Manca soltanto la didattica

 
 Manca soltanto la didattica, mi pare.
 Come insegnante, ex studente, cittadino, trovo
sia questo l’aspetto più grave, tanto della "riforma" Gelmini, dove contano soprattutto motivazioni ideologiche ed economiche, quanto delle reazioni risentite di chi non accetta alcuna opposizione alle proprie decisioni. Al di là delle parole del premier sull’uso della polizia contro gli studenti (parole del resto prontamente negate dal Grande Smentitore: «Mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole», ha spiegato dalla Cina, col solito espediente dei media che fraintendono ogni cosa), voler impedire a ogni costo l’espressione del dissenso non costituisce soltanto una prova tecnica di regime, ma anche la realizzazione dell’avviato progetto di lobotomizzazione di massa della società. Da che mondo è mondo, la formazione del pensiero critico, la capacità di lottare per ciò in cui si crede e la ricerca della propria autonomia di giudizio sono obiettivi desiderabili per il percorso di crescita di un alunno, non ostacoli da superare. Il buon "pedagogo" lo sa, l’economista chissà, ma certo non lo ignora il Grande Fratello, il quale capisce bene il valore della protesta e la giudica, coerentemente con i propri fini, pericolosissima. Mentre scrivo queste parole non posso non pensare al tentativo in atto di demonizzare il ’68 e quel Movimento studentesco che, trasformando la scuola, ha reso più libera la società (o almeno ci ha provato). Non posso non pensare alla maniera in cui i media affezionati alla destra stanno trattando la riforma Gelmini (si veda in proposito questo articolo di Vittorio Feltri). Non posso non pensare, e concludo, che questa sera Italia 1 trasmette La Talpa.

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