Su 60 milioni d’italiani si poteva scegliere meglio

 Il cambio della guardia al Castello di PragaIn una vignetta di Vauro si legge che, secondo Eugenio Scalfari, nessuno dei parlamentari della nuova legislatura ha realmente ricevuto il proprio mandato dai cittadini italiani. Nella vignetta, però, un cittadino dice di provare vergogna lo stesso.
 
 Del resto, con 60 milioni d’individui che c’erano a disposizione, è stato eletto Presidente del Consiglio per la terza volta Silvio Berlusconi (è il suo quarto governo, se consideriamo un rimpasto). Perché il Cavaliere non è idoneo a governare il Paese lo sappiamo tutt*: che lo ripetiamo a fa’?
 
 Ministro per i Rapporti con le Regioni è Raffaele Fitto, ex governatore della Regione Puglia. Chi lo conosce ricorda con rimpianto che per quel posto c’erano altri 59 milioni 999 mila 999 cittadini papabili.
 
 Ministro per l’Attuazione del Programma è Gianfranco Rotondi, il che mi fa pensare: perché non scegliere a caso al supermercato? (Fuor di metafora – giacché non è riuscita particolarmente bene – chi rappresenta il signor Rotondi? Qual è il suo merito politico?)
 
 Pubblica amministrazione e Innovazione: Renato Brunetta, scelto per non fare ombra a Berlusconi. (Ok, il fatto che sia basso non significa nulla)
 
 Pari opportunità, Mara Carfagna: per lei, naturalmente, il coronamento di una lunga carriera politica.

 Politiche Comunitarie: Andrea Ronchi (lui l’ha voluto Fini, era una scelta obbligata).
 
 Rapporti con il Parlamento: Elio Vito. (non li conosco tutti, qua non ho nulla da dire)
 
 Riforme per il Federalismo: Umberto Bossi, l’uomo dei 300 mila fucili, che ha deciso di estendere a tutto il Paese le riforme federali di Formigoni, il Lombardo.
 
 Politiche per i Giovani: Giorgia Meloni, nazional-alleata, celebre per aver proposto di cantare l’inno di Mameli a scuola una volta a settimana e per aver… (non lo so, ma sicuramente l’ignoranza è mia)

 La Semplificazione Normativa sarà affidata a Roberto Calderoli, detto il Libico, già autore delPorcellum” e del progetto di riforma costituzionale bocciato con sdegno dalla maggior parte degli italiani con il referendum.
 
 Affari Esteri: Franco Frattini, fine diplomatico, che in qualità di Commissario europeo ha messo all’indice Hamas, complicando la situazione palestinese e, in genere, mediorientale.
 
 Ministro dell’Interno: Roberto Maroni. È bello sapere che la polizia da oggi dipende dalla Lega: grandi feste a Venaus, in Campania e alla Maddalena, in vista del G8.
 
 Alla Giustizia: Angelino Alfano. (non li conosco tutti, qua non ho nulla da dire)

 Economia e Finanze: Giulio Tremonti, l’apprendista stregone, il mago della finanza creativa, l’uomo dei condoni e dell’aumento del debito pubblico. Protezionismo anticinese e liberismo possono convivere? Ce lo dirà l’alfiere della crescita.
 
 Sviluppo Economico: Claudio Scajola (il responsabile del G8 di Genova: a volte ritornano e 9 volte su 10 non li rimpiangevamo).
 
 Istruzione Università e Ricerca: Mariastella Gelmini (si dice che convertirà la scuola – renderà finalmente laiche le scuole private?)
 
 Lavoro Salute e Politiche sociali: Maurizio Sacconi. (non li conosco tutti, qua non ho nulla da dire)
 
 Difesa: Ignazio La Russa (due cose hanno contribuito a sdoganarlo: l’imitazione di Fiorello e il suo doppiaggio in una puntata dei Simpson. Difficilmente riuscirà a essere più guerrafondaio del suo predecessore Parisi, ma i fatti smentiranno anche questa speranza)
 
 Politiche Agricole e Forestali: Luca Zaia (non li conosco tutti, qua non ho nulla da dire)

 Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare: Stefania Prestigiacomo (c’è chi ne parla bene; pare che abbia sottoscritto gli impegni proposti da Legambiente; staremo a vedere; in ogni caso, business e ambiente non vanno sempre d’accordo. Se poi qualcuno s’è fissato con termovalorizzatori e nucleare, a quel punto che importa chi è il Ministro? Deciderà il Consiglio al gran completo…).
 
 Infrastrutture e Trasporti: Altero Matteoli (l’Uomo del Ponte ha detto sì).

 Beni e Attività Culturali: Sandro Bondi (poeta, beccatevi questo).
 
 Alla rabbia che giustamente mi pervade leggendo questi nomi, si aggiunge la scornatura. È nata anche la lista dei ministri del governo ombra di Walter Veltroni (si può fare, no?), cioè l’elenco che mostra che cosa ci siamo persi, visto che non ha vinto il PD (tra l’altro, questa del governo ombra è una trovata geniale, mai tentata prima: credo tra l’altro che «ombra», nel Veneto, indichi il bicchiere di vino, il che darebbe conto di certi vaneggiamenti). Saremmo stati meglio con Fassino agli esteri? Quale sviluppo aveva in mente per noi il proletario Matteo Colaninno? E che sarebbe successo se il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, avesse potuto occuparsi delle Riforme? La verità è che, sì, saremmo stati meglio (ci vuol poco), ma non saremmo stati bene. Caratteristiche personali a parte (il che, in questo caso, è già tanto), dal punto di vista ideologico la grande differenza tra il PDL e il PD è solo una «L».
 


 A chi si chiedesse il perché della foto con i soldati che sfilano, spiegherò che si tratta del cambio della guardia al Castello di Praga. Intendevo illustrare, simbolicamente, il passaggio delle consegne tra il vecchio e il nuovo esecutivo.

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