Pubblico, come annunciato, alcune riflessioni di Alex Glarey, militante della Sinistra Arcobaleno della Valle d’Aosta, nella speranza (del loro autore, anzitutto) che possano essere utili per costruire al meglio il nuovo progetto politico. Esse saranno rivolte, in primo luogo, a chi sente di farne parte. Per quanto riguarda me, ho espresso più volte il mio punto di vista, in molti casi critico, verso l’esistente (anche a sinistra), ma proprio per questo credo che sia importante confrontarsi tra posizioni diverse. Quelle di Alex, in realtà, mi trovano abbastanza in sintonia. Se, infine, questo spazio potrà dare una mano al dialogo ne sarò, evidentemente, lietissimo.
[NB: mi sono permesso di grassettare qua e là: è un vizio]
Buongiorno a tutt*,
Prima di entrare nel vivo delle prossime campagne elettorali [in Valle d’Aosta non ci sarà il cosiddetto election day: alle politiche di aprile seguiranno, a maggio, le regionali, ndr], vorrei affrontare alcuni argomenti delicati.
Forse ho aspettato troppo – ogni volta c’erano questioni più
importanti: le elezioni a Courmayeur, i referendum, la nascita della
mia piccola Isabeau – ma ritengo comunque opportuno che il progetto
dell’Arcobaleno VdA sia sottoposto a un esame critico prima di affrontare il voto popolare, di modo da riuscire a correggere per tempo eventuali errori e sfruttare al massimo le sue potenzialità.
Naturalmente, la mia è anche un’autocritica, in quanto faccio parte a pieno titolo di questo progetto. Inoltre, confermo che, al di là di tutto, l’Arcobaleno resta l’alternativa migliore, rispetto allo schifo della politica valdostana. In questi anni, noi e solo noi – salvo poche lodevoli eccezioni – abbiamo denunciato la crisi etica, economica, ambientale e sociale della nostra Regione; noi diamo più garanzie rispetto ad altri, sul fatto che, nel caso dovessimo assumere ruoli di responsabilità, ci impegneremo a fondo per cambiare il sistema di potere valdostano e non per gestirlo al posto di altri.
Premetto, infine, che il
soggetto di cui mi accingo a discutere è vecchio di 5 anni e quindi
sono restio ad accettare argomenti del tipo: “siamo solo agli inizi,
diamoci i tempi necessari…”.
Il progetto dell’Arcobaleno nasce da una doppia realtà oggettiva: lo sbarramento ai piccoli partiti previsto dalla legge elettorale regionale e il fatto che in Valle siamo pochi abitanti, dispersi sul territorio; di questi abitanti solo una minoranza è disponibile a fare politica; a volerla fare nell’interesse esclusivo dei cittadini e a difesa dei beni comuni, siamo ancora di meno. Qui da noi, l’unità delle forze che lavorano per l’alternativa dovrebbe essere uno dei valori guida dell’azione politica delle sinistre. E invece siamo restati fermi all’alleanza elettorale o poco più.
L’esperimento del nuovo giornale unico “Informazione – il Giornale dell’Arcobaleno” è stato bloccato dopo un paio di numeri, non per questioni di contenuto ma perché non siamo riusciti a trovare un accordo sulla testata: se doveva essere più visibile “Informazione” o “Arcobaleno”. Non sono ingenuo e riconosco il potere dei simboli, ma continuo ad avere l’impressione che in questo caso la forma sia prevalsa sulla sostanza. Alla fine, l’Arcobaleno VdA si presenterà agli elettori senza un suo giornale e mantenendo, invece, il giornale dei Verdi e quello delle Sinistre: il tutto con grande confusione di chi ci dovrebbe votare e spreco di importanti risorse economiche e intellettuali.
Altro esempio di occasione persa, sono state le elezioni al Comune di Aosta, dove l’Arcobaleno si è presentato diviso. Da notare che purtroppo si è perseverato nell’errore iniziale, dato che il gruppo consiliare ad Aosta agisce come corpo separato rispetto all’Arcobaleno.
Rispetto alle prossime elezioni regionali, complice la permanenza delle tre preferenze, si rischia che ognuna delle sette componenti della lista lavori solo per i propri candidati. Nella migliore delle ipotesi, si assisterà a una polarizzazione tra i Verdi e le componenti di Sinistra dell’Arcobaleno che si sono riorganizzate nella Federazione
valdostana della sinistra e degli ecologisti (PdCI, Sinistra
Alternativa – PRC – Sinistra Europea, Sinistra Democratica).
