E allora danziamo, come si danza sul ciglio dell’abisso, come si continua a sgambettare quando si è ormai caduti dentro, se non ci s’accorge che già manca la terra sotto i piedi.
Che schifo, Mariastella. Ho visto i tuoi 35 anni, 2 appena più dei miei, e ho pensato a quanto assurdo sia sacrificarli al posto di comando. Tagliare a destra e a manca e dire che s’è fatta la riforma; ma pensa che tripudio, Mariastella! Veder votare «sì» severi senatori – alcuni hanno il doppio dei tuoi anni -: certo non manca un po’ di compiacimento. Mentre la nostra gioventù s’affanna a protestare, a chiedere dialogo, attenzione (hai notato Mariastella? le cose che i ragazzi chiedono agli adulti, né più né meno). Mentre la nostra gioventù legge e rifiuta una riforma che dice meno ore, meno qualità, meno posti di lavoro. Il trionfo del modello privato issato sulle macerie della scuola pubblica! Una solenne presa per il culo, per essere concreti, e forse più per ideologia che per «far cassa».
Così la nostra gioventù si scontra per le strade, percossa appena appena da manganellate vaganti: non c’è bisogno di forzare stavolta. L’aula ha votato, ha deciso. Viva la democrazia rappresentativa! A meno che il movimento studentesco non riesca dove il resto della società talvolta segna il passo: insistere, rifiutare di arrendersi, anche quando i giochi sono fatti.
Che schifo, Mariastella: la tua riforma non la vogliono gli alunni, non la vogliono gl’insegnanti, non la vogliono le famiglie. E quindi è legge dello Stato, perché da giorni il TG5 s’affanna a mostrare i crumiri, i "dissidenti", quei quattro gatti («studenti di centrodestra», si definiscono) che apprezzano le ragioni della riforma e chiedono la fine delle occupazioni. E il TG5 li chiama «maggioranza silenziosa».
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