Alessandro Robecchi: Meritocrazia in mutande

 il manifesto
 Pubblico,
con la cortese autorizzazione dell’autore, un articolo di Alessandro Robecchi pubblicato sul manifesto di oggi (domenica 28 giugno) sulla meritocrazia nel Paese del papi. Qualche piccola riflessione, scherzosa solo nello stile, per il resto molto amara, sulle recenti vicende che hanno avuto per protagonista l’inquilino di Palazzo Chigi (e di Palazzo Grazioli), assolutamente non liquidabili come questioni personali, perché implicano un mercanteggiare continuo (le mie "prestazioni" in cambio di un posto, magari in lista) che non dovrebbe essere accettato in uno Stato che vuole tutti i cittadini uguali, tutti con le stesse opportunità. Lascio la parola a Robecchi.
 
 Voi siete qui – Meritocrazia in mutande
 
 La cosa tragica di Berlusconi è che persino come barzelletta nazionale arriva secondo. D’accordo, il priapismo ultrasettantenne al potere resta esilarante. Ma la vera barzelletta italiana è un’altra. E’ la famosa “meritocrazia”, invocata un giorno sì e l’altro pure. Merito! Merito! Merito! E’ il mantra nazionale, l’inno, la predica quotidiana. Poi, però, all’apparir del vero, cosa sia il merito in questo paese lo si vede al volo. Basta accompagnarsi a papi, andare a una festa, fare la ola, cantare in coro intorno al tavolo da pranzo “meno male che Silvio c’è” per arraffare un posto in tivù, una candidatura (dalle europee al consiglio comunale), un provino, un  affaruccio, un appaltino. Ormai è evidente che sedendosi sulle ginocchia giuste (sempre quelle, peraltro) puoi ambire ad alti incarichi, finanche puoi diventare – come scrivono i giornali – “la lesbica del Grande Fratello”, o ministra,  o meteorina (!), o deputata. E più risulta evidente a tutti che ci si fa strada a colpi di favori, sviolinate, piaggeria, prestazioni hot, leccaculismo, e più aumenta il volume della solfa: merito! Più merito! Viva il merito! Intanto, vedi i telegiornali di papi e scopri la figlia del grande banchiere che passa la linea alla figlia del grande immobiliarista, che passa la linea al figlio del governatore di regione (peraltro indagato per corruzione). Non importa, il ritornello continua: merito! Merito! E poi vedi i giovani imprenditori che si chiamano tutti come i vecchi imprenditori, cioè i papà ricchi, e non è un caso che battono le mani a Silvio proprio mentre indignati urlano: merito! Merito! Che diamine, ci vuole più merito in questo paese! E’ con il merito che ci si fa strada. Se proprio non avete decine di signorine da presentare al presidente, o il papà industriale, o banchiere, o se non siete disposte a venire alla festa in Sardegna, o a smutandarvi a Palazzo Grazioli, o a censurare le notizie sgradite a papi, o a paragonarlo a Catilina, beh, provate con il merito. È l’ultima spiagga, ma chissà, magari funziona!


 Corredo questo post con un’iniziativa sbirciata su Italiani Imbecilli: un gruppo di donne aquilane ha chiesto alle first ladies dei grandi che interverranno al prossimo G8 di restare a casa per protestare contro il sessismo di Berlusconi. Ma credo che le signore non accetteranno, per paura che il Cavaliere troverebbe, per l’occasione, qualche sostituta. Giusto per arricchire il palinsesto della serata…

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