A questo proposito, evidenzio l’anomalia valdostana che ha ridotto il processo di unificazione avviato dalla costituzione dell’Arcobaleno nazionale in un elemento di confusione, in quanto i Verdi valdostani fanno parte dell’Arcobaleno VdA e non dell’articolazione locale dell’Arcobaleno nazionale, che così qui da noi si riduce a “Cosa rossa”. In questa situazione, gli spazi per candidati che facciano riferimento all’Arcobaleno VdA e non a sue singole componenti, risultano ridotti; un discorso diverso può essere fatto per eventuali personalità della società civile che dovessero candidarsi come indipendenti, resterebbe però la questione del loro livello di condivisione del nostro progetto collettivo.
In questo bilancio di fine quinquennio ricordo, infine, che non siamo riusciti a concretizzare la proposta di tesseramento unitario, che invece avrebbe potuto lanciare un nuovo spirito all’interno della coalizione.
Ma l’argomento che mi sta più a cuore è la questione della partecipazione e della democrazia al nostro interno. Un partito o movimento politico dovrebbe essere uno
spazio pubblico in cui i cittadini interessati ad un certo tipo di
progetto di società possono incontrarsi, confrontarsi e decidere
assieme come promuovere la loro idea comune. Naturalmente, la partecipazione dei militanti e simpatizzanti dovrebbe riuscire a trovare il giusto equilibrio con l’esigenza del gruppo di essere efficace nella propria azione (ad esempio, la capacità di assumere decisioni in tempi brevi).
Vediamo allora cosa dovrebbe affrontare un nostro militante – nel caso più sfortunato un militante della Sinistra Europea – per poter contribuire a una decisione dell’Arcobaleno: partecipare alla riunione di uno dei partiti componenti la SE, partecipare alla riunione di SE, partecipare alla riunione della Federazione della Sinistra, e, finalmente, partecipare alla riunione dell’Arcobaleno. Considerate, inoltre, che un nostro buon militante come minimo partecipa attivamente anche ad un’associazione o a un comitato… Chi può resistere a tutto questo? Ce la fa chi ha tempo, soldi, non ha una famiglia e abita ad Aosta… E le donne, i precari, quelli delle valli laterali, e gli altri?
Certo, mi si può rispondere che ogni colore dell’Arcobaleno potrebbe riunirsi preventivamente, dare gli indirizzi ai propri rappresentanti, secondo un modello decisionale di tipo federale.
Ma in questo modo per prendere una decisone ci si mette un mese oppure
ci si accontenta di deleghe in bianco… e poi non si metterebbe sullo
stesso piano il militante Arcobaleno e quello che appartiene anche ad altri gruppi. Ha ragione il grande vecchio Ingrao, non ha nessun senso continuare a creare nuovi raggruppamenti senza superare quelli originari!
L’antidoto a tutto questo è dare un forte impulso alla costituzione dell’Arcobaleno VdA come soggetto politico unitario. Questo vuol dire mettersi in gioco, portare le proprie posizioni in un confronto più esteso,
mettendo in conto che magari non passeranno e che si potrà anche essere
minoranza all’interno del gruppo, influenzandone comunque l’agire. Ma
la politica non è questo? O forse, è continuare a frazionarsi
all’infinito, per creare un gruppo in cui tutti la pensano allo stesso
modo senza sfumature? Riconosco le differenze tra noi e il PD, ma non quelle tra di noi, uomini e donne dell’Arcobaleno.
Chiudo con un esempio del nostro modo attuale di agire: le candidature per le prossime elezioni politiche. Come abbiamo deciso la riconferma di Nicco e Perrin? Come intendiamo gestire la loro proposta di larghe intese e la loro deriva comunitarista (rappresentanti della Valle d’Aosta e non di un progetto politico)? Si badi che non sono contrario a priori a una loro candidatura, ma ritengo opportuno che se ne discuta in maniera ampia e che si discuta, soprattutto, di quali saranno i loro rapporti con la coalizione elettorale, una volta eletti. Per essere chiaro, non mi interessa contribuire a mandare qualcuno a Roma, se poi non posso ragionare con lui, in maniera collettiva, su cosa debba fare in Parlamento. Né, tanto meno, mi interessano accoppiate pasticciate come Perron o Nicco.
Direi
che per ora può bastare, chi volesse condividere le mie preoccupazioni
o offrire nuovi spunti di riflessione è il benvenuto.
Un caro saluto e buone resistenze