Uòlter Veltroni nella Divina Commedia

 Da un manifesto per stradaChe nella sua Commedia Dante Alighieri prenda in giro il trasformismo politico, fatto di cambi continui di “pelle” è cosa credibile. Che al Dante pellegrino fossero confidate profezie, fatte da santi e da dannati, è cosa risaputa. Forse, però, non tutti sanno che da alcuni versi del canto XXXIV dell’Inferno è possibile trarre rivelazioni sul PD. Basti rileggere con consapevolezza nuova la descrizione di Lucifero fatta dal Poeta:

 Oh quanto parve a me gran maraviglia
 quand’io vidi tre facce alla sua testa!
 L’una dinanzi, e quella era vermiglia;

                                (Inf. XXXIV, 37-39)
 
 Dante sembra riferirsi all’uso, tipico di molti politici di “cambiare faccia”. Quella «dinanzi» potrebbe rappresentare il passato politico del leader del PD, un tempo (molto tempo fa) aderente al Partito comunista (e quindi rosso, «vermigli[o]»);
 
 
 l’altr’eran due, che s’aggiugníeno a questa
 sovr’esso il mezzo di ciascuna spalla,
 e sé giugníeno al luogo della cresta:
 e la destra parea tra bianca e gialla;

                         (Ivi, vv. 40-43)
 
 Una seconda faccia apparirebbe «bianca», a indicare la componente ex democristiana e oggi allegramente teo-dem presente all’interno del Partito democratico. Il bianco, in realtà, è tendente al giallo e si noterà che Dante affianca, nello stesso verso, i colori della bandiera vaticana. Questa seconda faccia è collocata, opportunamente, sulla destra rispetto alla prima.
 
 la sinistra era tal, quali
 vegnon di là onde ‘l Nilo s’avvalla.

                          (Ivi, vv. 44-45)
 
 Ecco una terza faccia, nera questa volta, come la pelle degli abitanti d’Africa (riferimento evidente alla tematica dell’immigrazione, sebbene possa apparire fuorviante, trattandosi di Uòlter, la mancanza di qualsiasi accenno alla questione rom). Il nero indicherebbe la terza natura del Partito democratico, dal Poeta collocata, irriverentemente, a «sinistra», secondo la tecnica del contrappasso: si tratterebbe della descrizione poetica del tentativo di traghettare la sinistra parlamentare verso una destra liberista e securitaria (si veda, in proposito, al Canto III, la figura di Caronte, il nocchiero infernale, probabile prefigurazione del ruolo di Fassino).
 
 E ancora:
 
 Sotto ciascuna uscivan due grand’ali,
 quanto si convenía a tanto uccello:
 vele di mar non vid’io mai cotali.

                          (Ivi, vv. 46-48)
 
 Le «due grand’ali» lascerebbero pensare ai due partiti da cui nasce il PD (ds e Margherita), mentre non è sicuro il significato fallico della parola «uccello» (l’ipotesi, tra i commentatori moderni,
è stata negata con buone argomentazioni dal Sapegno). Qualora fosse possibile determinare con certezza il significato genitale del verso, esso lascerebbe trasparire l’intenzione di “porlo in quel posto” agli avversari politici o magari (più semplicemente) a tutti i cittadini.
 
 Non avean penne [chiaro riferimento alla passione di Uòlter per gli audiovisivi], ma di vipistrello
 era lor modo; e quelle svolazzava,
 sí che tre venti si movean da ello:
 Montecitorio tutto s’aggelava.

                          (Ivi, vv. 49-52)
 
 Con quest’ultimo verso, che non ha bisogno di glossa, concludo la mia analisi. Non è finita, invece, la descrizione dantesca di Lucifero, ma mi sembra che i riferimenti principali all’odierna situazione politica italiana (e alla figura di Uòlter Veltroni) siano stati analizzati. Vorrei solo concludere – se il navigante ha ancora un attimo di pazienza – con un’ultima notazione: anche il fortunato slogan veltronescoSe pò ffà!») sarebbe stato anticipato dalla penna dell’Alighieri, il quale scriveva, nel Canto
terzo dell’Inferno: «Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole e più non dimandare» (il corsivo è mio).
 
 Fatto, quest’ultimo, che lascia presupporre alcuni riferimenti danteschi anche alla persona di Barack Obama
 

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