Reato di clandestinità

 
 Hanno introdotto il «reato di clandestinità».
 Se una persona, anche se non ha fatto nulla di male, non ha i documenti in regola non è più una persona: è un clandestino e, come tale, può essere arrestato.
 Questo il significato profondo del «reato di clandestinità». Mai sentito un reato più stupido.
 La Lega festeggia. Bene: il riso fa buon sangue. Stamattina, dal giornalaio, una signora dall’aspetto normale ha comprato Libero e La Padania. Io ho preso il manifesto, chissà se la signora troverebbe normale me.
 Per la prima volta dalla fine del fascismo, in Italia è tornata in vigore una legislazione che preclude il diritto di circolare liberamente, per non parlare dei servizi, a fasce specifiche della popolazione. Non si va contro un’unica etnia, ma si tratta ugualmente di razzismo.
 Invito qualche anima benevola, amante di questo Paese disgraziato, magari una star di Hollywood o qualche altro straniero di "alto lignaggio", a venire in Italia con un permesso turistico e a lasciarlo scadere deliberatamente, per vedere se le forze dell’ordine arresteranno anche loro.
 El Pais, intanto, pubblica un appello di Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio, che invoca l’aiuto dell’Europa per fermare la deriva razzista italiana. Invito a firmarlo sul sito di Micromega.
 Infine, ripubblico (e forse non è neppure la seconda volta) una mia poesia dal titolo – mi sembra giusto – Lo straniero.
 
 Lo straniero
 
 Ragioni non ne avete per fermarmi:
 perché impedirmi il passo?
 o negherete a chi cammina
 di mettere la terra sotto i piedi?
 Esito ancora un poco,
 poi mi decido e varco la frontiera;
 forse per ciò mi verrà meno l’aria?
 O il vostro cibo non mi sazierà la bocca?
 Non è vostra la scelta:
 percorrerò queste strade ordinate,
 fatte di passi, d’asfalto, di case,
 mangerò i piatti della tradizione
 e amerò le vostre donne, alla fine,
 se loro lo vorranno.

 «Di chi sono, domando, queste terre?»
 E di rimando voi mi rispondete:
 le terre sono vostre, e ve le lascio;
 ma di chi è la strada?
 Come puoi dire: «Non è tuo»
 del metro su cui appoggio il passo,
 del sasso dove poso il culo?

 Sono padrone almeno del mio corpo,
 di tutto ciò che abbracciano i miei occhi.
 Mi tiro su dall’erba del giaciglio,
 fresca la mente e tersa
 come i campi gualciti del mattino.

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Una risposta a Reato di clandestinità

  1. vortallow scrive:

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