Danzica, appunto

 Palle (di cannone)
 Ieri scrivevo alcune righe sulla seconda guerra mondiale, prodotto inevitabile dell’ideologia nazifascista.
 Non pretendo che con la sconfitta di Germania, Italia e Giappone la democrazia abbia trionfato.
 Nel bene e nel male, però, l’Europa del secondo dopoguerra aveva saputo costruire strumenti rappresentativi e servizi pubblici gratuiti di qualità.
 Dello smantellamento dello stato sociale si è detto tante volte ed è, purtroppo, un fenomeno mondiale.
 Dello smantellamento del sistema della rappresentanza abbiamo ampie prove in Italia, dove le derive in senso "governista" tengono banco da anni nella politica nazionale.
 Dal proporzionale si è passati al maggioritario. Qualcuno avrebbe voluto trasformare il maggioritario in bipartitismo. Si parla contnuamente di governance, di presidenzialismo e di maggiori poteri per l’esecutivo.
 Si vorrebbe eliminare una delle due Camere parlamentari, oppure sostituire il voto dei deputati con quello dei loro capogruppo, inventando la categoria dei «rappresentanti dei rappresentanti» dei cittadini.
 Il tutto nella cornice di un gigantesco conflitto di interessi e di una concentrazione di poteri
, politico e mediatico, che non ha eguali nel mondo occidentale.
 Questo è lo scenario nel quale – ricordando il 70° anniversario
di una guerra scatenata dal nazismo e dal fascismo, che con la sua fine
lasciò il posto al ritorno in Europa dei diritti – nel suo bizzarro
idioma, il capo del governo italiano ha detto:
 
 «Chiederò
che i commissari e i portavoce dei commissari che continuano
nell’andazzo di tutti questi anni vengano dimissionati in maniera
definitiva» (con riferimento a quei politici europei che hanno chiesto
spiegazioni in merito ai respingimenti);
 Se l’Unione europea
non imparerà a parlare con una voce sola, infatti, correrà il rischio
di «dare alle opposizioni di ogni paese armi che invece non esistono»;
 Se non sarà ascoltato, Berlusconi minaccia di «bloccare il funzionamento della Ue».
 
 Questi i contenuti e i toni del discorso del presidente del consiglio, che, questa volta, non si limita a commettere gaffe, ma fornisce al mondo l’ennesima prova di una concezione della democrazia del tutto peculiare.
 
 A Danzica, appunto.
 
 Quanto poi alle 10 domande di Repubblica,
il presidente del consiglio afferma che avrebbe risposto, se a farle
fosse stata un’altra testata e non un giornale con «un editore svizzero
e un direttore evasore».
 A parte la considerazione che le domande di
Repubblica sono le stesse poste continuamente dai giornali di (mezzo?)
mondo, invito calorosamente un’altra testata italiana a raccogliere il guanto di sfida.
 Sarà il Giornale di Feltri a pubblicarle, magari per ribadire la propria autonomia decisionale dalla famiglia Berlusconi?
 Nel mio piccolo, intanto, e benché questo non sia un giornale, accolgo l’invito e ripropongo al Cavaliere le fatidiche 10 domande. Chissà che non decida di rispondere…
 
 Leggi le 10 domande di Repubblica.
 
 Le 10 nuove domande di Repubblica:
 
 1)
Quando ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia? Quante volte ha avuto
modo d’incontrarla e dove? Ha frequentato e frequenta altre minorenni?
 2)
Qual è la ragione che l’ha costretta a non dire la verità per due mesi
fornendo quattro versioni diverse per la conoscenza di Noemi?
 3) Non trova grave che lei abbia ricompensato con candidature e promesse di responsabilità le ragazze che la chiamano «papi»?
 4)
Lei si è intrattenuto con una prostituta la notte del 4 novembre 2008 e
sono decine le "squillo", secondo le indagini, condotte nelle sue
residenze. Sapeva fossero prostitute?
 5) È capitato che "voli di
Stato", senza la sua presenza a bordo, abbiano condotto nelle sue
residenze le ospiti delle sue festicciole?
 6) Può dirsi certo che
le sue frequentazioni non abbiano compromesso gli affari di Stato? Può
rassicurare il Paese che nessuna donna, sua ospite, abbia oggi in mano
armi di ricatto?
 7) Le sue condotte sono in contraddizione con le
sue politiche: lei oggi potrebbe ancora partecipare al Family Day o
firmare una legge che punisce il cliente di una prostituta?
 8) Lei
ritiene di potersi ancora candidare alla Presidenza della Repubblica?
E, se lo esclude, ritiene di poter adempiere alla funzione di
presidente del Consiglio?
 9) Lei ha parlato di un «progetto
eversivo» che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler
usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?
 10) Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?
 
 Risponda con tranquillità, signor presidente: non lavoro per Repubblica.
 So che alla domanda numero 10
non intende rispondere neppure se a fargliela sarà un altro giornale.
Pazienza: le domande retoriche non piacciono neppure a me.
 Come cittadino, mi interessano particolarmente la 3, la 5, la 7, la 8 e la 9, piuttosto.
 
 Aspetto fiducioso la sua risposta.


 Nella foto, palle (di cannone).

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