyarbakir, Nusaybin, Sirnak, Uludere,
Hakkari, Van e Dogubeyazit, si sono insediati a marzo dello scorso anno
numerosi sindaci filokurdi. È il loro partito, il Bdp, erede del
disciolto Dtp, messo fuorilegge ma subito rinato come un’araba fenice,
la rete del nuovo tessuto democratico e partecipativo, divenuto il primo
partito delle dieci province kurde, in un territorio dove è calata
pesantemente la spirale repressiva contro dirigenti e militanti.
Sono almeno 1.500 i membri del Bdp e
dirigenti di organizzazioni della società civile tuttora in carcere,
da oltre 15 mesi, senza processo, né accuse specifiche, mentre gli
arresti continuano. E tutto questo nel silenzio dell’Europa, che sta a
guardare…
Come ambasciatori di un’altra Europa
possibile, vogliamo portare la nostra solidarietà a chi, ancora oggi,
patisce prigione e tortura.
Saremo chiamati a guardare e a incontrare
anche l’altra faccia delle cartoline: i profughi, le prigioni,
la tortura coraggiosamente testimoniata da medici e avvocati, i bambini
di strada – oltre 30 mila nella sola Diyarbakir – le associazioni
a continuo rischio di chiusura, le donne che si battono contro
le violenze e i delitti d’onore…
Un viaggio nell’antica terra di
Mesopotamia, attraverso un’umanità che vuol conoscere e farsi
riconoscere, oltre il muro del silenzio.
Avviso ai viaggiatori
Non aspettare a dare la tua adesione, prenotati subito, potrai
usufruire di prezzi vantaggiosi sui biglietti aerei.
Comunque, la prenotazione dovrà essere effettuata entro il 10 luglio,
salvo esaurimento posti aerei.
Documenti
Passaporto in corso di validità
Istruzioni
Le spese di viaggio sono comprensive di biglietti aerei, vitto,
alloggio in albergo, pulmino per gli spostamenti e un interprete, per un
totale stimato di circa 1.000 euro a persona.
L’adesione al viaggio prevede inoltre un contributo di solidarietà di
50 euro all’associazione, che sarà finalizzato alla realizzazione di un
progetto; tale contributo dovrà essere versato con la prenotazione dei
biglietti aerei.
All’inizio del viaggio, verrà istituita una cassa comune, alimentata da
tutti i partecipanti, per far fronte alle spese collettive.
Per ragioni fin troppo note, il programma potrà subire variazioni o
spostamenti.
Programma del viaggio
A questo programma generale seguirà un programma più specifico con
elencati spostamenti, giorni di permanenza nelle varie località,
incontri con associazioni e municipalità.
Partenze e arrivi
La partenza è prevista da Torino e da Roma nella giornata di martedì 27
luglio; il ritorno è previsto per venerdì 6 agosto.
Consolato
Come sempre, verrà informato della presenza della nostra delegazione e
delle proprie mete, l’ufficio consolare italiano.
Note di viaggio
Non è prevista nessuna vaccinazione o visto d’ingresso per entrare in
Turchia
.
Riferimenti per informazioni e prenotazioni
Antonio Olivieri – Alessandria tel. 335/7564743 Mail:
antonioolivieri@libero.it
Lucia Giusti – Alessandria tel. 333/5627137 Mail:
luciagiusti@email.it
Ente promotore
Associazione onlus Verso il Kurdistan
Commenti recenti
I blog e gli spazi che seguo:
Il Cortile d'Italia:
Archivi
Categorie