Circola un filmino scandaloso… [di Alessandro Robecchi]

 il manifesto
 
Ripropongo,
con la cortese autorizzazione dell’autore, un articolo di Alessandro Robecchi pubblicato sul manifesto di domenica 1° novembre. Circola un filmino scandaloso… – si dice – ma è il filmino dell’Italia. Una vergogna da nascondere a tutti i costi, o al contrario un appuntamento da non perdere, purché la sua visione sia il punto di partenza per un’inversione di rotta.
 Con il consueto umorismo, Robecchi racconta cose terribili (e
scandalose, appunto), come la morte in carcere o il dramma del precariato, ottenendo un’impietosa istantanea (pardon, un filmino) di questa Italia sempre più allo sbando.
 
 Buona lettura!
 
 Voi siete qui – Circola un filmino scandaloso…
 
 Gira un filmino scandaloso, una cosa davvero schifosa e
impresentabile, un film concepito per il ricatto che se dovesse uscire farebbe
vergognare chiunque. È il filmino dell’Italia. Il paese dove ti ammazzano in
galera spezzandoti la schiena in due punti, il posto dove i carabinieri tentano
l’estorsione. Il paese che sta nelle prime posizioni mondiali per
diseguaglianza economica, il posto dove un cittadino su quattro sotto i 25 anni
è disoccupato. Nel filmino si vede tutto questo e altro ancora, un po’
sgranato, ma si vede tutto bene: mica è il Tg1!. Ho tentato di venderlo e di farmi
un gruzzoletto, perché mi adeguo alla morale corrente. Il Giornale ha visionato
ma non l’ha preso. Libero ha guardato ma ha deciso: no, grazie. Nel filmino c’è
tutto quello che c’è da sapere: i capitali mafiosi che rientrano anonimi con la
modica spesa del cinque per cento, vita e opere di Dell’Utri, le leggi per
farla franca, due o tre morti sul lavoro ogni giorno, la libertà di stampa ai
minimi storici e il papello dei patti con la mafia. Filmino lungo, è vero, ma
meno noioso del Barbarossa che ci è pure costato dei soldi. Questo è gratis. Ci
sono i nazi che accoltellano gay e stranieri, ma di cui fa fico parlare come se
fossero intellettuali un po’ ribelli. Ci sono gli imprenditori sovvenzionati
che chiedono soldi. Ci sono i giovani imprenditori, loro figli, che chiedono
soldi. Ci sono ministri che difendono le radici cristiane e adorano il dio Po,
il dio Eridano e chissà quale altra puttanata celtica. C’è ancora Cossiga. C’è
ancora Andreotti. Ci sono i militari per le strade “per la nostra sicurezza”. Ci
sono ministri che dicono viva il posto fisso dopo aver creato milioni di
precari. Nel filmino si vedono avvocati che studiano come accorciare la
prescrizione, come spostare i processi, come evitare grane al capo. L’ho
mandato a Signorini, a Chi, che ha detto: ne parlo con Marina. Marina ha detto:
ne parlo con papà. Papi ha visto e ha detto: embè? L’Italia è il paese che io
amo. Ecco, mi pareva.

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